Anche le pulci prendono la tosse – Roberto Costantini



Roberto Costantini
Anche le pulci prendono la tosse
Solferino
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Da giovedì 2 luglio è in libreria per Solferino e in edicola con il «Corriere» il nuovo romanzo noir, solcato da un filo di caustica ironia ma dominato dalla palpabile realtà del dramma, di Roberto Costantini, Anche le pulci prendono la tosse. I personaggi, un ampio ventaglio rappresentativo di Adeago, paesone della bergamasca, affiancano borghesia, lavoratori, operai, pensionati o nulla facenti. La maggior parte gente comune, famiglie, insegnanti, medici, ristoratori, imprenditori, farmacisti, infermiere, poliziotti, che il virus sta facendo cambiare. Vedi piccoli imbroglioni che si riciclano a faccendieri, i corrotti che annusano il vento, i cattivi veri privi di scrupoli che giocano sulla pelle altrui. Insomma, uno spaccato della società italiana così com’è, anzi così com’era, al momento di essere travolta all’improvviso dalla catastrofe dell’emergenza sanitaria. Il Gran caffè Invernizzi, quotidiano e frequentato punto cittadino di ritrovo di Adeago, il 19 febbraio verso le cinque riunisce democraticamente intorno al tavolo da gioco per uno scopone quattro cartari : il Prete, il Dentista, Il Piscione e Unghienere. I quattro giocatori: Santuzzo Orlando detto il Piscione per problemi di prostata, incaricato al comune delle pratiche edilizie, Salvatore Esposito detto il Prete per un passato come chierichetto, piccolo imprenditore, si fa per dire, del settore puttane, che mantiene come regine la madre e le tre sorelle zitelle, il Dentista Jacques Casiraghi laureato, unico lombardo del quartetto, ricco, sempre vestito di lusso, un boss del suo ramo, strozzino a tempo libero e con figlio farmacista, e infine Unghienere, al secolo Gavino Ortu, sardo gestore di slot machine. La famosa partita di Champions league Atalanta -Boca porterà la stessa sera solo Casiraghi nello stadio milanese di San Siro, ma con lui e tanti altri tifosi il coronavirus tornerà ad Adeago e a fine febbraio dilagherà incontrollato e direttamente e indirettamente piano, piano, coinvolgerà tutti. A cominciare da Regina, la professoressa delle medie, brava moglie del Dentista che, con rassegnazione, condivide con giovani e belle assistenti amanti, Raymond Casiraghi, il poliziotto sfaticato ancora vice ispettore,fratello del Dentista che si occupa del comune padre, ex famoso commissario locale, Beatrice la bella infermiera all’ospedale una botta e via con il Prete, moglie di Carlo ottimo medico di base e madre di Giulia, afflitta da diabete giovanile. E con loro inesorabilmente tutti gli altri del paese. Comincia la paura e subito mascherine, alcol e guanti spariscono di circolazione. Si vocifera di misteriose prossime consegne di grossi carichi dalla Cina. Con l’ospedale preso d’assalto Raymond Casiraghi approfitta di uno strano furto di macchine da cucire in un deposito per togliersi di torno, Beatrice, l’infermiera, con la complicità dell’amante simula un tamponamento per restarsene a casa e sfuggire all’incubo del triage al Pronto Soccorso sovraccarico, il Prete decide di mettere al lavoro madre, sorelle e dipendenti a cucire false mascherine cinesi e Regina, l’insegnante, deve confrontarsi svogliatamente con il carico e il fastidio di inventarsi le lezioni online. Con un attacco e tempi da farsa che cela un’anima profondamente noir, il romanzo improvvisamente accelera e da una storia in cui si può ridere e forse piangere, si trasforma in un thriller in cui parte dei personaggi vengono costretti ad affrontare e a rapportarsi dal 19 febbraio al 23 marzo 2020, con l’angoscioso incontenibile esplodere della pandemia. E il virus oltre a seminare morte, cambia le vite di tutti, le sconvolge. Diventa una grande, incontrollabile tragedia che porta alla scoperto le quotidiane debolezze, le vigliaccherie di tanti piccoli esseri umani (le pulci del titolo), ma che piano, piano tira fuori anche il coraggio, la grandezza di tanti inaspettati eroi, la volontà di rivalsa, la capacità di sacrificio e di battersi contro il coronavirus, il feroce nemico mortale. Dai festeggiamenti per le vittorie calcistiche dell’Atalanta si arriverà al vuoto, al coprifuoco con le strade deserte, con centinaia di morti insepolti, mentre le storie dei quattro “cartari” si intrecciano e si vanno a perdere intorno allo squallido e criminale commercio di mascherine, convertito in milionario business. Un Costantini ispirato e convincente, man mano che ci rappresenta anzi ci costringe a immedesimarci in uno straordinario e spaventoso compendio della tipica peggiore italianità. Il trionfo della vigliaccheria, della grettezza e della crudele meschinità, affrancata da alcune miracolose eccezioni perché è vero e per fortuna come dice la splendida canzone di Fabrizio de Andrè, citata in nota dall’autore, anche “dal letame nascono i fior”. Fiori di umana comprensione che ci spiegano come la consapevolezza, la pietà, e il coraggio si possano conquistare anche a piccoli passi giorno dopo giorno e non è mai troppo tardi per imparare. E anche i peggiori momenti possono offrire l’occasione per riscattarsi. Rigogliosi ed eroici fiori di generosità che sono sbocciati e si sono prodigati, senza riflettere, senza mai tirarsi indietro, persino fino alla morte. Chi di noi può dimenticare l’angosciante e silenzioso corteo delle bare caricate sui camion militari. Non una battaglia ma una guerra combattuta senza respiro da medici, infermieri, volontari, pompieri, forze dell’ordine soldati e tanti altri indiscutibili eroi di questa battaglia con il virus e la morte. Un regalo di grande civiltà questo di Roberto Costantini. E attenti non uno spunto, un racconto, ma un intero e compiuto romanzo noir scritto durante il lockdown da leggere tuto d’un fiato, i cui proventi dei diritti d’autore saranno devoluti agli ospedali per “un aiuto contro il corona virus della RCS con La 7”. Una battaglia ohimè non ancora vinta del tutto. Bisogna solo sperare, citando le ultime parole di una moribonda? “Siamo nati in un mondo che nutriva i corpi e li uccideva. Moriamo in un mondo che uccide i corpi ma forse rinascono le anime”.

Patrizia Debicke

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