Arrigoni e il caso di piazzale Loreto



Dario Crapanzano
Arrigoni e il caso di piazzale Loreto
frilli
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E quattro! Peggio di una valanga! E chi lo ferma più? Con Arrigoni e il caso di piazzale Loreto, ritorna in libreria l’accoppiata vincente autore/protagonista-Crapanzano /Arrigoni con il secondo assurto alla grande agli onori della copertina. Un duo indovinato e speciale il loro che, dopo aver scalato le classifiche locali, comincia a far capolino sulle nazionali. Merito certamente di un autore che sa cosa vuole e del suo personaggio a tutto tondo, profondamente simpatico e umano. L’autore ci scodella (mi si consenta il termine culinario, credo che Crapanzano nonostante una linea invidiabile come Arrigoni non disdegni il cibo) una trama gialla vecchia maniera condita con alcuni indizi che occhieggiano maliziosamente. Infila con spirito a far da cornice alla sua storia tutta una serie di curiosità locali e, pagina dopo pagina, ci fa sfogliare – in un appuntamento vivido con una Milano anni cinquanta – un perfetto manuale di abitudini, ad esempio: straordinario il funerale della vittima con il carro funebre seguito dalle orfanelle, di aneddoti della vita reale di allora, scanditi da spuntini, pranzi, cene che fanno venire l’acquolina in bocca. Io voglio un “sanguis” con il salame. Subito! Poi, indimenticabili e allora prive di sensi di colpa, le riunioni in commissariato immerse in nuvole di fumo. Due parole sulla trama, ma senza dire troppo… L’aletta di copertina recita: In una gelida mattina di dicembre in una viuzza intorno a via Porpora il corpo di una giovane e bella donna bionda viene trovato senza vita all’interno della sua topolino amaranto. (Paolo Conte, quanto ti dobbiamo!)… La ragazza si chiama Gilda dell’Acqua. Lei e la sorella gemella, Violetta, sono le proprietarie di un bar tabacchi in Piazzale Loreto. Insomma la morta è una gemella e si sa che nelle storie gialle con gemelli gatta ci cova. Infatti la ragazza non è morta d’infarto ma è stata uccisa con un’ iniezione di cianuro nel collo. Arrigoni entra in pista con la sua squadra collaudata e comincia a frugare tra i clienti, il colorato mondo dei frequentatori del bar. Si scopre presto che Gilda, a differenza della sorella Violetta, conduceva un vita sbrigliata, prendeva cocaina, giocava, ecc. ecc. Ma le indagini segnano il passo, tutti i possibili colpevoli hanno un alibi, il nostro commissario non sa che pesci pigliare – e glielo rimproverano anche i giornali. Ma, fortunatamente, davanti a una fumante tazza di té, Jovine tirerà fuori un coniglio dal cappello che darà un’accelerata verso la soluzione. Ancora un volta, un bravo a Crapanzano. Missione compiuta! Arrigoni e il caso di Piazzale Loreto è un giallo garbatamente ironico, che si legge bene e volentieri. Ah, dimenticavo, una curiosità che mi ha stuzzicato: nelle prime pagine Arrigoni spiega a sua figlia che il nome della Fiera degli Ohi bej Ohi bej risalirebbe al 1510 per benevolenza del papa. Lui non fa nomi, ma se la data era veramente quella il papa in carica era Giulio II, il papa terribile.

patrizia debicke

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