Andrea Villani in pillole

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Non prendetelo come un tentativo di arruffianarmi il direttore di MILANO NERA ma mi sarebbe proprio piaciuto scrivere un romanzo riguardante Bukowski. E’ già stato fatto da lui (sic!)
Poi riscriverei le stesse cose che ho scritto con più attenzione, così come farebbero in tanti. “Colpi di stato d’animo” per esempio è un libro disordinato, uno zibaldone pieno di tante cose troppo scollegate fra loro.

Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, perché?
Tornando a Bukowski: “scrivo romanzi poi ci metto i morti per vendere”… A parte gli scherzi considero conclusa la diatriba sui generi. Senza neppure bisogno di scomodare per la milionesima volta Oscar Wilde secondo il quale esistono due soli generi: buona e cattiva letteratura. Chissà a quale appartengo io però…

Un sempreverde da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
Uno solo è davvero difficile. Direi il “Don Chisciotte” di Cervantes. Posso metterci anche “Cent’anni di solitudine” di Marquez e “Il corrierino delle famiglie” di Giovannino Guareschi?. Poi tutti, tutti, i pezzi di Paolo Conte e “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Si fa fatica. E tutti quelli che dicono di riuscirci hanno in qualche modo a che fare con la televisione. Ho fondato delle riviste, non necessariamente letterarie, che mi danno da vivere.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Riguardo le scuole di scrittura, dopotutto, sono favorevole. E’ ora che si cominci a riconsiderare la scrittura negli stessi termini di pittura, musica o scultura. Ci sono tecniche precise. Sono le parole “scuola” e “cratività” che non trovo assimilabili. Bisognerebbe inoltre organizzare veri e propri corsi di difesa per gli aspiranti scrittori. Insegnarli, per esempio, che a furia di autopubblicarsi si diventa ciechi. Riuscire a distinguere i tipografi dagli editori eccetera.

paolo roversi

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