Solo il tempo di morire



Paolo Roversi
Solo il tempo di morire
Marsilio
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La travolgente e sanguinosa epopea della mala milanese nel “romanzo criminale” della metropoli lombarda

In questa città nessuno comanda davvero. Nessuno ha il potere. Solo piccole porzioni, come cani rabbiosi che si contendono la stessa carogna

Con “Solo il tempo di morire” Roversi completa il dittico della Città Rossa, iniziato con Milano Criminale,raccontando i 12 anni che hanno visto Milano ai piedi dei capi della Mala Milanese.
Un romanzo che pur rispettando,doverosamente, i fatti di cronaca, va al di là delle notizie da prima pagina, delle foto sui giornali e racconta la storia dei personaggi che hanno fatto per anni il bello e il cattivo tempo sotto la Madonnina e di chi si è trovato a doverli combattere.
Una storia nera, che parla della lotta di tre banditi e delle loro bande per spartirsi il potere, la droga e le bische e i bordelli  di una  Milano in vendita al più forte  e del poliziotto che li deve combattere.
Una Milano che c’è stata,non così lontana da non essere ricordata da molti; una storia recente, raccontata però in un romanzo
non in un saggio o in una cronistoria,e quindi con la libertà di riempire con la fantasia dell’autore, o con i ” si suppone” circolati all’epoca, le parti dove la cronaca non è arrivata. Ne esce un libro dalla struttura snella e agile, veloce grazie anche ai brevi capitoli che danno ritmo all’alternarsi e all’intrecciarsi delle varie storie. Non solo Milano comunque, certo la città è protagonista, ma la storia dell’Italia di quegli anni fa capolino qua e là tra le pagine, perché il quadro sia completo, ma senza inutili indugi in qualcosa che è noto a tutti e che risulterebbe superfluo approfondire in questa storia. Tassello dopo tassello, pagina dopo pagina, si assiste alla crescita e alla progressiva caduta di questi personaggi che l’autore riesce a descrivere con il grande merito di non indulgere mai in giudizi. Perché Roversi ci racconta una storia e lo fa bene.

Cristina Aicardi

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