In attesa di averla gradita ospite al NebbiaGialla Suzzara Noir Festival, MilanoNera ha avuto la gradita opportunità di porre qualche domanda a Mariolina Venezia, autrice di Rione Serra Venerdì (Einaudi) terzo volume della serie con protagonista la PM Imma Tataranni
Serra Venerdì, il quartiere che dà il titolo all’ultimo romanzo di Mariolina Venezia con protagonista il sostituto procuratore, Immacolata Tataranni, Imma per quasi tutti, è stato il primo quartiere costruito per trasferirvi gli abitanti dei Sassi, l’antico nucleo di Matera -dal 1993 patrimonio dell’umanità UNESCO- dopo la legge De Gasperi che riteneva insalubri le tipiche abitazioni scavate nelle rocce tufacee e sovrapposte le une alle altre. Venne chiamato “Rione Apache” perché si crearono forti tensioni sociali fra gli abitanti sradicati dal loro ambiente e costretti a cambiare repentinamente stile di vita.
In questo romanzo ambientato in nel rione e per questo tanto più interessante, la piemme più anticonformista d’Italia è impegnata su due fronti: l’omicidio di una compagna di liceo, Stella, rinvenuta nel suo appartamento con la porta chiusa ermeticamente dall’interno, e la comparsa di un ragazzino, Eustacchio, “Stacchiuccio” con alla spalle un situazione familiare difficile e costretto a vivere in stato di semiabbandono.
Apparentemente si tratta di due casi diversi ma che in realtà finiscono per congiungersi in un’unica, drammatica vicenda.
La piemme anche su questo “set” si muove con consumata baldanza, a tratti quasi con ferocia, fra nobili decaduti ed ex compagne di liceo, compaesani che mentono e il giovane carabiniere Calogiuri che sa di essere nei suoi sogni erotici e per questo la sfugge scivolandole fra le mani come un’anguilla.
Autrice di libri di successo, uno dei quali, Mille anni che sto qui, vincitore del premio Campiello 007 e di poesie, Mariolina Venezia, nata a Matera e residente a Roma dopo lunghi soggiorni in Francia e negli USA, Mariolia Venezia è anche sceneggiatrice di serie televisive.
L’informativa dei carabinieri al sostituto procuratore di Matera, Immacolata Tataranni , porta la data del 19 gennaio 2006. Annuncia il rinvenimento del cadavere di una donna nel proprio appartamento situato in un antico rione di Matera: Serra Venerdì, molto povero e straordinariamente caratteristico. Si trova a ridosso dei Sassi, oggi Patrimonio dell’Umanità. Il luogo non è un’ invenzione letteraria. Il borgo esiste davvero anche se oggi è un museo.
Sono passati solo 13 anni da quell’informativa. È cambiato tutto da allora, oppure a Serra Venerdi l’esistenza è rimasta come lei la descrive nel romanzo?
Nel tempo, come racconto nel mio libro, rione Serra Venerdì, si è imborghesito e risulta oggi piuttosto centrale. Nel romanzo ho voluto raccontare lo sradicamento e la storia comunque molto interessante di questa comunità. Chiaramente, trattandosi di un romanzo giallo ho dovuto mettere l’accento sugli aspetti più dissonanti e raccontare anche il contrasto fra la poesia dei sassi e il razionalismo utopico messo in atto dagli architetti che hanno costruito questi quartieri. Direi che oggi a Serra venerdì si vive tutt’altro che male.
Ho aperto l’intervista con il quartiere che dà il nome al romanzo perché la storia non avrebbe potuto essere ambientata in nessun altro posto. Di fatto è esso stesso protagonista. Quanto, i suoi abitanti reali, di oggi e del passato, l’hanno ispirata per la fortunata serie di noir che ha per protagonista la rocciosa Imma Tataranni?
Il primo libro della serie che vede protagonista Imma Tataranni si chiama Come piante tra i sassi, titolo che racconta l’ostinazione e la voglia di vivere di una popolazione sempre sottoposta a condizioni impervie. Racconto così il carattere della mia protagonista ma anche quello dei lucani, di cui Imma è una delle espressioni più caratteristiche. I romanzi della Piemme Tataranni sono fortemente radicati nel territorio nei suoi contrasti nelle sue mille contraddizioni ma attingono dal territorio anche la poesia.
La sua narrazione è così efficace che, leggendo, pare di camminare nei vicoli della Matera antica e di incontrare i suoi protagonisti. È evidente che scrive di un ambiente che conosce bene e che ama molto. È così?
Effettivamente il paesaggio aspro e suggestivo della Basilicat nonché i Sassi, il cuore antico e arcaico di Matera, sono stati per me fonte di ispirazione prima ancora di iniziare a scrivere. Ci sono paesaggi che già a guardarli suggeriscono delle storie.
Il carattere spigoloso e determinato della piemme, nonché le sue stravaganze di moglie tutt’altro che fedele, sono in contrasto con la sua vita familiare: marito tenerissimo e paziente, figlia che a diciassette anni si comporta come una tranquilla signora di cinquanta… questa dicotomia è voluta oppure, come spesso succede agli autori, i suoi personaggi hanno preso vita propria e i loro caratteri si sono delineati da sé?
Direi che succede soprattutto nei film che personaggi prendano vita da sé. Di solito dietro un romanzo c’è un lavoro, e un autore che vuole dire delle cose. In questo caso ho voluto lavorare su alcuni stereotipi di genere, ribaltandoli. Spesso la donna in carriera è stata rappresentata nella letteratura come una donna inquieta, sentimentalmente infelice anche se bella magari. Mi ha divertita invece creare una protagonista tutt’altro che rispondente ai canoni di bellezza e con mille altri difetti. Eppure si tratta di una donna appagata, amata dal marito, madre, che si concede però anche qualche diversivo sentimentale sessuale senza farsi troppi problemi. Qualcuno dovrà pur bilanciare la morale cattolica che affligge fortemente l’Italia e in particolare le sue donne!
I Sassi, come li descrive lei, sono fascino puro. E gli scolari investiti dalle insegnanti del ruolo di piccole guide mettono la voglia di tornare a un mondo in cui ci si affidava più alla scuola e meno ai social. Ma quei ragazzini non sono angeli. E lei ha aperto uno scenario inquietante sull’infanzia. Quanto della sua esperienza si riflette sugli argomenti e sui personaggi che animano i suoi romanzi?
A volte mi faccio ispirare da personaggi che incontro nella vita reale ma non è sempre il caso. In Rione Serra Venerdì per esempio racconto di bambini che rivelano degli aspetti oscuri e inattesi. Mi sono documentata per poterne scrivere, visto che non sono né madre né insegnante. A malapena zia.
Ci sono molte compagne di liceo che si muovono attorno a Imma. La stessa vittima, Stella, lo era. Storie, vicende personali, pettegolezzi…”le ex ragazze della A, la rinomata sezione femminile del liceo classico” ci sono tutte, chiamate sempre per cognome. Viene il sospetto che lei abbia inserito qualche suo ricordo. Gli anni del liceo classico a Matera devono esserle rimasti nel cuore. È così?
Certo, ho inserito dei ricordi nei miei romanzi. Ma la realtà è la fantasia spesso si nascondono là dove non ci aspettiamo di trovarle.
Nel romanzo, la chiave di volta della narrazione è un episodio remoto della nostra storia. Si tratta di una pagina fra le più vergognose del periodo post unitario, che apre una finestra sulle atrocità commesse dai piemontesi sulle popolazioni del Sud. Il Risorgimento, col suo vero volto, che è feroce, appare ben diverso dall’epica appiccicosa di melassa eroica che ci viene servita dai libri di storia. Lei lo ha esplorato anche nel suo primo successo letterario “Mille anni che sto qui”, vincitore del premio Campiello. Questo suo omaggio alla Memoria non può nascere da una mera esigenza narrativa ma è piuttosto dovuto alla voglia di ricostruire pezzetti di verità. È così?
Il periodo post unitario è stato cruciale per la formazione di quello che è oggi il Meridione d’Italia e l’intera Italia. In quel momento si sono create problematiche che ci portiamo dietro ancora oggi. Nei miei gialli approfitto di una forma letteraria che intrattiene il lettore per raccontare storie a volte poco conosciute. Il giallo è per me un modo per coinvolgere lettori a volte non particolarmente sensibili agli argomenti che racconto.
Lei è nata a Matera ma ha vissuto la sua vita quasi per intero all’estero e a Roma. Prova mai nostalgia per la sua Basilicata, una regione fra le più appartate ma culturalmente vivaci d’Italia?
La nostalgia è un sentimento molto letterario, che quindi coltivo…
Parliamo del bel maresciallo Calogiuri. Polizia giudiziaria. Lei è autrice e sceneggiatrice di fiction di successo, fra cui La squadra. Se dovesse dargli un volto a quale dei tanti interpreti somiglierebbe? E Imma?
Non sono stata però particolarmente consultata per dare un volto ai miei personaggi. Per Calogiuri avrei cercato un attore giovane e bello come un Alain Delon biondo. Ma questa immagine resterà solo nelle pagine dei miei romanzi perché nella fiction hanno fatto tutt’altro. Ancora di più per quanto riguarda Imma: l’attrice scelta non ha niente in comune con il mio personaggio. D’altronde i modelli imperanti di bellezza e soprattutto le gabbie di immagine imposte alle donne fanno sì che non emergano attrici non corrispondenti a quei modelli.
Rione Serra Venerdi sarà una fiction. Ne ha curato personalmente la sceneggiatura? I luoghi in cui sono state fatte le riprese sono proprio quelli che lei descrive nel romanzo, cioè i Sassi? Lo domando perché sono sicura che chi ha letto il libro non vede l’ora di conoscerli, almeno per quel tanto che lo sceneggiato lo consente.
Ho collaborato alla fiction ma le mie idee sono state tenute in scarsa considerazione. Quindi non so fino a che punto i lettori ritroveranno sullo schermo ciò che ho descritto.
Progetti futuri? Il sostituto procuratore Imma Tataranni, il maresciallo Calogiuri, nonché le ex ragazze del classico Duni continueranno a vivere in altri romanzi?
Sto lavorando a un nuovo libro con Imma come protagonista. Quindi la piemme sta per tornare. Non posso dire di più.
MilanoNera ringrazia Mariolina Venezia per la disponibilità
Qui la nostra recensione a Rione Serra Venerdì
L’appuntamento con Mariolina Venezia e la sua Imma Tataranni è al Suzzara Noir Festival – 1/3 febbraio 2019 Suzzara (Mn)
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