Intervista a Tim Baker, autore de ” Il lungo sonno ( tradotto da Stefano Bortolussi) finalista del New Blood Dagger Award 2016 assegnato dalla Crime Writers Association
Tim Baker sarà tra gli ospiti del NebbiaGialla Suzzara Noir Festival, dal 3 al 5 febbraio
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Nel tuo romanzo “Il lungo sonno” tutto gira intorno alla città di Los Angeles, una specie di Centro dell’inferno in cui i protagonisti vengono continuamente trascinati.Hai un legame speciale con questa città?
Andai per la prima volta a Los Angeles nel 2010 per ritirare un premio per la sceneggiatura dai produttori Guild of America, presso i Fox Studios e così fui immediatamente catapultato nella parte “holliwoodiana” della città.
Devo dire che fu divertente.
Credevo avrei odiato Los Angeles a causa delle auto e del traffico, invece la città mi sorprese. E’ circondata dal verde, dalla natura ed è culturalmente molto variegata. Mi ha ricordato due città che amo molto: la mia, Sydney e Città del Messico.
Los Angeles è una città ” stregata” dove sono successe un sacco di cose tremende.
Ho passatto molto tempo passeggiando la sera tra i diversi quartieri e l’atmosfera che respiravo era ansiogena e inquietante.
Durante il giorno, invece, L.A. è sfacciata e appariscente. Anche di notte ha una sua bellezza, ma manca di sicurezza di sè. E’ una città che ha paura del buio e, forse proprio per questo, è lo scenario ideale per un noir.
A parte la mia esperienza personale, L.A. ha sempre esercitato un grande fascino su di me attraverso il cinema e la letteratura, specialmente noir.
Quando penso a LA mi vengono in mente le storie di Chandler ( Philip Marlowe), di Michael Connelly ( Harry Bosch) e i film come Viale del Tramonto e Chinatown.
Credo che Stefano Bertolussi, il mio bravissimo traduttore, abbia fatto un lavoro eccellente catturando questa atmosfera unica.
Io parlo francese, spagnolo e leggo l’italiano, e lo spirito noir è lì, reso benissimo.
Quali sono stati i film o i romanzi che ti hanno ispirato per questo libro?
Sebbene conoscessi i romanzi di Chandler e di James Ellroy, il libro che ha influenzato la caratterizzazione del personaggio di Nick Alston, l’investigatore privato del libro, è stato “Bersaglio mobile” di Ross MacDonald ( che è diventato anche un film “Detective’s story” interpretato da Paul Newman.)
Comunque, lo spirito de il lungo sonno è stato influenzato da molti film, in particolare da Le catene della colpa, uno dei più grandi film noir, come anche da Chinatown e Il grande sonno per quando riguarda la complessità della trama e l’ambiguità morale dei personaggi. Senza un attimo di tregua di John Boorman è stato invece molto importante dal punto di vista stilistico.
Molti ritengono che l’assassinio di Kennedy sia stato l’inizio della fine della speranza per un’America più giusta, sei d’accordo?
Concordo per diversi motivi.
Prima di tutto, qualsiasi cosa si pensi della politica di Kennedy, è indubbio che simbolizzasse il cambiamento a favore di una generazione più giovane. Rappresentava la rottura con il passato.
Non dimenticate che i suoi tre predecessori, Roosevelt, Truman e Eisenhower erano uomini già in là con gli anni e, Roosevelt e Eisenhower, anche molto malati.
L’ironia della cosa è però che anche Kennedy era molto malato e assumeva steroidi e farmaci pericolosi e illegali per calmare i dolori.
Con la sua morte, si è tornati ai “vecchi” come Johnson, Nixon, Reagan e Bush.
Altra cosa ancora più imporrante è che sono convinto che Kennedy non avrebbe coinvolto gli Stati Uniti in una guerra totale con il Vietnam.
Nei loro stati, Texas e California, i presidenti Johnson e Nixon avevano invece importanti legami con l’industria degli armamenti.
Per concludere, credo che la morte di Kennedy sia stata il frutto di una cospirazione e le forze e i poteri che stavano dietro a questo complotto crebbero dopo la sua morte, incoraggiati dal successo ottenuto.
Penso che la morte di Kennedy abbia cambiato in modo negativo il corso della storia dell’America.
Pensi ci sia ancora qualcosa che non sappiamo sulla morte di Kennedy? E se sì, lo sapremo mai?
Non sapremo mai con certezza se ci sia stata o no una cospirazione dietro la morte di Kennedy; però quello che sicuramente sappiamo è che ci fu un complotto per insabbiare le informazioni dopo la sua morte.
Per esempio, la Commissione Warren, che indagava sull’omicidio, era composta da alleati di Johnson, nessuno di Kennedy, anzi, molti dei componenti erano suoi nemici politici.
E poi, perchè furono distrutti i documenti relativi alla carriera militare di Lee Harvey Osawald! Direi che è alquanto strano…
Grazie alla riapertura del caso nel 1976-1977 da parte del Congresso, sappiamo che ci fu una collaborazione tra la Cia e il crimine organizzato, che la Cia riuscì a infiltrarsi nelle indagini del Congresso e che l’ FBI stava tenendo segretamente sotto controllo Kennedy e i suoi alleati. Sono convinto però che non sapremo mai tutto.
Come ti è venuta l’idea di parlare di quell’omicidio attraverso un’altra storia parallela di rapimento?
Quando ero bambino, in Australia, ci furono diversi casi famosi di rapimento che spaventavano i bambini, specialmente uno che accadde non lontano da dove abitavo. Per un bambino questi sequestri rappresentavano sia la perdita di innocenza che la sorprendente scoperta delle idee di pericolo e morte.
Quando sono diventato padre, mi sono ricordato di questi avvenimenti e ho cominciato a prendere informazioni sui rapimenti famosi: il figlio di Charles Lindbergh, il primo uomo a sorvolare l’Atlantico nel 1932, il rapimento a Roma nel ’73 del nipote di J.Paul Getty, l’uomo più ricco al mondo. Il rapimento nel ’74 di Patty Hurst, la nipote del magnate dei media William Randolph Hurst ( il “Berlusconi” d’America e il riferimento per il personaggio “Citizen Cane”).
Ho iniziato a riflettere sul fatto che persino gli uomini più famosi e potenti al mondo non potevano protegge i loro famigliari. E ho visto parallelismi con Jfk: l’America, la più potente nazione al mondo non era in grado di proteggere il proprio leader.
E poi naturalmente, vivendo nel sud della Francia, conoscevo le storie di ricchi italiani che si sono trasferiti qua negli anni ’70 perché lo consideravano più sicuro. Ho pensato anche alla storia di Aldo Moro.
La sensazione di sentirsi al sicuro è un lusso e ne Il lungo sonno nessuno è al sicuro.
La maggior parte della storia è ambientata a Los Angeles nel 1960 e a Dallas nel 1963, nel periodo in cui la minaccia di una guerra nucleare era molto molto reale.
Il tuo romanzo è solo un’altra ipotesi di complotto o una ricerca di redenzione? E se è così, per chi? Per te o per il tuo pubblico?
Direi che il mio romanzo è sostanzialmente la storia di tre uomini che hanno ricevuto colpi durissimi dalla vita.
Il killer, Hastings, ha perso la sua giovane moglie in circostanze scioccanti. L’investigatore privato, Nick Alston, è pieno di rabbia e rancore dovuti all’omicidio del fratello. Il figlio di Nick,Lewis, ha sofferto tutta la vita a causa della reputazione del padre. I tre uomini reagiscono alla loro sofferenza con dolore, disperazione e desiderio di vendetta.
La donna che li unisce, l’unico personaggio che appare in tutte e tre le storie, Betty Bannister, ha sofferto ancora più di tutti loro, ma invece di abbandonarsi al rancore e all’amarezza, cerca di rendere il mondo un posto migliore salvando vite innocenti.
E’ la sua influenza che piano piano cambia i tre uomini. In questo senso sì, la storia parla di redenzione.
Ma è anche una storia che parla dell’impossibilità di conoscere veramente e fino in fondo il cuore delle persone che ami, tuo padre, tuo fratello, tua moglie.
E questo è il “noir”, l’oscurità creata dallo sconosciuto e dall’incomprensibile, e la consapevolezza di dover imparare a convivere con questa oscurità.
Cosa pensi delle teorie del complotto? Che ruolo hanno i media?
Alcune teorie del complotto nascono quando le informazioni sono limitate e la gente cerca disperatamente di trovare una spiegazione a certi avvenimenti scioccanti. L’assassinio di Kennedy è un ottimo esempio.
Ma altre teorie, come per esempio quella sull’attacco alle Torri Gemelle, sono create ad arte per colpire alcuni gruppi. Queste sono teorie del complotto montate appositamente per diffondere odio razziale.
Poi abbiamo l’attuale fenomeno delle ” notizie false”, come abbiamo recentemente visto durante la campagna elettorale americana. Notizie diffuse prevalentemente tramite i social. E’ una vera e propria forma di propaganda e disinformazione, come già successo durante la Guerra Fredda. Mi sorprende venga rifatta.
Il libro si occupa molto di ” grandi poteri”. Pensi che siano ancora così potenti come in passato?
Decisamente! Ne Il lungo sonno, il rapimento avviene a Los Angeles nel 1960 e l’omicidio Kennedy a Dallas nel 1963, ma c’è anche una terza storia, riguardante il figlio di Lewis, ambientata a Dallas nel 2014. Ed è proprio nella parte contemporanea della storia quella in cui tratto uno degli argomenti principali del libro: le stesse forze che uccisero Kennedy sono state responsabili della crisi finanziaria del 2008.
In altre parole, il successo ottenuto con l’omicidio Kennedy, permise a questi poteri ( petrolio, armamenti, banche, intelligence e crimine organizzato) di crescere e prosperare.
Dopo la morte di Kennedy ci fu il boom di contratti per armamenti, il mercato della droga crebbe, aumentarono le operazioni di intelligence non autorizzate, le irregolarità bancarie e la cattiva gestione finanziaria.
Il lungo sonno suggerisce che l’audacia e l’arroganza dell’atto di uccidere il presidente permisero a queste forze occulte di aprire il Vaso di Pandora.
Se queste forze sono ancora potenti? Tutto ciò che si deve fare per avere una risposta è guardare i presidenti di Russia e America, pensare alla crisi finanziaria del 2008, al Millennium Bug di internet del 2000, al Black Monday delle borse del 1987 e alla crisi del petrolio degli anni ’70.
Tutto quello che dovete fare è guardare il resoconto del vostro conto corrente a fine mese.
Sì, sono ancora più potenti di allora.
Se potesse scegliere, quale personaggio principale vorrebbe essere? Hastings, Alston padre or Alston figlio, o sceglierebbe piuttosto Betty Bannister?
A causa delle sofferenze che patiscono, direi che non sceglierei nessuno, ma non mi dispiacerebbe passare del tempo con Betty Bannister. E’ intelligente, bella e fa un eccellente cocktail Garibaldi!
Qual è la tua definizione di “noir” ?
Noir è un tipo di esistenzialismo romantico. E’ come una finestra che ti permette di guardare all’esterno, ma allo stesso tempo riflette la tua immagine.
Noir è l’accettazione della desolazione delle peggiori parti della natura umana, ma anche il rifiuto di arrendersi. La voglia di cambiare in meglio le cose anche se è praticamente impossibile.
Noir è allo stesso tempo semplicità e complessità. E’ la fatica di cercare di opporsi al male e, pur sapendo che non vincerai mai, continuare a provarci.
E’ il mito di Sisifo che incontra il mito di Prometeo
Leggi Noir? Se sì, cosa?
Sto leggendo molto ” noir mediterraneo” al momento e adoro i personaggi e le ambientazioni di Carlotto ( Marco Buratti ” Il maestro di nodi“) di Jean Claude Izzo ( Fabio Montale ” Casino Totale” ) e Manuel Vasquez Montalban ( Pepe Carvalho ” I mari del sud“).
Grazie a Tim Baker e appuntamento per il 4 febbraio a Suzzara per il NebbiaGialla
Il lungo sonno, la recensione di Milanonera
http://www.milanonera.com/il-lungo-sonno/