“Il meticcio”, secondo romanzo con Amalia Pinter la cronista detective di Federica Fantozzi, pullula di animali di ogni specie e razza, tutti con ruoli funzionali alla storia che mescola traffici illeciti e commercio di diamanti con ricerca di identità e di appartenenza. Nel noir che regala anche momenti di thriller, Federica Fantozzi rende personaggi una cagnolina, Kira, “un incrocio di taglia media, prevalentemente nero con la coda ad anelli bianchi e le zampe dello stesso colore, come se avesse i calzettoni”, ed una tartaruga, Rododendra,  che nella sua voracità conserva “la foga di un animale preistorico sopravvissuto all’impatto con l’asteroide” come compagne di vita e coinquiline di Amalia che si occupa di loro con dedizione e apprensione. Se la cagnolina percepisce gli sbalzi di umore di Amalia, la tartaruga la rassicura con i suoi tempi rallentati e la sua metodicità . L’autrice fa piu’ di un riferimento al mondo animale paragonandolo a quello umano e racconta la Roma estiva di Amalia, e la giungla brasiliana degli estrattori di pietre preziose, creando una colonna sonora fatta di versi e canti. Se nella metropoli gli animali si sono adattati ai ritmi cittadini, e gli uccelli ne abitano non solo gli alberi ma anche i sottotetti e i cornicioni, nella giungla i loro versi sono il il rumore di fondo costante nella grande villa Raquel degli Alves, i nuovi grandi distributori di diamanti. Animali testimoni di indagini e  di traffici, alle scimmie e ai pappagalli rispondono gabbiani, gazze, passeri, rondini e un piccolo scoiattolo che sarà testimone di un crimine.
Rododendra e Kira. Amalia si prende cura di loro e sono anche la sua terapia antistress, perchè ha scelto per lei una cagnolina e una tartaruga?
Per banale che sembri, sono loro ad aver scelto Amalia. Kira, il cane-procione guadagnatosi sul campo i galloni di guardia del corpo, nel primo romanzo (Il Logista) doveva essere funzionale allo sviluppo della trama. Invece, come accade a certi personaggi, è arrivata per rimanere: Amalia non ha avuto altra scelta che adottarla e mi diverte molto vedere come se la cava – da single, con un lavoro che non conosce orari e una vita disordinata – a badare a una creatura che dipende da lei in tutto e per tutto. Secondo I miei amici in questo c’è una vena di sadismo. Quanto a Rododendra, ho sempre avuto tartarughe di terra, sin da piccola. Adesso sul terrazzo ne razzolano due, e la più grande mi corre incontro quando arrivo con l’insalata. Non sono affatto animali poco interattivi come credono in molti”.
Le dinamiche del ciclo animale come quelle delle gazze, tortore o gabbiani le paragoni agli esseri umani?
“Alcune sono molto simili, mutatis mutandis, come la distinzione tra predatori e prede. La pagina sul concerto notturno degli uccelli che impedisce ad Amalia di dormire l’ho vissuta molte volte di persona. A Roma, ormai, gabbiani e gazze sono i nuovi padroni del cielo: si dividono spazi e tempi, e gli altri – rondini e passeri – devono stare in guardia. Abito all’ultimo piano di una palazzina e dal terrazzo queste dinamiche si studiano molto bene. Quando ero bambina tenevo le tartarughe piccole nei vasi di fiori, tranquillamente;  adesso devo proteggerle con una rete, altrimenti le gazze le catturano, le portano in alto nei loro becchi e le fanno precipitare per spaccare i gusci e divorarle”.