Biondo 901 versus Balkan Bang!

Mafia russa, una donna fatale quanto letale per chi ha l’ardire di innamorarsene, inseguimenti e una storia d’amore impossibile. Volete di più?

Lotte di potere in una Sarajevo nera, killer schizzati e un’assassina psicopatica che raccoglie vendetta. La trama del nuovo Grindhouse di Tarantino? No, si tratta di due romanzi che, vi assicuro, vi terranno con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Entrambi editi da PerdisaPop, seppure in collane differenti. Parlo del mondo ironico e oscuro di “Biondo 901” di Alessandro Zannoni (Collana BabeleSuite) che, in questa intervista a due anime, incontra quello da western metropolitano di “Balkan Bang!” (collana WalkieTalkie) di Alberto Custerlina. Due uomini a prima vista molto diversi accumunati dalla stessa passione per un’altra donna fatale: la scrittura.

1. Per Alessandro: Alessandro Zannoni in tre aggettivi.
Per Al: Alberto Custerlina in tre aggettivi.

Alessandro: Indipendente Semplice Crudele

Al: Tenace, combattivo, paziente.

2. Qual’è stata la scintilla che vi ha fatto decidere di intraprendere il cammino della scrittura?

Alessandro: Ho intrapreso il cammino tanti anni fa seguendo l’istinto naturale; scrivevo storie e piccoli monologhi quando frequentavo di straforo il DAMS a Bologna invece di seguire i corsi di Agraria a cui ero iscritto; era la parte artistica che usciva prepotente, la assecondavo senza sapere dove mi avrebbe portato, ma l’importante era scrivere perché quando lo facevo stavo bene.

Al: Nessuna scintilla, è stato un processo che è iniziato molto tempo fa.

La lettura per me è sempre stata molto importante: da giovanissimo già divoravo pile e pile di libri di fantascienza, fantasy, avventura, eccetera, e ho continuato a divorare, espandendo sempre di più i miei orizzonti, finché, quattro anni fa, ho deciso di saltare la staccionata e mettermi a scrivere. Perché l’ho fatto? Be’, finalmente mi sono sentito pronto per affrontare un cammino che da sempre sapevo avrei intrapreso, ma che sempre mi era sembrato molto difficile da affrontare. E poi, io sono uno a cui piacciono le sfide complicate e in quel momento avevo bisogno di confrontarmi con qualcosa di nuovo, la sfida più grande, finora.

3. Per Alessandro: Perché consiglieresti a qualcuno di leggere “Balkan Bang!” del tuo collega?
Per Al: Perché consiglieresti a qualcuno di leggere “Biondo 901” del tuo collega?

Alessandro: Consiglio il libro di Alberto per chi ha voglia di leggere qualcosa che esce dai soliti clichè italiani, perché è una bella scossa di adrenalina, dialoghi serrati, personaggi vivi, trama cattiva.

Al: Perché Alessandro ci ha messo il cuore per scriverlo e si vede. E’ un romanzo sanguigno, emotivo, ben scritto. Ed è una storia interessante, attuale e reale, ben diretta e ben montata. Se devo essere sincero al 100%, ci sono un paio di cose che non mi piacciono (e con Alessandro ne abbiamo discusso un po’), ma si tratta di piccolezze dovute alla mia estrema pignoleria. Consigliatissimo!

4. Avete scelto un modo molto differente di rapportarvi ai personaggi e raccontare una storia. Alessandro utilizza, in “Biondo 901”, la prima persona, regalandoci il punto di vista frontale dei personaggi. Il tutto avviene senza filtri, in modo intimista e diretto. La narrazione procede attraverso la voce dei quattro protagonisti che si succedono. Alberto invece narra la vicenda in terza persona, al passato. L’attenzione si focalizza maggiormente sulla trama e la psicologia dei personaggi traspare dalle loro azioni e motivazioni. Per entrambi: Perché questa scelta?

Alessandro: L’uso della prima persona è fondamentale in questo periodo della mia storia come autore, perché riesco a immedesimarmi meglio nel personaggio, ne sento di più le reazioni e le emozioni, perché riesco a ragionare come farebbero loro e quindi a renderli più veri; ed uso il tempo presente perché credo che il lettore venga catapultato più violentemente negli avvenimenti narrati.

Al: Qualcuno che conosce il noir molto bene ha definito la trama di Balkan Bang! come “un’architettura di ferro, retta da un dialogo serrato tra i personaggi”. Per raggiungere questo risultato, avevo pensato che una narrazione “classica” (terza persona al passato) fosse l’ideale per una storia nella quale si muovono molti personaggi e dove nessuno è il protagonista assoluto. Insomma, l’occhio che vede (quasi) tutto mi era sembrata la formula giusta per evitare che il lettore si disorientasse e per mantenere la giusta distanza da tutti gli attori in gioco. E poi hai detto giusto, Barbara: la psicologia dei miei personaggi traspare dalle loro azioni e qui la terza persona mi sembra d’obbligo. E’ il famoso “show don’t tell”, tecnica che io mi sono ben ficcato nelle meningi prima di iniziare a scrivere questo romanzo.

5. Il destino, l’ineluttabilità degli eventi, ma anche le azioni del singolo individuo che possono influire sul futuro. Ho estrapolato due frasi da ognuno dei romanzi, esemplificative di questa tematica. Vi chiedo di commentarle.

Da “Biondo 901”: Minime azioni che determinano il tuo destino. Infinite piccole mosse che segnano la tua vita. Un giocatore di scacchi. Prevedere, calcolare, analizzare. Da “Balkan Bang!”: Il futuro è fluido come il sangue che scorre nelle tue vene. Le carte mostrano strade possibili […] ma le tue azioni possono cambiare le cose fino all’ultimo momento.

Alessandro: In Biondo 901 l’uomo è un giocatore di scacchi perdente: può ingegnarsi a programmare tutto, calcolare ogni passo, cercare di prevedere ogni cosa, ma non può niente contro l’imprevedibilità della vita ed è destinato a soccombere. L’uomo crede di poter avere il libero arbitrio su ogni minima mossa e si illude di essere proprietario del proprio destino. Invece non c’è via di scampo, tutto è già scritto.

Al: La zingara che butta le carte per leggere il futuro cerca di giustificare l’inesattezza delle sue previsioni e invece, senza saperlo o forse facendo finta di non saperlo, spiega una grande verità: noi possiamo tutto. Il destino non esiste, è solo l’illusione di un’umanità convinta di essere succube degli dei. Un’umanità che invece di reagire, preferisce piegarsi a immaginarie volontà ultraterrene. Invece gli dei siamo proprio noi: sono le nostre azioni e le nostre reazioni a quelle degli altri che determinano il nostro futuro. Certo, alcune cose sono complicate da ottenere, molte strade sono difficili da percorrere, ma se hai la giusta motivazione e fai le scelte giuste, puoi raggiungere qualsiasi risultato. Fortuna o non fortuna. Io ne sono convinto e proprio Balkan Bang! è la testimonianza di questa filosofia di vita.

6. I protagonisti maschili sono uomini imperfetti, a volte impreparati, che lottano contro un mondo che mette denaro e predominio su tutto. È il caso di Giordano, il parrucchiere di “Biondo 901” che cerca di realizzare il suo sogno d’amore. È il caso di Emir, il poliziotto animato da ideali e desideroso di riscatto, di “Balkan Bang!”. Per entrambi: Quali sono state le vostre fonti di ispirazione? Cinema, fumetti, letteratura?

Alessandro: Cinema e letteratura senz’altro, ma anche tanta realtà dei nostri giorni. Nei miei lavori la realtà è sempre presente e protagonista, molte storie nascono proprio da fatti di cronaca che mi hanno colpito, da storie che ho sentito e magari vissuto. E i protagonisti maschili sono assolutamente uomini imperfetti, non i soliti eroi di carta ma uomini qualunque con le debolezze e i difetti di tutti, che riescono ad assurgere a protagonisti grazie all’unica arma in loro possesso: l’amore.

Al: Uomini e donne sono esseri imperfetti e proprio per questo sono così interessanti. La perfezione non è di questo mondo e non ci attira più di tanto. Noi, lettori e scrittori di noir e dintorni (ma non solo), cerchiamo casini, storie con problemi, la lotta tra il male e il bene (e, sotto sotto, molti di noi tifano per il male), cerchiamo eroi che cadono a causa dei loro difetti, eroi che si rialzano e poi ricadono. Cerchiamo storie sporche, divertenti, epiche e che, possibilmente, finiscano male. Cerchiamo freak, scherzi di natura, psicopatici. Sesso e violenza. Ironia sottile. Cerchiamo figli di puttana che sembrano angeli e angeli che sono figli di puttana. Per questo i miei personaggi sono così imperfetti.

Riguardo alle mie fonti d’ispirazione, ti posso dire che sono tantissime, ma principalmente di origine visuale: film horror, kung fu, di spionaggio. La galassia Tarantino. Poliziotteschi. Spaghetti western. Blaxploitation. Telefilm polizieschi americani anni ’70. E poi fumetti, tipo Sin City, Marvel e fumetti italiani anni ’70/80, tanto per citarne alcuni. Da un punto di vista letterario, il mio autore preferito è J.P.Manchette, ma il mio ispiratore principale è Elmore Leonard.

Insomma, Barbara, io sono uno stramaledetto divoratore di cultura popolare. E ora ne sono diventato anche un produttore.

7. Parliamo ora dei personaggi femminili. Donne affascinanti e letali per cui vivere o morire e che spesso sono la causa del precipitare degli eventi. È così Letvania, la cui tinta di capelli da il titolo al romanzo di Alessandro. È così Zorka, killer psicopatica bisessuale in cerca di vendetta in “Balkan Bang!”. Per entrambi: Parlo dei rispettivi romanzi e non della vita privata. Com’è la vostra donna ideale? Cosa attira la vostra fantasia quando vi mettete a scrivere?

Alessandro: Io cerco nelle persone – uomini e donne – di tutti i giorni, nelle persone comuni, la scintilla della cattiveria, della pazzia, dell’imprevedibilità, dello spiazzamento. E le donne, per definizione, ne hanno a quintali di queste meraviglie. E non ho una donna ideale, il gusto e la ricerca cambiano a seconda del protagonista della storia; è solo lui a decidere.

Al: Zorka è come tutti gli altri personaggi di Balkan Bang!, donne o uomini che siano. Ha le sue peculiarità, i suoi punti di forza, ma ha pure i suoi punti deboli. Certo, lei ha dei tratti caratteristici molto forti, tratti che colpiscono più di altri perché legati al sesso estremo, ma se ci pensi, anche i personaggi maschili sono dei tipi interessanti. Per rispondere alla tua domanda, direi che per uno scrittore non dovrebbe esistere la donna ideale, altrimenti rischierebbe di produrre troppi personaggi femminili uguali uno all’altro. Bisogna sforzarsi di diversificare. Riguardo a Balkan Bang!, la bellezza è l’unica cosa che hanno in comune tutte le donne del romanzo, una bellezza forte, molto fisica e prorompente. Del resto, ho voluto restare dentro i canoni della letteratura noir/pulp, con femmine bellissime e letali. Nella vita privata, però, mi basta siano bellissime.

8. Colonna sonora dei romanzi. Antonello Venditti, Celentano, e schegge di musica italiana per accompagnare gli eventi in “Biondo 901”. AC/DC sparati a palla nelle orecchie sulle scene del crimine di “Balkan Bang!”. Per entrambi: Queste canzoni fanno parte anche della vostra personale colonna sonora?

Alessandro: Nei miei primi romanzi citavo solo pezzi e cantanti che amo, cosa che invece non ho fatto in Biondo 901: ho costruito per ogni personaggio un modo di parlare, vivere, vedere le cose, ragionare e anche un gusto musicale personalizzato. Ho frugato qua e là nel mio bagaglio musicale ed ho trovato le canzoni ideali per ognuno, e gli accoppiamenti mi sono piaciuti.

Ma Modugno Celentano e Venditti fanno parte della cultura di base di ogni italiano, credo.

Al: Gli AC/DC mi piacciono, ma non sono la colonna sonora della mia vita. La mia “origine musicale” nasce nel punk del ’77, si evolve su binari dark-wave durante gli ’80 e poi, nei novanta, torna su binari più duri, hard-core e metal tipo White Zombie o Sepultura, tanto per capirci (in quel periodo avevo una band che si chiamava Ars Moriendi). Naturalmente, ho sempre ascoltato con gran interesse molte altre cose (per anni ho suonato jazz-fusion), ma le mie radici sono quelle che ho detto. Magari salteranno fuori nei prossimi romanzi.

9. Per entrambi: Un libro rappresentativo che ogni tanto sentite il bisogno di rileggere?

Alessandro: In effetti sono parecchi i libri che ogni tanto riprendo in mano, per studiare un determinato modo di scrivere, per riassaporare un’atmosfera, per carpire il segreto di un ritmo narrativo. Mentre rispondo a questa domanda mi cade l’occhio a destra della scrivania e c’è “La luce della follia” di Daniel Picouly. Faccio questo nome facendo torto a tanti altri.

Al: Due dello stesso autore: Posizione di tiro e Piccolo blues di J.P. Manchette

I romanzi di Leonard sono in continua consultazione.

10. Ora chiederei a ognuno di voi di fare una domanda all’altro. Una curiosità o qualcosa per metterlo in croce, in senso buono, ovviamente.

Alessandro: Ti ho conosciuto con un altro cognome e hai pubblicato come Custerlina. Paura che il primo fosse un cognome troppo comune oppure…?

Risposta di Al ad Alessandro: “Custerlina è un cognome di famiglia che è andato perduto, un po’ per ragioni di successione femminile (tutti i maschi della famiglia erano morti al servizio dell’Impero Asburgico durante la prima guerra mondiale) e un po’ per questioni familiari che non mi sono ancora chiare. Comunque si trattava di un ramo importante della mia famiglia dalla parte di mio padre e ci tenevo a omaggiarlo.
Tra l’altro, Custerlina è un cognome molto raro, del quale ignoro l’origine. Tieni conto che quando l’ho messo in Google la prima volta mi ha dato un solo risultato e si trattava di una graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare a Trieste, probabilmente di un lontanissimo parente mai conosciuto. Inoltre, posso raccontarti un anedotto: questo omaggio al cognome scomparso ha funzionato, perchè una mia vecchia prozia che non ho mai conosciuto (Custerlina da nubile), poco prima che uscisse Balkan Bang! è morta e mi ha lasciato una piccola eredità!”

Al: Mi piacerebbe sapere da Alessandro se ha mai pensato di uscire dagli schemi narrativi di genere giallo/noir per approdare a una scrittura cosiddetta mainstream.

Risposta di Alessandro ad Al: In effetti il romanzo che sto scrivendo – tra mille difficoltà, ho un bambino piccolo che mi succhia via energie e tempo – esce decisamente dal genere nero che ho utilizzato fino ad ora, ma ancora non so cosa sia, come definirlo, ma di certo non rientra nella letteratura cosiddetta mainstream. O forse sì. Boh, vedremo, a me le definizioni non piacciono per niente, mi paiono, a volte, riduttive.

11. Progetti futuri.

Alessandro: Io sono l’opposto di Giordano, non faccio mai progetti né programmi a lungo o medio termine; l’unico progettino è rubare tempo al tempo e alla famiglia per rintanarmi in solitudine e scrivere.

Al: Il sequel di Balkan Bang! e un fumetto, entrambi in cantiere.

barbara baraldi

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