WW (DiRottamenti) – Soltanto mariti

Magari non tutti i racconti sono usciti allo stesso modo. Magari alcune donne descritte sono troppo brave, troppo coraggiose, troppo come dovremmo essere. Però è bellissimo questo nuovo libro di Ángeles Mastretta, Mariti.

L’autrice, che è anche una giornalista, è conosciuta soprattutto per il romanzo Donne dagli occhi grandi. Ma già il suo primo libro, Strappami la vita, del 1985, era stato tradotto in 15 lingue. Qui, in una serie di ritratti di uomini e donne, alcuni dei quali divertenti, commoventi e indimenticabili, traccia un vero percorso non soltanto attraverso i rapporti matrimoniali, ma anche nelle relazioni tra amiche, sorelle, avversarie, figli e figlie.

Certo, il mondo che racconta è quello messicano: la Mastretta è nata a Puebla nel 1949 e vive da tempo a Città del Messico. Quindi si spera che da noi certi eccessi di violenza maschile e sottomissione femminile siano da tempo scomparsi.

Però sono straordinarie queste donne che sopportano mariti ubriaconi, traditori e scansafatiche e tirano su nidiate di figli, come pure queste ragazze di buona famiglia che, dopo il classico matrimonio borghese e l’atrettanto classico abbandono per una venticinquenne o giù di lui, ritrovano il loro orgoglio, tirano fuori le unghie e si ricostruiscono una vita.

Forse il libro andrebbe letto più dagli uomini che dalle donne: noi queste storie le conosciamo. Noi le abbiamo sentite raccontare. Ma Ángeles Mastretta ce le racconta con tutta la maestria, il vigore e la poesia delle grandi scrittrici latinoamericane. Regalandoci alcune battute che forse si potrebbero mandare a memoria.

Come la risposta di Luz alla cognata che si indignava perché al funerale del marito si era presentata in lacrime anche l’amante e accendeva ceri: «se non ho fatto uno scandalo quando era vivo, non lo farò certo ora che è morto e non è più né mio né suo. Che differenza fa? Accenda pure quello che vuole. In fondo, da un pezzo l’incenso era affar suo, per me non era più un dio».

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Una risposta, doverosa, ai tanti curiosi che hanno scritto per chiedere: “Perché WW?”

Di seguito, la spiegazione fornita proprio da Valeria Palumbo alcuni mesi fa, nel corso della presentazione di questa interessante rubrica.

Perché sta ovviamente per “white” e “women”, perché è due volte evviva, perché è “water”, acqua, e “why”, perché. Un po’ per ironia: si è sempre parlato delle donne come del secondo sesso: alla misoginia della vecchia cultura (ma quanti giovani la condividono!) noi rispondiamo non solo con i numeri. Ma soprattutto con una valanga di idee, testimonianze. E provocazioni.

Infine WW, sta per W Winnemucca e si riferisce a Sarah Winnemucca, la prima scrittrice “pellerossa” in lingua inglese, una donna coraggiosa e intelligente che visse tra due culture, si batté per i diritti della sua gente. Morì, forse, sconfitta, ma non dimenticata.

valeria palumbo

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