Il tempio maledetto



Fabio Sorrentino
Il tempio maledetto
Newton Compton
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Un thriller archeologico avvincente con, indispensabile, un tesoro di inestimabile valore, una trama coinvolgente, con gli intrighi che si snodano uno dopo l’altro fino all’ultima pagina. Trama coinvolgente dicevo, veloce e non scontata, soprattutto nelle parti dove la storia si sposa maggiormente con la narrazione. E la leggenda, si sa, fa da padrona spingendo a sognare. Ora però torniamo al romanzo.
Siamo a Marmarica e corre l’anno 74 d.C. Una centuria di legionari romani, su ordine di Tito Flavio Vespasiano, avanza da giorni nello sconfinata e desertica pianura tra Egitto e Libia, con per obiettivo ritrovare un antico tempio sahariano dedicato al Dio Amon, dentro il quale sarebbe nascosto da secoli un tesoro leggendario…
Turchia, 1985. Lungo le coste del Chersoneso Tracico, lo studioso greco Yoannis Travlos, ha riportato alla luce con una fortunata campagna di scavi i resti dell’antica città di Lisimachia. Due settimane dopo, alle prime luci dell’alba, Travlos partito segretamente con due collaboratori e diretto al suo vero obiettivo, una bassa collina a diversi chilometri di distanza dalla concessione di scavo autorizzata dal Ministero locale, verrà arrestato dalla polizia.
Napoli, 2013. L’archeologo Robert Ferrazzi, depresso da anni e sotto choc “alcol emico” da una settimana per l’improvvisa morte per infarto a 48 anni dell’archeologo egiziano Alziwa Hossein, sovrintendente alle Antichità del Museo del Cairo e suo fraterno amico, riceve l’inaspettata visita della bella Melanie Scott Forster, unica figlia di Andrew Cameron.
Andrew Cameron, è il titolare della Tiart, compagnia archeologica di cacciatori di tesori per cui Ferrazzi lavorava, prima di tirarsi indietro distrutto dalla perdita di Helene, la donna amata, e accettare l’incarico di responsabile della Sala romana ed egizia del Museo Archeologico di Napoli.
Melanie Scott Forser non crede che Alziwa Hossein sia morto per infarto, ma  sospetta che sia stato assassinato. Spiega che Alziwa e suo padre stavano lavorando insieme segretamente al recentissimo e straordinario ritrovamento del tempio egizio di Amon, avvenuto durante le trivellazioni fatte della Gazprom nel Sahara. E visto che suo padre è misteriosamente scomparso da giorni, dopo un’ultima strana telefonata da Beirut, è sicura che ci sia un collegamento tra la sua sparizione e la morte di Alziwa Hossein.
In virtù della vecchia amicizia con l’archeologo egiziano, riesce a tirar fuori Ferrazzi dalla sua crisi esistenziale, convincendolo ad aiutarla.
Scoprono insieme che Cameron a Roma, sotto falso nome, aveva incontrato Alziwa Hossein e che aveva depositato nel caveau di una banca svizzera di Zurigo un misterioso biglietto con un’autorizzazione di scavo in Turchia datato 1985… Evidentemente Andrew Cameron, rendendosi conto di essere in pericolo, ha lasciato dietro di sé delle tracce, una miriade di tasselli che sembrano delineare un messaggio in codice e anche Alziwa Hossein per parte sua aveva messo qualcosa di importante al sicuro. Mentre Melanie Scott Foster parte per Beirut, dove suo padre è scomparso, Robert Ferrazzi va in Egitto per ricostruire gli ultimi giorni di vita dell’amico con l’aiuto del fratello.
Antichi papiri rivelatori, preziosi reperti archeologici che rimandano a gloriose epoche di conquiste macedoni, pericolose avventure, complicati rebus, mafiosi internazionali e ben calibrate ricostruzioni ambientali sono le principali caratteristiche di un romanzo molto scorrevole da leggere.

 

Patrizia Debicke

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