Valerio Caprara:e la paura
Che cos’è la paura, o la SUA paura?
Su cosa sia la paura devono ovviamente esprimersi i filosofi, trattandosi di un meccanismo attivo nella specie dell’Homo Sapiens sino da quando ha preso il sopravvento sulla Terra. Se l’impulso più forte della mente dell’uomo primitivo era, infatti, quello di prestare la massima attenzione a tutto ciò che poteva costituire un pericolo, ancora oggi l’istinto di sopravvivenza, sia pure evoluto e rielaborato, persegue l’identico obiettivo. Tutte le paure, peraltro, confluiscono sempre in quella massima & definitiva, la paura della morte che non si limita a funzionare come strumento di autodifesa biologica, ma finisce inevitabilmente per costituire un fondamento dell’essere, qualcosa di più profondo che chiama in causa anche il rapporto con l’Assoluto: “temo la morte quindi esisto”.
PS La mia paura principale s’è sempre identificata in quella tramandata dallo Zeno Cosini del capolavoro sveviano, l’ipocondria che induce a credere di ritrovarsi addosso i sintomi di tutte le malattie possibili e immaginabili. In età avanzata, purtroppo, sento farsi strada una sua variante particolarmente angosciosa: la paura di stare per provare paura.
La paura nelle varie forme d’arte può essere considerata catartica? E se sì, lo è più per il fruitore o per l’autore?
La tendenza degli artisti –pittori, scrittori, cineasti- a esaltare i valori emozionali, a indagare la vita anche nei suoi lati più oscuri, trova nel corso dei secoli svariate manifestazioni. In particolare tra il Settecento e l’Ottocento alcuni di loro (ad esempio Fussli, Goya, Blake) spiccano, nel panorama internazionale, per la produzione di opere che affrontano in maniera del tutto inedita tali tematiche. La predilezione per le scene notturne, il tema dei sogni, della magia, delle forze occulte spinge fino alla visualizzazione dell’orrore in linea con il potenziamento assoluto dell’immaginazione, simbolo dell’ingegno romantico. Un memorabile scorcio di questo sterminato e composito regesto ce l’offre, per esempio, Baudelaire con la poesia LesPhares-inclusa nella prima edizione dei Fleursdu Mal- che seleziona alcuni grandi pittori del passato e della contemporaneità in cui il poeta ha scorto il segno della follia connessa alla (letteralmente) straordinaria capacità, appunto catartica, di sapere estrarre la bellezza dal male.
Mentre i fruitori, soprattutto adolescenti e bambini, di tutte le epoche amano fare scatenare i fantasmi e i mostri per il piacere di riprovare ogni volta l’incomparabile gioia di scoprire ogni volta che si era trattato di un brutto sogno immediatamente smaltibile.
Cosa manca ai cineasti italiani di oggi per essere riconoscibili come maestri della paura a livello internazionale come ai tempi di Bava, Fulci e Argento?
Il cinema italiano odierno è in lotta costante per acquisire nuove forme di narrazione e diffusione che non attentino, peraltro, al sempre più precario rapporto con ampie fasce di pubblico. In questo senso sono pochi i registi (i Manetti Bros, Soavi, Mainetti, Garrone, Sestieri, Guadagnino) disposti a correre il rischio di rinunciare al comfort del politicamente corretto, il nemico numero uno di un sentimento incontrollabile, ossessivo, animalesco come quello della paura demonizzato proprio in nome dei diktat del buonismo pseudo-solidaristico, dell’autoindulgenza relativista e dell’ecumenismo astratto e autolesionistico
L’appuntamento con La paura sotto la sotto la pelle 2, brividi nelle parole e nelle immagini è per
Giovedì 29 e venerdì 30 novembre 2018, ore 10.00 e 14.30,
Aula magna Giovanni Pascoli e aula Forti -Via Zamboni 32-BO
Tutte le informazioni qui
Valerio Caprara
Laureato in lettere moderne all’Università La Sapienza di Roma nel 1972, ha iniziato la carriera universitaria collaborando con il suo relatore, l’italianista e critico letterario Walter Pedullà. Dal febbraio 1979 è il critico cinematografico del quotidiano Il Mattino.
È stato professore di Storia e critica del cinema alla Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”[2] sino ad ottobre del 2011 e docente a contratto di Storia del cinema per il corso di Laurea magistrale alla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa sino al 2016. Ha scritto sulle principali riviste specializzate nazionali (da “Bianco e nero” a “La Rivista del Cinematografo”)[2], è stato autore di testi e conduttore in voce e in video di svariati programmi Rai e dal 2007 è ospite fisso della trasmissione Cinematografo condotta da Gigi Marzullo in onda su RaiUno.
Direttore artistico degli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento dal 1983 al 2000, ha curato sezioni del Meeting Cinema e Storia di San Marino e del Giffoni Film Festival e attualmente è Presidente della giuria del Pietrasanta Film Festival. Dal 2010 al 2018 è stato prima Amministratore unico della s.r.l. Film Commission della Regione Campania e successivamente Presidente della stessa società trasformatasi in Fondazione. Dal 2011 al 2017 è stato membro della Commissione per la cinematografia (sezione per la promozione) presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dal 2017 è membro del Comitato scientifico della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nel 1997 vince ad Assisi il premio Meccoli per la critica cinematografica; nel 1999 l’Efebo d’oro di Agrigento per il miglior libro di cinema; nel 2008 il premio per il miglior libro di cinema ex aequo agli Incontri con l’autore di Assisi; nel 2009 a Pescara il premio Flaiano al critico cinematografico. Nel 2011 vince il Premio “Sebetia-Ter” per il giornalismo. Il 26 novembre 2015 a Palazzo Barberini in Roma riceve dalle mani del ministro della cultura on. Dario Franceschini il Premio De Sica con la seguente motivazione: “Critico eminente con una speciale attenzione, precisa ed equilibrata, nei confronti del cinema americano, rispettato e apprezzato anche come docente universitario”. Nel 2017 è insignito a Napoli del premio Cosimo Fanzago, annualmente assegnato a persone che hanno contribuito con il loro impegno letterario, artistico, scientifico e professionale alla crescita e al prestigio della città. Il 5 maggio 2018 gli viene assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, nel corso del Busto Arsizio Film Festival, il premio Lello Bersani come “omaggio alla forte capacità di unire alla cultura cinematografica anche la dote di essere un ottimo divulgatore e saggista con uno stile coerente, appassionato e sempre sorprendente”.
È titolare di un’ampia bibliografia tra libri, saggi in volumi collettanei, curatele di cataloghi e contributi alla redazione di annuari, enciclopedie e dizionari (tra cui le voci Sergio Leone, Marcello Mastroianni, Dino Risi e Francesco Rosi del Dizionario Biografico degli Italiani dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani) e autore del documentario Incontro con Dino Risi (2001), prodotto per la serie Archivio della Memoria della Scuola nazionale di cinema-CSC.
Ha pubblicato note monografie, tra cui quelle dedicate a Sam Peckinpah, Samuel Fuller e Walerian Borowczyk per “Il Castoro cinema- La Nuova Italia” e a Steven Spielberg, Alfred Hitchcock e Dino Risi per “Gremese Editore”, nonché documentato operazioni di restauro (“Spettabile pubblico. Carosello napoletano di Ettore Giannini”; “Quando il neorealismo si trasforma in commedia. Il segno di Venere di Dino Risi”). Tra le ultime opere si segnalano Sentieri selvaggi. Cinema americano 1979-1999 (4 voll. Bulzoni Editore, Roma, 2003), Il buono, il brutto, il cattivo. Storie della storia del cinema italiano (Alfredo Guida Editore, Napoli, 2006) e il Dizionario del cinema erotico, Mondadori Electa, Milano 2007.