Un caffè alle mandorle



Massimiliano Nardi
Un caffè alle mandorle
Neri Pozza
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Alla fine del 1978 il capitano dei carabinieri Gianni Perego, originario del Pavese, viene trasferito a Palermo. Una grande opportunità per la propria carriera, anche se la moglie Anna, incinta, non la vede esattamente così. Per il capitano è una vera impresa ambientarsi nel capoluogo siciliano, ma in suo soccorso arriva il brigadiere Lo Porto, che lo guida alla conoscenza della città, dei suoi quartieri e dei modi di dire tipici. Non può mancare l’iniziazione di Perego alla cucina locale, apprezzata sin da subito. Il capitano capisce presto che a Palermo è in atto una guerra intestina di mafia, che vede contrapposta l’ala “moderata”, costituita dai criminali vecchio stampo, ai feroci e sanguinari corleonesi, guidati da Riina e Provenzano. Oltre a uccidersi fra loro, i rappresentanti di Cosa Nostra colpiscono i servitori dello Stato più esposti e più pericolosi . Il culmine è raggiunto dall’assassinio del commissario Boris Giuliano, poliziotto integerrimo e scomodo. Perego ne rimane sconvolto, anche la nascita della figlia Elena a Pavia sembra portargli un po’ di letizia. In seguito a un’operazione condotta in maniera non del tutto ortodossa, il capitano viene trasferito prima a Roma e poi proprio a Pavia: qui si mette sulle tracce dell’ambiguo faccendiere Michele Sindona, nel quale si era già imbattuto durante la permanenza in Sicilia.
Un caffè alle mandorle è un romanzo scritto da un autore che ha deciso di usare un nom de plume per celare la sua vera identità. Ai fatti realmente accaduti s’intrecciano le vicende lavorative e personali del protagonista, che si trova spesso coinvolto in azioni estremamente rischiose. Perego non arretra di un passo e ciò, insieme a una relazione sentimentale “impropria”, lo porta ad allontanarsi sempre più dalla moglie. Neppure il trasferimento a Pavia agevola un loro riavvicinamento, anche se al capitano resta comunque l’amore, ampiamente corrisposto, per la figlia. Il romanzo può considerarsi diviso in due parti. Nella prima, più interessante, il protagonista entra in contatto con la realtà siciliana e, in particolare, palermitana. Nei locali più eleganti e alla moda della città non è raro imbattersi in criminali latitanti che non fanno alcunché per nascondersi, anzi. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80, la cronaca è costellata di cadaveri “eccellenti”, cui la guerra di mafia contribuisce in maniera determinante. La seconda parte del romanzo vede il capitano Perego alle prese con l’inafferrabile Sindona e con le trame massoniche di cui sono protagonisti personaggi quali l’Ammiraglio, l’Avvocato e il Presidente, tutti referenti del faccendiere siculo. Il quale, come noto, sarà destinato a fare una brutta e misteriosa fine nel carcere di Voghera con un caffè alle mandorle

Massimo Ricciuti

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