Alle porte della notte – Paolo Roversi



Paolo Roversi
Alle porte della notte
Marsilio
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Alle porte della notte, una nuova indagine di Enrico Radeschi
Mancano pochi giorni alla fine di dicembre e la frenetica Milano si sta preparando alle feste di Capodanno, in attesa della neve che riporterà la quiete nelle strade cancellando il grigio dello smog e del quotidiano. Il crimine, però, per dirla con il linguaggio stereotipato tipico di uno dei personaggi del romanzo, non dorme mai e non si riposa certo durante le feste. La serena attesa che accompagna gli ultimi giorni dell’anno è turbata da una drammatica rapina in una gioielleria di via Montenapoleone, il salotto buono della città. Due banditi, che si fanno chiamare Luglio e Novembre, organizzano una furto che avrà un esito drammatico con uno strascico di morti e feriti. Ė il momento giusto per l’entrata in scena di Enrico Radeschi, giornalista e hacker, con i suoi bislacchi collaboratori, il truce Danese e la giovane Andrea, senza dimenticare il cane Rimbaud. Il giornalista si unirà a Loris Sebastiani, poliziotto e accanito tombeur de femmes, per risolvere questo intricato caso, che affonda le radici in qualcosa di molto più clamoroso e lontano nel tempo e che riserverà un colpo di scena dopo l’altro.
Torna nell’ultima fatica di Roversi l’ormai conosciuto e familiare personaggio di Enrico Radeschi, stralunato e geniale, a cui è impossibile resistere. Il primo pregio di questo romanzo, in ordine rigorosamente non classificatorio, è proprio l’abilità dell’autore nel dar vita a un microcosmo di personaggi dall’irresistibile umanità, ai quali il lettore subito si affeziona: oltre ad Enrico, anche il Danese, improbabile assassino e inossidabile amico, il bon vivant Sebastiani, vicequestore amante del buon cibo e delle belle donne, ogni personaggio, anche le semplici comparse, è tratteggiato in modo tale da non risolversi in semplice funzione nella trama del romanzo, ma in qualcuno con cui il lettore si incontra e, anche per un solo attimo, si sfiora. Personaggi così vivi non possono che essere immersi in un contesto altrettanto coinvolgente, ben delineato nel romanzo attraverso il contrasto tra le atmosfere della Milano ipertecnologica dove si muovono le vicende, in mezzo ad hacker, trojan, rimandi a serie televisive di ultima generazione, darknet et similia e quelle  della Milano genuina della Nera di una volta, rievocata quasi con commozione da Sciamanna, l’informatore di Radeschi, la Milano dei vecchi tram, il cui anno di fabbricazione può servire perfino come parola d’ordine.
Il tema della nostalgia scorre lieve e sottotraccia: nostalgia di un mondo ormai trascorso di legami saldi e solidali, dell’anima di una città che rincorre una nuova identità ipermoderna, nostalgia espressa anche nel personaggio della giovane Andrea, grintosa giornalista che conosce le canzoni di Paolo Conte, cimelio del secolo scorso.
In un romanzo che, secondo lo stile di Roversi, è un crescendo incalzante e inarrestabile sino ai fuochi d’artificio del gran finale, si infilano frammenti riflessivi sull’attualità, come l’osservazione che nella società contemporanea basata sul virtuale non conviene possedere nulla di materiale, o la constatazione che le bestie, come il cane di Radeschi e l’iguana del Danese, trovano sempre un compromesso accettabile per vivere insieme, a differenza dell’uomo, che si vanta di essere un animale razionale. Senza moralismi e senza retorica, con una saggezza antica venata d’ironia, Roversi dialoga col lettore offrendogli non solo un romanzo avvincente, ma anche degli spunti per cogliere con più profondità i tempi nuovi in cui siamo immersi.
Un’ultima osservazione per chi intende diventare scrittore di gialli: imparate a memoria l’incipit fulminante del romanzo, in cui l’ironia trasforma in modo geniale gli stereotipi. Bastano due righe a Roversi per farci entrare nella storia. E per non farci più staccare dalle sue pagine.

Donatella Brusati

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