Jussi Adler-Olsen – Vittima 2117



Jussi Adler-Olsen
Jussi Adler-Olsen
Marsilio
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Confesso di aver conosciuto le imprese della sezione Q di Copenaghen attraverso la lettura dell’ultimo romanzo di Jussi Adler-Olsen. La sezione Q è la risposta europea ai Cold Case americani, un gruppo eterogeneo ma affiatato di poliziotti che, guidato dal bonario Carl MØrk risolve i casi rimasti irrisolti negli schedari della polizia, riuscendo sempre a portare alla luce verità sommerse e assassini convinti di averla fatta franca. Questa volta però, in Vittima numero 2117, sarà coinvolto il giovane Assad, l’uomo di fiducia del commissario.
Tutto prende inizio dal ritrovamento, dopo un naufragio di profughi mediorientali lungo le coste dell’isola di Cipro, del cadavere dell’anziana Lely, una donna a cui molti personaggi del romanzo sono legati da affetto e riconoscenza. Dietro al suo cadavere, si muoveranno spietati terroristi, servizi segreti e, ovviamente, il gruppo della sezione Q, che sarà costretto a uscire dai patri confini per mettere fine a una minaccia senza precedenti. Ma anche per i membri rimasti a Copenaghen la situazione non sarà meno angosciosa, perché dovranno sventare a loro volta il progetto di strage di un giovane hikikomori danese.
Ne mette parecchia di carne al fuoco Jussi Adler-Olsen, ma sa governare con perizia e abilità l’intera vicenda, spostandoci da un piano all’altro della storia, in un tour adrenalinico che non lascia al lettore una pausa di respiro. I cattivi sono davvero cattivi, quasi diabolici, ritratti nella loro efferata crudeltà e spietatezza e questo ci invoglia a parteggiare con entusiasmo alla difficile impresa dei buoni per annullare i loro piani catastrofici. Ė un thriller tutto d’azione, Vittima numero 2117, che privilegia la tensione narrativa alla consueta denuncia sociale caratteristica del giallo nordico. Privilegia, ma non dimentica di evidenziare l’indifferenza educativa di troppi genitori, che tendono a relegare a uno Stato sociale ancor efficiente perfino l’educazione dei propri figli.
Risulta stridente e ben delineato il contrasto tra la disperazione e la crudeltà in cui si muovono i profughi, abbandonati in una sorta di infernali gironi danteschi, e il placido benessere della società nordeuropea, benessere dietro cui si cela però una non meno infernale follia e una solitaria disperazione. Sarà facile al lettore affezionarsi ai “buoni” della sezione Q, rappresentanti di quel pezzetto di umanità che, pur con tutte le sue fragilità, continua a lottare e a sacrificarsi per il trionfo della giustizia.

Donatella Brusati

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