Un lampo nell’ombra



Sergio Rossi
Un lampo nell’ombra
Feltrinelli
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Una rapida digressione nella narrativa per adolescenti, motivato dall’attrazione che ripongo verso le storie che hanno come sfondo la mia città adottiva, Bologna. Siamo agli inizi del secolo scorso.L’Italia letteraria è in fibrillazione per la sua ultima avanguardia letteraria degna di esportazione, il futurismo, e si scopre terreno fertile per le utopie politiche che in quella stagione lasceranno più di un segno nello scacchiere mondiale. Il giovane Enea Rossetti, da poco trasferito da Roma per prendere servizio nella Regia Polizia Scientifica, avrà il suo battesimo di fuoco in un’indagine che lo avvicinerà a persone appartenenti ai più svariati ceti sociali: conoscerà una contessa a cui nessuno sembra resistere, sin troppo dedita al volontariato per non destare sospetti, si imbatterà in un colto libraio grande conoscitore delle vicende del luogo a e frequenterà, sotto mentite spoglie, altolocati collegiali spagnoli, inclini a passare il tempo tra chiacchiere in osteria e partite di calcio. E molti altri ancora. Motivo scatenante della giostra delle inchiesta è l’uccisione di un poliziotto che era sulle tracce di un potenziale attentato di matrice anarchica. Ritrovandosi catapultato fuori dalla sua realtà e dalla cupola protettiva materna, Enea avrà occasione per rafforzare le opinioni sulle proprie capacità, come persona e come poliziotto. Avrà anche l’opportunità di confrontarsi con persone che fanno loro la passione per il disegno, come lui, e coltivare l’ambizione, poi ricambiata, di incontrare l’amore per la prima volta nella sua vita. Più in generale, di crescere. Sceneggiatura piacevole per il pubblico di riferimento. Il ventaglio di personaggi di diversa estrazione dà l’opportunità al giovane lettore di avere un quadro completo della situazione sociale dell’epoca. Una qualità fra tutte, forse tesa al limite: il volere unire all’avventura la rappresentazione del quadro storico in cui si dipana il tutto. Scelta che, come anticipato, appare portata all’eccesso per misura e presenza nel narrato. Vero che il fine di un libro per ragazzi è anche quello didattico, ma credo che l’infarcimento di informazioni abbia rallentato il disbrigo dell’intreccio, già piuttosto fitto. L’impressione che si ha infatti, con l’avanzare della lettura, è che la non bolognesità del protagonista sia un artificio che lo scrittore ha studiato per spiegare al lettore le peculiarità della città, dei suoi palazzi e di ciò che le ha dato lustro. Anche gli altri personaggi, per estrazione sociale differenti da Enea, nei dialoghi sembrano assurgere al ruolo di insegnanti; chi per ruolo naturale, i suoi superiori diretti, chi per voglia di condividere i propri interessi letterari e accademici, come l’amata Conchita. Terminato l’inframmezzo nei romanzi per ragazzi, fino al prossimo scenario bolognese, ho appreso anche io qualche informazione sulla mia città di cui non ero a conoscenza e per questo, va bene così.

Francesco Ravioli

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