WW (DiRottamenti) – Un’epoque non cos Belle

Lo ammetto: c’ una certa invidia. Per quei cappelloni, per quegli abiti, per quelle scollature perlacee. I ritratti femminili della Belle Epoque mi piacciono da matti. E fra l’altro, durante la Belle Epoque si ritrassero quasi solo donne. Come se all’improvviso gli uomini si fossero annoiati di se stessi, delle verzure, delle scene di battaglia e delle marine, e avessero deciso di dipingere (ma anche di cantare in versi e prosa, di fissare nelle pubblicit e di riprendere nei primi film muti) quasi solo donne. Non che prima nell’arte e nella letteratura non ci fossero state. Ma adesso erano ovunque. Lo dimostra una mostra imperdibile e ahim scomoda per gran parte degli italiani: La Belle Epoque, aperta fino al 13 luglio al Palazzo Roverella di Rovigo. Chi non potesse spingersi fino al Polesine pu per cercare il catalogo, edito da Silvana Editoriale e curato da Francesca Cagianelli e Dario Matteoni.

I nomi degli artisti sono ormai noti: Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis, Oscar Ghiglia, Plinio Nomellini, Vittorio Matteo Corcos… o almeno chi non li conosce a memoria avr senz’altro visto una delle loro dame col cappellino a fiori, lo sguardo distratto o malizioso, i guanti, i fiocchi, gli ombrellini… un mondo di donne apparentemente sole, sicuramente sfaccendate, al massimo impegnate in una passeggiata o in una lettura. interessante osservare come l’arte fissi per sempre i caratteri di un periodo: la Belle Epoque, conclusasi tragicamente con la Prima guerra mondiale, stata tutt’altro che una svagata camminata in giardino, alle corse dei cavalli, nel parco. Ci sono state guerre, coloniali e non, proteste delle donne per ottenere il diritto al voto, ribellioni dei lavoratori per avere un trattamento pi umano, ci sono state cannonate (a Milano, nel 1898) contro la gente che chiedeva pane. C’ stato un paesaggio che mutava all’incalzare dell’industria, citt che si gonfiavano a dismisura all’avanzare dei contadini.

Eppure dai quadri, ecco l, solo signore di buona famiglia e bambini ben vestiti, e balie e case bellissime e silenziose in parchi altrettanto bellissimi e silenziosi. La Belle Epoque si raccontata cos e non detto che noi, con la tv, ci stiamo raccontando meglio. In fondo la scelta di rappresentare le donne era centratissima: erano loro le nuove protagoniste della storia. E poi la differenza c’: prendete al volo un manifesto pubblicitario di Marcello Dudovich o Leopoldo Metlicovitz e paragonatelo a uno di oggi. Forse non sentirete proprio nostalgia, ma un pizzico di rimpianto s, per una bellezza perduta. Per quei silenzi che si intuiscono. Per quegli abiti magnifici. E i cappelli, ah i cappelli delle signore…

Valeria Palumbo e la rubrica WW augurano a tutti i lettori di MilanoNera una felice Pasqua. Il prossimo appuntamento per il 3 aprile, non mancate!

valeria palumbo

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