Tutto il nero dell’Italia



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Tutto il nero dell’Italia
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A me piacciono i racconti, mi piacciono tanto. Partono e arrivano forte. Se scritti bene bruciano con quell’impeto di fiamma tipico degli svedesi che uso per accendermi il toscano. Mi sono interrogato diverse volte riguardo i motivi secondo i quali i racconti non funzionano secondo gli editori. O meglio, è difficile che un editore pubblichi una raccolta di racconti. Piuttosto un’antologia ma una raccolta di un unico autore è davvero difficile. (Pensavo infatti, a questo proposito, di pubblicare una raccolta di miei racconti con diversi pseudonimi). Il racconto dovrebbe essere la forma letteraria più apprezzata in questo mondo frammentato, veloce, dove la gente legge in metropolitana tra una fermata e l’altra. Un mondo fatto di piccoli spazi, dove il desiderio più comune è quello dell’immediatezza, delle piccole urgenze. Invece no, pare proprio di no. Troppa fatica persino quella di ricalarsi nei personaggi, di ricominciare da capo tutte le volte, a immaginare i volti, le figure, le situazioni.

Nel romanzo la fatica è una sola: iniziale e definitiva. Quest’anno per me l’estate invece è stata “quella dei racconti noir”: Anime Nere, Delitti in provincia, Il ritorno del Duca… Autori eccellenti, bei racconti che mi hanno divertito, angosciato, irritato, confuso, eccitato. Sempre, in un modo o nell’altro, colpito. Quando mi è capitato tra le mani “Tutto il nero dell’Italia” (edizioni NoUbs, a cura di Chiara Bertazzoni, collana “le Api” diretta da Mauro Smocovich, prefatto da Valerio Varesi con postfazione di Riccardo Strada) non avevo una gran voglia di leggerlo. Perché forse, quest’estate maledetta e bagnata, avevo letto troppi racconti noir, e perché “Tutto il nero dell’Italia” mi era stato presentato come un’antologia di esordienti dai quali temevo di essere, in parte, deluso. Ma avrei dovuto presentarlo a Fidenza al Caffé Primo Piano della Mondadori. Il 31 agosto. “c’è la prefazione di Valerio Varesi…” mi sono detto “… e un saluto affettuoso di Sergio Altieri” mi sono aggiunto “qualcosa di buono ci sarà”… E così me lo sono letto. Mi sono avventurato in queste 20 regioni d’Italia. (Fabio Mazzoni per la Val D’Aosta, J.P.Rossano per il Piemonte, Matteo Fraccaro per la Lombardia, Renzo Saffi per il Trentino Alto Adige, Elena Vesnaver per il Friuli Venezia Giulia, Matteo Scandolin per il Veneto, M. Merisi per la Liguria, Marinella Lombardi per l’Emilia Romagna, Simone Togneri per la Toscana, Lorella Natalizi per l’Umbria, Paolo Agaraff per le Marche, Silvia Pantaleo per il Lazio, Igor De Amicis per l’Abruzzo, Mirco Cantoro per il Molise, Valerio Lucarelli per la Campania, Stefano Santarsiere per la Basilicata, Fernando Fazzari per la Calabria, Domenico Mortellaro per la Puglia, Davide Cammarone per la Sicilia e Gianni Tetti per la Sardegna). E’ stata così una gran bella sorpresa. Un viaggio eccellente e davvero coinvolgente. Tutti scrittori che hanno nel loro sentire la letteratura e la voglia di praticarla. Altro che esordienti. Difficile stabilire una differenza di qualità tra le loro scritture. Succede esattamente come quando si vogliono confrontare le lasagne alle orecchiette con le cime di rapa. Ogni sapore ha una storia profonda. E la forza di questa antologia è propria quella delle differenze della sua qualità. E’ la storia di un paese con tutte le sue diversità ancora una volta meglio raccontate dai narratori piuttosto che dai giornalisti con le loro penne intrappolate dai loro giornali padroni, organi di partito piuttosto che di regime. Ma che sempre campane stonate rimangono. Questi autori invece “inventano il vero” con precisione e giustizia. Con puntualità e capacità. Scavano nel profondo dell’anima nera dell’Italia come solo la letteratura sa fare. E nient’altro.
Non mi resta che fare i complimenti alla Bertazzoni e ai suoi autori. Anche se probabilmente, e questo va detto, si sarebbero meritati una confezione e una grafica più dignitosa.

andrea villani

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