Sicilia terra bruciata



Vincenzo Maimone
Sicilia terra bruciata
Frilli
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Dalle ceneri una fiamma sarà risvegliata
Lo sapevate che la cenere della legna ha moltissimi usi pratici, alcuni addirittura impensabili? Non vi dico la sorpresa quando l’ho scoperto perché, ma colpa mia che incollo significati dove non ce ne sono, ero convinto che fosse un buon simbolo per rappresentare la delusione.
Serve per pulire l’acciaio inox, l’argenteria e le lavagne. Inoltre, è ottima per arricchire il compost ma è anche un fertilizzante naturale che allontana le lumache. In inverno può essere utile per accelerare lo scioglimento del ghiaccio e della neve ed è un ingrediente fondamentale per la preparazione della melassa d’uva.
Tranquilli, non voglio trasformare Milano Nera in un sito da includere nella hot list degli amanti de “i consigli della nonna”, noi ci si occupa di letteratura gialla e noir, quindi non siamo nemmeno adatti per trasmettere saggezza e praticità di un tempo.
Dicevo della delusione. Innamorato com’ero di una immagine poetica del fuoco che scalda e consuma, ma che appiccica un ricordo malinconico per il passato, per quello che è stato e per quello che poteva essere, è stato un bel colpo scoprire che con le mie idee si possono, al limite, scrivere brutte introduzioni per gli articoli.
Ancora una cosa, poi la smetto.
Nell’elenco ho dimenticato di scrivere che la cenere è la base della lisciva e, se aggiungete un po’ d’olio, del sapone. Quindi, anziché fare quelli profondi come il mare e restare mesti osservando la delusione, usatela per fare pulizia del passato, di ciò che è stato e che poteva essere.
Insomma, pulite e vendicatevi… ma solo quando è il caso.
In Sicilia terra bruciata di Vincenzo Maimone, la cenere non manca.
Sospesa tra l’indolenza e la decadenza, Acireale diventa il teatro di una serie di delitti avviata con la morte violenta di Orlando Roncisvalle, un pensionato atletico quanto arzillo, con un nome evocativo. Come nell’incubo di ogni inquirente, le indagini brancolano nel buio e si aggiungono intimidazioni e attentati di stampo mafioso ai politici locali. Il commissario Costante e il professore Serravalle dovranno indagare e scoprire il filo rosso che unisce una serie di omicidi cruenti.
Dopo La variabile costante, Sicilia terra bruciata segna il ritorno della coppia Costante-Serravalle. La “sicilianità” del romanzo è assicurata non solo dalla presenza del dialetto e dalla descrizione sociale e politica di Acireale, una realtà che sembra avere voltato le spalle alla bellezza, ma anche dalla capacità dell’autore di rappresentare la profondità psicologica dei personaggi e dare voce ai pregi e alle contraddizioni di una città barocca rinchiusa tra l’Etna e lo Jonio.
Da leggere, soprattutto perché se anche voi avete avuto un certo tipo di esperienze non vi sentirete troppo “strani” quando vi accorgerete di fare il tifo per l’assassino.
Se vi capita, mi raccomando, non ditelo in giro.

Mirko Giacchetti

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