Una brava ragazza



Mary Kubica
Una brava ragazza
Newton Compton
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Romanzo d’esordio di Mary Kubica, Una brava ragazza è un thriller psicologico di sicuro impatto. La trama è semplice e lineare anche se non mancano i colpi di scena, ma a rendere particolarmente interessante la lettura sono la struttura del romanzo e le voci che lo raccontano. Mia Dennet, ribelle e indipendente, ha 24 anni, insegna arte in una scuola superiore alternativa e proviene da una ricca famiglia di Chicago. I rapporti con il padre-padrone e la sorella sono pessimi, la madre troppo debole e succube del marito per appoggiare e sostenere le scelte di vita della figlia minore. Mia è soddisfatta del suo lavoro, stimata dai colleghi e dai pochi, fidati amici che frequenta. Una brava ragazza. Una sera, però, si lascia sedurre da uno sconosciuto incontrato in un bar che, al termine della serata, la rapisce. Dovrebbe consegnarla al mandante del rapimento, ma all’ultimo momento decide di tirarsi indietro per un rigurgito di coscienza e fuggire con lei per nascondersi in un isolato capanno nei boschi del Minnesota. Dopo poche pagine si scopre immediatamente che Mia è stata liberata, ma il suo ritorno alla vita di tutti i giorni è complicato dalla perdita della memoria che le impedisce di ricordare quanto sia realmente accaduto durante i mesi di prigionia. Tutti gli eventi, sono raccontati tenendo come punto di riferimento il giorno del suo rilascio, dividendo la narrazione in “prima “ e “dopo”. Il racconto si sviluppa su questa particolare alternanza temporale ed è affidato direttamente alle voci dei protagonisti. Voci che raccontano e si raccontano in prima persona. Mia, sua madre Eve, il rapitore Colin e il detective della polizia di Chicago Gabe Hoffman. La lettura è intrigante, crea attesa nel lettore e, alla fine di ogni capitolo, si volta pagina con la curiosità di scoprire se sarà un “prima “ o un “dopo” e a quale voce sarà affidata la narrazione. In prima battuta, i diversi punti di vista e i differenti orizzonti temporali, possono disorientare e creare un po’ di confusione, ma a poco a poco i pezzi del puzzle vanno a combaciare e il quadro narrativo si delinea in modo perfetto. Complice anche la tensione che tiene sulle corde e rimane alta fino all’inevitabile colpo di scena finale.

Ferdinando Pastori

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