A ferro e fuoco



Simon Scarrow,
A ferro e fuoco
Newton Compton
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A ferro e fuoco è il terzo capitolo della Revolution Saga di Simon Scarrow basata su due giganti della storia europea, Wellington e Napoleone, che va dal dicembre 1804 all’aprile del 1809.
All’inizio del romanzo, dopo le numerose e sanguinose vittorie in battaglia, pagate a caro prezzo con le migliaia di vite dei suoi soldati, nel 1804 Napoleone Bonaparte, scavalcando tutti gli ostacoli burocratici interni ha preso nelle sue mani le leve del potere e si è fatto incoronare imperatore dei francesi. Unico suo desiderio però, o folle mania di grandezza, resta sempre portare la Francia a dominare tutta l’Europa.
Nel frattempo Arthur Wellesley, nominato baronetto in virtù delle sue trionfanti campagne militari in India, è appena tornato in Inghilterra. La sua abilità e il suo coraggio hanno fatto una notevole impressione sui suoi superiori, ma certi insulsi giochi politici interni, capitanati dai pacifisti ad oltranza, lo penalizzano. In attesa di ottenere un comando adeguato ai suoi meriti, adempie al suo dovere chiedendo la mano e sposando la sua più che decennale promessa, Kitty Pakenham, e accetta l’incarico di segretario del Lord governatore d’Irlanda.
Bonaparte intanto, anzi l’ormai imperatore Napoleon, continua a radunare uno dei più grandi eserciti che sia mai esistito: la Grande Armata. E, dopo Austerlitz, impone sui vacanti troni europei i suoi fratelli. In Olanda sarà Luigi, a Napoli Giuseppe, poi sostituito da Murat e proclamato con poco successo nel 1808 re di Spagna, dopo aver spodestato i Borboni,
Ma l’Inghilterra, imbattuta, beffa la Francia da lontano con la sua flotta che continua a dominare i mari. Infatti nella battaglia navale di Trafalgar del 1805, che pur è costata la vita al Lord Ammiraglio Nelson, la coalizione tricolore al comando dell’ammiraglio Villeneuve ha subito una clamorosa disfatta.
In parallelo alle imprese napoleoniche, ad Arthur Wellesley, dopo la nascita del primo figlio, viene affidato il comando di un’unità dell’esercito, per attaccare Copenhaghen e privare Napoleone della flotta danese. In seguito sarà alla testa di un’ azione di sorpresa, una spedizione per liberare il Portogallo dall’invasione francese, Quindi diventato Visconte Wellington nel corso della narrazione, e superate felicemente molteplici incresciose inchieste amministrative, legate alla politica, potrà finalmente dimostrare la sua abilità come generale e il suo strategico intuito nella penisola iberica, infliggendo le prime serie sconfitte agli eserciti di Napoleone.
Ben inquadrate e ricostruite le differenze di carattere tra i due uomini. Wellington fu una gran generale e uno stratega, ma un uomo di parola e di stato fino al midollo: insomma un incorruttibile uomo di ferro, tanto che in seguito fu soprannominato il duca di ferro. I suoi soldati invece lo chiamavano affettuosamente “Il vecchio Nasone”.
Entrambi furono incensati dai loro eserciti. Anche Bonaparte come l’inglese fu un grande generale e stratega ma contemporaneamente un visionario, un presuntuoso sognatore che si considerava il migliore e pretendeva di avere sempre e comunque ragione. Lui non poteva mai sbagliare e, arrivato in vetta. non riuscì a fermarsi in tempo. La guerra fa tabula rasa e lui non seppe capire che la fame che attanagliava la Francia rischiava di rivoltarglisi malamente contro.
Ben presto nel prossimo volume della Saga questi due colossi della storia, Wellington e Napoleone, si ritroveranno faccia a faccia, uno di fronte all’altro per lo scontro finale. E solo uno potrà vincere…

 

Patrizia Debicke

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