Storia terribile delle bambine di Marsala – Antonio Pagliaro

Antonio Pagliaro
Storia terribile delle bambine di Marsala.
Zolfo Editore

Marsala, 1971. Tre bambine scompaiono nel breve tragitto casa-scuola. Verranno rinvenute cadavere molti giorni dopo, per caso o, forse, perché qualcuno voleva che i corpi fossero trovati in quel preciso momento.
Chi ha più di cinquant’anni avrà sentito parlare del caso delle sorelline Ninfa e Virginia Marchese e della loro amica Antonella Valenti, un caso di cronaca che tende banco sulle prime pagine dei quotidiani per molte settimane.
Tre scolare delle elementari alle quali una sorte particolarmente maligna ha riservato una morte straziante: una storia di degrado socioculturale e morale, accaduta nella città dei Mille, il cui iter giudiziario si è trascinato per quindici anni, fino al 1986, con la condanna in Cassazione dell’uomo che le aveva rapite e poi lasciate morire senza uno straccio di movente credibile perché, stando alle perizie medico-legali, quello sessuale era privo di fondamento.
Michele Vinci, il “mostro”, forse del tutto mostro non era dal momento che la sua completa responsabilità nel triplice omicidio, nonostante anni di indagini e due distinti processi, non è mai stata chiarita fino in fondo, come non è stata chiarita la sua capacità di intendere e di volere. Solo una cosa, nel corso di quello che all’epoca venne definito “il processo del secolo”, è apparsa chiara: che l’uomo “debole di mente” non poteva aver fatto tutto da solo.
Senza dubbio Vinci è stato il rapitore delle bambine, ma le ombre su di lui, sulla sua personalità incompleta e immatura, sul suo entourage familiare, non si sono mai dissolte, anzi, semmai si sono fatte più fitte a mano a mano le indagini procedevano.
Chi era veramente quell’uomo? Ha agito di propria iniziativa e solo per assecondare una pulsione sessuale incontenibile quanto ambigua? Perché, potendolo fare, non ha cercato salvare almeno le bambine più piccole, rapite e lasciate morire d’inedia dopo un ‘interminabile agonia?
La vicenda in sé è agghiacciante nella sua lineare semplicità. Stando alla sentenza definitiva, una bambina di dodici anni è oggetto delle pulsioni sessuali represse dello zio acquisito, un adulto con lo sviluppo mentale di un bambino di cinque anni. In realtà c’è sicuramente molto di più dietro alle apparenze. Forse la piccola Antonella è stata lo strumento di una vendetta trasversale nella quale lo zio avrebbe avuto il ruolo di esercutore del sequestro. O, invece, dietro all’intera vicenda ci sarebbe stato un complotto di famiglia.
Nel 1971 la Sicilia gronda sangue per le molte vittime dei corleonesi che si danno da fare come matti per affermare la propria superiorità sulle altre cosche. Una Sicilia piena di morti ammazzati che tuttavia nega ostinatamente l’esistenza di un’organizzazione criminale chiamata mafia.
A indagare sono personaggi destinati a essere uccisi a loro volta uno dopo l’altro, nel giro di pochissimi anni: il giudice Terranova, il piemme Ciaccio Montalto, il generale Dalla Chiesa, Paolo Borsellino, il colonnello Varisco, tanto per fare pochi nomi. Sono tutti eccellenti investigatori, eppure nessuno di loro riuscirà a capire e a dimostrare più di quello che era apparso fin dal primo momento: lo zio pedofilo reo confesso, invaghito della nipotina, la rapisce prendendo anche le sue piccole amiche. Una storia di ordinario squallore, una storia buia e crudele, perfetta per un legal thriller rigorosamente reale, senza la minima concessione alla fiction. Un vero e proprio dossier giudiziario, però fondato sulla narrazione avvincente del romanzo di qualità, pieno di colpi di scena e di tensione, a tratti perfino ansiogeno anche se l’epilogo, scontato, appartiene alla cronaca giudiziaria. Una storia brutale nella quale torti e ragioni si confondono nell’impietoso ritratto di una società senza prospettive di riscatto e di evoluzione.
Questo libro, che contestualizza perfettamente il crimine inserendolo nei fatti più salienti dell’epoca, fra ricordi sportivi, cronache rosa ed eventi catastrofici, letteralmente si divora non solo per la vicenda giudiziaria in sé, che tiene avvinto il lettore fino all’ultima parola, ma anche per il contesto storico che è molto più che semplice ambientazione, perché all’episodio fanno eco le precise puntualizzazioni dell’autore sugli avvenimenti di quegli anni. Questo libro è un vero gioiello.

Adele Marini

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