Al sangue non si comanda



Marina Crescenti
Al sangue non si comanda
Novecento
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Nuova, ottima prova letteraria di Marina Crescenti.
Milano, fine anni ’70. Il cadavere di un ragazzino con il cranio sfondato viene ritrovato in un tombino di Via Washington. Sul caso si troverà, quasi per caso, a investigare l’Ispettore della Omicidi Giulio Manero, per tutti “Riccio” per via dei suoi capelli.
L’indagine sarà complessa, delicata e per Riccio molto dolorosa, costellata di morti ammazzati, alcuni in modo singolare, da uno spietato assassino che uccide chiunque possa aiutare gli investigatori a risalire a lui.
Riccio condurrà una mortale partita a scacchi con il killer, a rischio della propria vita e di quella di chi gli sta vicino, e l’emozionante, angoscioso finale veramente ad alta tensione riserverà più di una sorpresa.
Va detto subito che Riccio, il nuovo personaggio della Crescenti, rientra anch’egli nel prototipo di poliziotto duro e puro-anticonformista-ribelle-sciupafemmine-sagace-dal cuore d’oro di cui abbiamo già incontrato parecchi esemplari nel genere thriller-noir.
Ciò che fa la differenza, però, è che questo è un personaggio a cui ci si affeziona fin dalla prima pagina, per il modo con cui l’autrice ne rende le caratteristiche, le azioni e le emozioni.
Merito anche dello stile della Crescenti, denso, diretto e stringato, dei dialoghi spesso ironici e sempre scorrevoli e naturali, dell’abilità e della cura quasi maniacale con cui ci viene restituita la Milano di quegli anni, colonna sonora compresa.
Anche la complessa vicenda, tracciata in poco più di duecentocinquanta pagine, è di quelle che prendono il lettore, che si trova coinvolto fin dalle prime righe, e fatica a staccarsi dal testo (cosa che non si può dire di molti altri romanzi del genere).
Che dire di più? Da leggere, sicuramente (augurandosi magari di ritrovare ancora il nostro Riccio impegnato in qualche altra pericolosa indagine).

Gian Luca Antonio Lamborizio

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