Trappola per volpi



Fabrizio Silei
Trappola per volpi
Giunti
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Per catturare una volpe, bisogna ragionare da volpe. In questo caso l’animale da stanare è l’assassino di una giovane donna, moglie di un Senatore vicinissimo al Duce. Siamo nell’Italia del 1936 e delitti e suicidi non possono né devono trovare spazio sui giornali. Casi come questi devono essere chiusi il più in fretta possibile. E senza urtare la “sensibilità” delle alte sfere. Sarà anche per questo che a condurre le indagini viene chiamato un vicecommissario che a primo impatto, sembra “un ragazzino appena uscito dall’università!”. Ma Vitaliano Draghi, oltre a conoscere i propri limiti, sa bene quanto sia franoso il terreno in cui è costretto a muoversi. Per questo decide di tornare alla casa paterna, nelle campagne del Chianti in cui è cresciuto, per chiedere aiuto a Pietro. Per molti un semplice contadino, reduce di guerra. Per lui più di un amico, un vero mentore, tanto da chiamarlo affettuosamente il mio vecchio: un uomo dotato di un intuito fuori dal comune e di una perspicacia che “no, non era solo intelligenza, era qualcosa di più che non si poteva spiegare a parole”.
Allo stesso modo anche Trappola per volpi,  il romanzo di Fabrizio Silei, è molto più di un giallo. È innanzitutto il racconto di un’amicizia autentica, immune dai classismi dell’epoca, che si fomenta silenziosamente di ammirazione reciproca e senso di gratitudine.
È romanzo di formazione: inizialmente insicuro e spaventato, pagina dopo pagina il “fagianino” Vitaliano, soprannome datogli da Pietro, cresce e acquisisce maggiore sicurezza in sé, in campo lavorativo ma anche a livello sentimentale. Tanto che “quel giovane vicecommissario, che gli dava ordini, non somigliava più al balbettante ragazzo che aveva incontrato la prima volta, aveva un atteggiamento risoluto, quasi volitivo”.
È commedia umana: un campionario di fragilità e resilienze in cui si riflettono le contraddizioni dell’epoca e del regime, abilmente ritratte dall’autore con sferzante ironia. Basti citare il maestro Cerpinica e l’aneddoto sui “figli di Troia” per comprendere quanto nella totalità del racconto niente risulti superfluo: anche i personaggi di contorno hanno una propria ragione d’essere ben definita, che emerge con una certa evidenza.
E tra le righe “Trappola per Volpi” finisce anche per essere un riuscito inno al valore umano e morale: un patrimonio che, come denota il personaggio di Pietro, non conosce status sociale, né colore politico.

Giulio Oliani

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