Stieg e io



Eva Gabrielsson
Stieg e io
marsilio
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Avviso importante per tutti i fan di Larsson. Se cercate notizie, curiosità o aneddoti sul creatore della Saga Millennium, li troverete. Ma attenzione, quella raccontata da Eva Gabrielsson in Stieg e io è molto di più: è la storia di un amore, un diario dei trentadue anni passati insieme a Larsson, il racconto di una reciprocità completa e totale che arriva all’osmosi.

“A un certo punto Lisabeth interrompe una conversazione con Mikael Blomkvist dicendo: ” Ci penserò su”. La prima volta che ho letto questa frase sono scoppiata a ridere: era quello che dicevo ogni volta che io e Stieg non eravamo d’accordo su qualcosa e non riuscivamo a trovare una soluzione perché io mi rifiutavo di di accettare il suo punto di vista. Significava che era arrivato il momento di cambiare argomento.(..) a questo segnale uno dei due si alzava e andava a preparare il caffè, e un attimo dopo facevamo la pace”.

Si dice che dietro a un grande uomo, ci sia una grande donna, in realtà Eva è la grande donna che è stata accanto allo scrittore svedese per più di trent’anni: un’architetto, attivista e combattiva, leale e idealista, colta e testarda (a lei si deve la traduzione in svedese de “La svastica sul sole” di Philip K. Dick). Eva, è l’unica custode morale del lavoro di Larsson, per lei i volumi della trilogia Millennium sono lo specchio di una vita e di un amore condivisi, ma anche l’incarnazione di momenti terribili, prima di tutte la morte prematura del compagno, avvenuta il 9 novembre 2004.

Eva snocciola, pagina dopo pagina il vero Larsson: il giornalista, l’autodidatta dalla cultura immensa ed eclettica, il militane, il femminista (per usa stessa definizione). Stieg e io è un memoir che, attraverso i ricordi e le passioni condivise dalla coppia, guida il lettore nella serie Millennium. Una serie che, “senza le lotte e l’impegno di Stieg, non sarebbe mai esistita: lui ne era il cuore, il cervello, i muscoli”. Millennum, che attraverso le parole di Eva, può essere riletta come una metafora della lotta individuale e continua per la morale e la giustizia, valori per i quali il giornalista e lo scrittore si è sempre battuto. Stieg “raccontava la Svezia per come la vedeva, con i suoi scandali, l’oppressione delle donne, gli amici che amava ai quali voleva rendere omaggio, Granada che ci stava tanto a cuore. Si serviva di ogni piccolo dettaglio e aveva una memoria di elefante, visto che archiviava nella testa e nel computer”.

Quel computer (che è di proprietà del giornale Expo) che è al centro del “mistero Larsson” e che contiene tutti gli articoli di Stieg, le sue inchieste, la sua corrispondenza con Searchlight, i nomi degli informatori e anche il quarto volume di Millennium. Una bozza titolata “La vendetta divina” che consta più di duecento pagine, ma Eva non vuole svelarne la trama; si sa solo che Lisbeth si libererà dei suoi fantasmi e dei suoi nemici e ogni volta che si vendicherà cancella il tatuaggio relativo a chi le ha fatto del male fisico o psichico.

Nel 2005, insieme al suo avvocato, Eva ha sottoposto alla famiglia Larsson e a Norsteds (l’editore svedese che ha pubblicato la trilogia) la proposta di affidare a lei la gestione dei diritti morali sull’opera di Stieg. Una soluzione che l’avrebbe autorizzata legalmente a terminare il quarto tomo, ma i Larsson hanno rifiutato. Anche perché la legge svedese non tutela i conviventi: uno dei due perde tutto nel caso in cui l’altro viene a mancare. “Io non permetterò mai che un ghostwriter scriva il quarto volume di Millennium, un editor, per quanto bravo, non avrebbe lo stesso senso dell’umorismo e la stessa sensibilità di Stieg. Si tratterebbe soltanto una brutta copia e una questione di soldi”. E continua: “Non voglio che il suo nome non sia altro che un marchio, che le sue lotte e suoi ideali siano insudiciati e sfruttati. So come reagirebbe Stieg se si trovasse in una situazione simile: si batterebbe”. Ed è quello che, anche grazie a questo libro – che non avrebbe mai voluto scrivere perché parla anche della sua vita senza di lui- sta facendo Eva Gabrielsson.

Francesca Colletti

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