Bevande incluse – Roberto Centazzo



Roberto Centazzo
Bevande incluse
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Luglio 1967. L’estate è in arrivo e con l’estate i turisti italiani e stranieri che affollano le spiagge in cerca di sole e mare. E Roberto Centazzo ci riporta a Cala Marina, la ridente e immaginaria località balneare della costa ligure, incantevole paese della riviera di ponente, che si fa bella e ha accelerato il ritmo quel tanto e soprattutto il movimento nella stazione ferroviaria dove si fermano persino i rapidi, con la confortante presenza della piccola comunità che lavora là: Dalmasso, il capostazione triste con la moglie scorbutica, guarda il plastico ferroviario ma sogna i nipotini, Ludovica, la barista sensibile con sorellina problematica, Silvano, il timidone dentro la sua edicola che si è arricchita di palloni e salvagenti e la sera va in spiaggia a fare i castelli di sabbia, Bartolomeo, il tassista maniaco dell’ordine, costretto a caricare famigliole piene di bambini che gli insudiciano la tappezzeria, e infine Adelmo, l’uomo delle pulizie, che è muto ma osserva tutto ciò che passa sotto i suoi occhi, e trova lo stesso, di sera, il modo per scriverlo e raccontarlo. Ritroviamo anche il professor Martinelli, che insegna al liceo a Savona e fa il pendolare, ma d’estate s’inventa il tempo per andare in spiaggia e incantare i bambini con le sue matematiche magie e Norberto, il maresciallo della Polfer, sempre di passaggio , la sua base logistica sarebbe nel capoluogo, con Zappa fedele appuntato. Ma si sa d’estate la popolazione di Cala Marina si moltiplica e ci vorrebbero cent’occhi per controllare tutto. Può persino trasformarsi nel teatro anche di brutte storie. Come per esempio quella della tenera Barbara, che soffre per l’ infelice matrimonio a cui l’ha costretta l’arrivismo materno. Matrimonio che si è rivelato squallido e senza amore con il torvo e prevaricatore Eusebio, donnaiolo e giocatore impenitente, proprietario dell’Hotel Italia. La povera bella e dolce Barbara è costretta a convivere con il suo inappagato desiderio di maternità, sempre al lavoro, compianta da tutti i dipendenti che la amano e hanno pietà del suo soffocato istinto di vivere e cambiare. Eccola, mentre da sola, si arrangia a far da tappabuchi anche in cucina e in affanno si batte giorno dopo giorno per far quadrare i conti dell’albergo che manca di personale e sempre in crescente perdita a causa delle folli giocate del marito al casinò, con il suocero che è ancora fuori di testa dopo la morte della moglie e pare non voler mai rinsavire. Lei, povera figlia, che a diciotto anni suonava bene il piano e sognava di diventare una ballerina. Tutti la compiangono, persino la vecchia maestra, fino a quando un giorno Barbara decide di prendersi una vacanza per festeggiare il suo compleanno e, appeso il grembiule alla porta della cucina e un avviso per la ricerca di un aiuto cuoco, sale su un treno e fa perdere le sue tracce, così, senza un saluto, creando un incredibile scompiglio nelle assolate giornate di Cala Marina. Denuncia ai carabinieri del marito, dei genitori. Si contattano ospedali, si diramano ordini di ricerca,.. Ma appena quattro giorni dopo, come era partita, Barbara ritorna. Arriva con lo stesso treno del primo importante ospite dell’albergo, l’onorevole Egidio Malatesta con giovane amante al seguito, ma dovrà affrontare la tempesta domestica, le accuse e gli insulti di un marito fuori di sé. Marito che poi scompare lasciandola di nuovo nelle peste. E meno male che i buoni uffici dell’onorevole le procurano un aiuto cuoco, un bel giovanotto, tale Michel Tarantini, bravo lavoratore e sciupa femmine. Ma tant’è. Tutto regolare o quasi, a parte l’infarto ehm “sul lavoro” dell’onorevole fino al 9 luglio quando il capotreno del rapido proveniente da Nizza serve calda calda al capostazione Dalmasso una bella rogna: il cadavere di un morto impiccato nella toilette. Suicidio o delitto? Eh, vedi caso, quel morto è Eusebio Casati, il proprietario dell’Hotel Italia, il marito di Barbara. Treno fermo, carrozza sequestrata, indagine complessa. Cos’è stato o chi è stato e perché? Indagine che da Sanremo vorrebbero strappare via al maresciallo, ma lui non ci sta. Scavalca gli intoppi, deve andare a fondo, vuole bucare a tutti i costi l’omertoso fumo messo intorno a quella brutta storia in cui secondo lui gatta ci cova, per cui s’intestardisce, ci piglia, sbroglia la faccenda e insomma riesce a fare la sua porca figura. Anche stavolta Roberto Centazzo porta in scena con disinvolta leggerezza una storia affollata di personaggi , in cui dramma e commedia si incrociano e camminano affiancati sugli stessi binari uguali a quelli che passano da Cala Marina , una storia che fa sorridere, ma anche pensare con nostalgia che spesso certi casi del destino sono come i treni. E dunque meglio non perderli

Patrizia Debicke

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