Via Crudes



loriano macchiavelli
Via Crudes
perdisa
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La verità è sempre la stessa, come mi insegnò un caro amico, un buon libro, o un buon film, si misura sempre al momento del risveglio. Se ti alzi al mattino e ti torna subito in mente quella storia significa che, quella storia, ha fatto centro. Mi è capitato con questo piccolo gioiello, per Perdisa Editore, di Loriano Macchiavelli: Via Crudes, romanzo impossibile in 13 stazioni. Il racconto narra di un pellegrino errante, forse un clerico vagante in cammino verso la conoscenza, alla ricerca di risposte sulla Pietra di Bologna, Aelia Laelia Crispis, e la città perduta. Diverse tappe, stazioni, magia, mistero e avventura. Una favola vera e propria se si intende la Favola nel modo più rispettoso, e unico, con il quale si può intendere questo preciso codice di narrazione. C’è la storia del Medio Evo dalla quale trapela un sentimento di recupero e di rispetto nei confronti di un periodo di solito bistrattato da storici e narratori. Le citazioni e i riferimenti letterari si sprecano, indice di un background che caratterizza l’autore. Numerosi i riferimenti mitologici e filosofici, dalla Tentazione alla Scelta, senza impantanarsi in una troppo semplice, e retta, demarcazione tra il concetto di Bene e quello di Male. C’è l’amara consapevolezza di quanto poco è servito lo studio della storia ma anche di quanto, invece, possa essere utile la contemplazione dell’Arte. La Via Crudes di Macchiavelli è una specie di Via Crucis, laica, che percorre 13, anziché 14, stazioni. Quasi che l’autore abbia voluto comunicare la sua modestia, ma con piglio quasi sarcastico. Rappresenta la storia del dolore dell’Uomo e non quella di Cristo. Lo stile è perfetto, un piccolo manuale di scrittura creativa a bassissimo costo dove Macchiavelli sembra concentrare tutto ciò che avrebbe voluto raccontarci nei suoi precedenti romanzi ma che, per motivi, credo, non artistici quanto piuttosto editoriali, non è riuscito ad esprimere e che, per quanto mi riguarda, ho già adottato come la risposta emiliana, quindi anche più schietta e pragmatica, al Siddharta di Herman Hesse.
(Andrea Villani)

Un viandante percorre le terre della Valmarecchia, il tratto appenninico compreso tra Marche, Toscana, Romagna e San Marino, alla volta di Bologna, la “città nascosta”.

Sul suo tragitto, il pellegrino avrà modo di imbattersi nelle situazioni più disparate e impensabili, compiendo una sorta di “via crucis” che non tiene conto del tempo e dello spazio, di ciò che è tangibile e di ciò che non ha forma.

Ogni tappa racchiude un mistero, un enigma, un pericolo potenziale o reale, fantastico o concreto.

Un viaggio nell’orrore della storia antica e moderna, nel mistero, nella tradizione popolare, nel mito.

Un tragitto descritto con parole sulfuree e ambientazioni spiazzanti, che lasciano il commentatore nell’impossibilità di esprimere un giudizio che non risenta del senso di inadeguatezza che, inevitabilmente, lo pervade, rischiando di condizionarlo.

Non è mai facile rapportarsi allo scritto di un Maestro.
(Massimo Rainer)

andrea villani e massimo rainer

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