Una ragazza cattiva



Alberto Beruffi
Una ragazza cattiva
Newton Compton
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Una ragazza cattiva
Quando il passato colpisce ferocemente
Giulia è una giovane donna che proviene da una buona famiglia e che fa la cameriera in un autogrill per scelta personale. Un giorno qualunque viene ritrovata assassinata. Strangolata con una corda di chitarra. Accanto a lei un jukebox in miniatura che diffonde una melodia inquietante e che sembra far sorridere la ragazza la cui bocca, in realtà, è stata sigillata con la colla con gli angoli in su, in un ghigno spaventoso. La scena del crimine è terrificante e gli inquirenti ne sono colpiti. Perché Giulia è stata uccisa così barbaramente e con una messinscena di una tale drammaticità?
L’ispettore Marco Pioggia e la criminologa Lara Tarantino iniziano a farsi un’idea ben precisa e puntano su un killer che ha probabilmente qualcosa a che fare con la scia di sangue che ha colpito negli anni Ottanta un noto collegio della zona, ormai chiuso da tempo. Le indagini proseguono serrata ma il killer sembra più veloce di loro e sempre un passo avanti fino a che a dare man forte ai due investigatori arriva Mattia Manfredi, musicista dal passato oscuro e che pensa di aver capito cosa lega la scia di delitti al vecchio collegio.
Una ragazza cattiva ha due registri ben precisi e paralleli che lo rendono un thriller unico nel suo genere. Da una parte la narrazione è attuale, ricca di particolari da giallo moderno, con la costruzione dei personaggi principali che segue molto le attitudini dei protagonisti letterari del poliziesco contemporaneo. Dall’altra, l’autore è profondamente innamorato della più riuscita cinematografia degli anni Ottanta, sia italiana che internazionale e usa questo suo background per costruirci attorno un giallo al cardiopalma dove il lettore non deve affatto e non solo concentrarsi sulla trama ma esplorare con lui le infinite declinazioni della mente dell’assassino che mutano, cambiano rotta o si adeguano a seconda dello svilupparsi degli eventi.
Alberto Beruffi, allora, non va letto come un semplice scrittore di genere ma come un regista underground, uno sperimentatore della paura, che distilla in pagine ben scritte ma audaci. Il risultato è un thriller che si divora letteralmente, come qualcosa che può scomparire da un momento all’altro o che può annichilirsi sotto gli occhi dello stesso lettore.

Antonia del Sambro

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