Tana liberi tutti



Enzo Restivo
Tana liberi tutti
Laruffa
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Ambientazione: tardo autunno a Santa Maria Capua Vetere.
Genere: Giallo italiano.
Autore Enzo Restivo, avvocato di professione con la penna nel cuore che, al suo primo romanzo gli ha regalato subito il Premio inediti NottiNere 2015.
Suo protagonista, che per la prima volta calca le scene italiane: Maresciallo dei carabinieri Corrado Salamone, al comando della locale sezione, sposato con Cecilia bionda, belloccia e a cui tiene, ma afflitto da una suocera ancora in tiro, fisicamente ben portante ma minorenne nel cervello che ama i fustacchioni e li mantiene o quasi.
Caratteristiche intellettuali di Salamone: pungente ironia, forma mentis aperta.
Caratteristiche fisiche: pizzetto nero, grosso di corporatura o meglio decisamente ben portante, ma con lieve accenno di pancetta che suggerirebbe una dieta prenatalizia. Irrinunciabile spalla di Salamone – che deve barcamenarsi tra il nordico biondastro Capitano Rocchetta e il sostituto procuratore Enrico Maria Sassi – è l’impavido (si fa per dire) Appuntato Tarantino.
Corrado Salamone vive con la moglie in una ridente villetta di un complesso condominiale un tantino snob, ama svisceratamente il suo lavoro e si considera un esperto dell’anticrimine, tanto da ignorare le quotidiane prepotenze dei superiori e sopportare la noia e le rogne quotidiane che tutti gli appioppano. Fino al giorno in cui il suo superiore, il capitano Rocchetta, gli affida il caso di uno strano omicidio commesso in Tribunale dove, nel seminterrato in mezzo alle scartoffie di un archivio, viene scoperto il cadavere di una giovane donna, Ilaria Benvenuto, scelta come giudice popolare per un difficile caso da giudicare in Corte d’Assise. Si scoprirà presto che quell’archivio nascondeva starni rigiri e fungeva da alcova per mini orge private. Salamone si ritrova incastrato fino al collo in un’indagine dove praticamente niente è come pare, costretto a giostrare tra cosche camorriste, strambi magistrati e alternative abitudini sessuali. Si ipotizzano persino pratiche di bondage, con face book a far da gabbia e tramite. Ma insomma chi poteva volere la morte di Ilaria Benvenuto? Questo è un omicidio con pochi indizi veri e pochi potenziali colpevoli. Bisogna frugare più lontano. Però Salamone indaga, porta pazienza e segue caparbiamente ogni esile pista fino a portarci al pirotecnico colpo di scena finale. Poi, purtroppo, come capita sempre e ohimè sempre sarà, qualcuno ai piani alti si attribuisce il merito di un’indagine di successo e riveste senza vergogna le altrui penne di pavone.

Patrizia Debicke

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