Laura Marshall – Tre piccole bugie



Laura Marshall
Laura Marshall
Piemme
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Leggendo questo ottimo romanzo della Marshall non si deve commettere l’errore di attendersi un giallo tradizionale, infatti Tre piccole bugie è prima di tutto un thriller dell’animo umano, una riflessione sull’inafferrabilità del reale perfino da parte di chi lo vive in prima persona.
Ellen, giovane giornalista free lance di musica classica, è alla disperata ricerca della sua coinquilina Sasha, amica del cuore e partecipe di tutti i suoi segreti, scomparsa all’improvviso. Le due sono state testimoni dieci anni prima in un processo per stupro contro David Monkton, fidanzato della loro amica Karina, che affermava di essere stata violentata da lui. Il giovane viene condannato ma, pochi giorni dopo che la sua condanna è finita, Sasha scompare. Ellen teme che Daniel si sia vendicato dell’amica che ha testimoniato contro di lui, così si mette alla ricerca di tutti coloro che potrebbero aiutarla a ritrovare Sasha. Ritorna nella casa di Daniel, dai suoi genitori, una coppia di musicisti, colti e anticonformisti, da cui Ellen, proveniente da una famiglia modesta di operai, è sempre stata affascinata.
L’impatto con un passato che credeva ormai alle spalle la riporta ai mesi precedenti lo stupro e fa riaffiorare emozioni e sentimenti fino allora sopiti. Nonostante l’impegno di Ellen nella ricerca, Sasha non viene ritrovata, fino a quando…
Lasciamo al lettore il seguito della vicenda, ricco di calibrati e spiazzanti colpi di scena. Il romanzo della Marshall ci presenta dei personaggi tridimensionali, in continua evoluzione, che il passaggio da una focalizzazione all’altra rende sempre più complessi ed enigmatici: infatti sono molteplici le voci narranti, Ellen, Olivia madre di Daniel, Karina, come pure molteplici sono i piani temporali. La verità riguardo un avvenimento, come quella riguardo un personaggio, è continuamente fluida, quando ci pare di aver compreso la ragione di un fatto o di un comportamento, poche pagine dopo ritroviamo di nuovo tutto in discussione.
Questo ci permette di essere coinvolti nella narrazione, prendendo le parti ora dell’uno ora dell’altro personaggio. Su tutti, è facile affezionarsi ad Ellen, così fragile e umana, così sincera ed emotiva, così simile a ciascuno di noi. Non meno ben rappresentato è il personaggio di Olivia, la madre di Daniel, famosa cantante lirica e matriarca, illusa e delusa nel suo progetto di costruire una grande e allargata famiglia, anticonformista e dalle porte sempre aperte.
Non meno interessante è la tematica sociale presente nelle pagine del romanzo, raffigurata nel conflitto fra la fascinazione di Ellen per un mondo colto, benestante, senza remore formali e il grigiore della sua famiglia d’origine, i cui unici interessi sono i talk show televisivi e il lindore della casa. Man mano procede nella sua presa di coscienza della realtà, però, Ellen coglie quelle che all’inizio sono solo incrinature di un mondo ideale, come i tappeti e i divani pieni di macchie di sporcizia di casa Monkton e l’eccessiva propensione della famiglia all’ebbrezza alcolica, ma poi diventano frane che faranno crollare la famiglia perfetta, esistente solo nei sogni dell’ingenua Ellen. Forse è un po’ troppo moralistica la condanna di questa famiglia così particolare e sopra le righe, ma nulla toglie a un’opera ben scritta, avvincente e originale. .

Donatella Brusati

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