Arsène Lupin, ladro gentiluomo e altre storie – Maurice Leblanc



Maurice Leblanc
Arsène Lupin, ladro gentiluomo e altre storie
Einaudi
Compralo su Compralo su Amazon

Rileggere l’Arsène Lupin di Maurice Leblanc è un esercizio fruttuoso, soprattutto per capire i processi evolutivi della letteratura di genere: un po’ erede del romanzo d’appendice con le sue trame vagamente barocche e popolari, un po’ faro su un secolo nuovo, appena nato, il Novecento, che proietta la società verso la fase matura della rivoluzione industriale, in un nuovo crogiuolo di classi sociali, meno distanti e sempre più miscelate. Una società in cui la nobiltà ha ormai perso molto della sua attrattiva, conservandone però una fondamentale, destinata a perdere nel giro di pochi anni, i suoi tesori: quadri, arazzi, gioielli, arredi preziosi. 

“Arsène Lupin, ladro gentiluomo e altre storie”, edito da Einaudi, in oltre 550 pagine raccoglie i racconti che hanno reso famoso l’avventuriero sfrontato, guascone, che ruba ai ricchi per donare ai poveri (non sempre). Si tratta di: “Arsène Lupin, ladro gentiluomo”; “Arsène Lupin contro Herlock Sholmes” e “Le confidenze di Arsène Lupin”. Un tuffo tra ricchezze da sogno, sfide apparentemente impossibili, palazzi collegati da passaggi segreti, donne bellissime, duelli d’astuzia con il celebre investigatore creato da Arthur Conan Doyle (anche se con il nome modificato). Viaggiando tra “il mito e la storia, tra cronaca e leggenda. Il suo universo è popolato di favolosi avventurieri che si danno appuntamento da un secolo all’altro mutando aspetto e identità, indossando i panni di volta in volta più attuali, ma rimanendo a conti fatti sempre gli stessi, i soliti filibustieri e rapinatori di sempre”, scrive nell’introduzione Monica Dall’Asta. 

Ed è proprio questo mix tra favola e cruda realtà ad attirare ancora oggi il Lettore. Chi non ha mai sognato di essere per un giorno Arsène Lupin? Di trasformarsi nell’uomo capace di assumere mille volti e nessuno, di truffare e derubare spocchiosi e alteri nobili che di nobile conservano soltanto la superbia? Di interpretare il furfante capace di sfilarsi dalle maglie strette della polizia e della giustizia ufficiale, per riaffermare una giustizia personale, ma più popolare, che risponde a criteri di solidarietà? Di riuscire a impossessarsi di grandi ricchezze attraverso progetti audaci e fughe rocambolesche? Di accompagnarsi con donne affascinanti conquistate dal suo fascino e dalla sua strafottente ironia?

Non è un caso che il personaggio di Lupin abbia ispirato film, sceneggiati televisivi, pièce teatrali, addirittura un fortunatissimo cartone animato: è l’icona della furbizia, della fortuna, della morale “fai-da-te”. Il tutto corredato da grandi ricchezze per sé e per i bisognosi, quel popolo dimenticato le cui fila si ingrossano ciclicamente, durante i diversi periodi storici. E, aspetto non secondario, senza ricorrere quasi mai alla violenza, tanto che l’antagonista poliziotto, l’ispettore Ganimard, quasi lo ammira, tutto sommato lo rispetta, e quando riesce ad ammanettarlo è un po’ dispiaciuto.

Insomma, un campione che ama il denaro, ma capace di donarlo a chi non ne ha, abile nelle arti marziali e nei giochi di prestigio, un seduttore a 360 gradi in possesso di un grande senso dell’umorismo, di una notevole cultura e  apparentemente fatalista, ma con una mente scientifica, attentissima a ogni dettaglio, quando si tratta di organizzare un furto. 

Un personaggio che segna sicuramente un passaggio fondamentale nella cosiddetta letteratura di genere, perché rappresenta un eroe ambivalente, negativo e positivo. In grado di progettare e mettere in esecuzione il male, ma anche il bene, in un’ambientazione che descrive perfettamente il contesto storico, tanto da rappresentare una sorta di anticipazione di quello che poi sarà definito romanzo sociale. Questo libro è un tuffo nel passato che, pur farcito di tanta fantasia, aiuta (come sempre) a capire il presente. 

Michele Marolla

Potrebbero interessarti anche...