Bruciare biblioteche e musei. Intervista a Gianni Biondillo
Bruciare biblioteche e musei
Negli ultimi atti di un esame all’università mi venne fatta una domanda sulla poetica di D’Annunzio. Cercai di apparecchiare bene la chiacchierata con quanto avevo studiato e, credo, riuscii a cavarmela discretamente perché il docente si appassionò al punto da chiedermi chi in Italia, agli inizi del ‘900, avesse accolto – o raccolto se preferite – l’eredità del Vate. La risposta è semplice, basta non aver dormito troppo sui banchi delle superiori per sapere che i beneficiari sono stati i Futuristi e i Crepuscolari. Pensavo di aver chiuso “l’interrogatorio”, guadagnato la possibilità di svestire i panni del candidato e archiviato la pratica esame, ma così non fu, infatti mi venne chiesto di parlare dei Crepuscolari.
Saranno stati i capelli lunghi o l’aspetto decadente che sfoggiavo all’epoca a indirizzare la scelta dell’argomento dell’ultima domanda, ma il vero problema era che non mi sentivo così preparato e, a dirla tutta, non ho mai avuto troppa simpatia per la nonna felicità, così indossai la solita faccia da burlone e risposi che tra Futuristi e Crepuscolari preferivo i primi ai secondi, perché scrivere poesie in attesa della tisi non mi sembrava una grande idea.
Per fortuna o clemenza, ancora non sono riuscito a capire come riuscii a spuntarla, il professore mi diede la possibilità di parlare dei futuristi.
Non sono mai stato così estremista da voler bruciare biblioteche e musei, anche solo idealmente, perché la storia è una preziosa risorsa, il vero e proprio carburante per il futuro, non una tradizione che grava sulle spalle.
E, cosa da non sottovalutare, anche i Futuristi sono finiti nei musei!
Che dire, provate a immaginare cosa ho provato quando mi è capitato tra le mani Come sugli alberi le foglie, il nuovo romanzo di Gianni Biondillo, basato sulle vicende futuriste di Boccioni, Erba, Sironi, Carrà, Russolo. Giovani che condividevano l’entusiasmo di Filippo Tommaso Marinetti e diedero una scossa “elettrica” all’arte. Il personaggio principale è l’architetto Antonio Sant’Elia e la sua travagliata adesione al movimento artistico. Alcuni romanzi storici che mi è capitato di leggere sono più imparentati con la fantascienza, ma in questo caso l’accuratezza con cui sono stati ricostruiti il contesto e le vicende personali dei protagonisti è davvero notevole. Il piano temporale non ha un andamento lineare, gli anni della formazione dell’architetto si alternano al periodo che trascorse in trincea durante la prima guerra mondiale. Un’ottima scelta che crea un’altalena emotiva nel lettore che assiste alla crescita e alla distruzione di una personalità geniale. Che siate o meno appassionati di storia, Come sugli alberi le foglie è un romanzo da leggere. Tranquilli, non è appesantito da noiose e infinite lezioni accademiche, Biondillo è riuscito a rendere vivo il passato e, cosa non da poco, è una buona occasione per riflettere sul presente.
Se proviamo a pensare a quegli anni non riusciamo a essere completamente oggettivi. La prima guerra mondiale fu, come ogni guerra, una carneficina senza senso, il terreno fertile su cui attecchirono moltissime dittature e le prove generali per la seconda guerra mondiale.
In quegli anni la diffusione del motore a scoppio rimpicciolì il mondo, si potevano coprire distanze impossibili in tempi incredibili per l’epoca. L’amore per il dinamismo fu una pericolosa ubriacatura che trasformò il destino in meccanica e sostituì l’uomo con la macchina.Biondillo riesce a cogliere lo stupore degli uomini davanti alla possibilità si sorvolare per la prima volta l’oceano a bordo di un velivolo o correre da un punto all’altro della città alla folle velocità dei quaranta chilometri orari, ma ha anche la capacità di mettere in scena la facilità con cui l’essere umano viene schiacciato in trincea da queste e molte altre meraviglie tecnologiche.
Fu un periodo di grande fermento ma ne siamo usciti sconfitti, abbiamo perso la centralità e non siamo più la misura di tutte le cose.
Sono solo io a vedere un inquietante parallelismo tra i primi del ‘900 e il periodo in cui stiamo vivendo?
Direi che è il caso di chiederlo direttamente a Gianni Biondillo.
Innanzitutto grazie della disponibilità per questa breve intervista. Come sugli alberi le foglie può essere un romanzo per innescare, attraverso una ricostruzione storica, riflessioni sul presente come nella tua serie di romanzi dedicati all’Ispettore Michele Ferraro?
Tutti i romanzi parlano del presente. Anche quelli ambientati nel neolitico o nel futuro estremo dell’umanità. Lo scrittore decide solo il punto di vista, la giusta distanza per mettere a fuoco le cose.
Da dove nasce l’idea o l’esigenza di scrivere un’epopea futurista?
Io volevo scrivere un libro su Antonio Sant’Elia, fare un tributo ad un artista poco conosciuto eppure geniale. Un architetto che non ha costruito nulla nella vita, ha immaginato per noi il futuro che non ha potuto vivere, perché morto sul Carso a 28 anni. Poi la cosa m’è sfuggita di mano, ed è diventata una sorta di elenco del telefono. Un romanzo corale dove ci sono artisti, giornalisti, sportivi, militari…
Ci sono parecchi nomi illustri, perché hai focalizzato la tua attenzione proprio su Antonio Sant’Elia? Non credo sia solo dovuto al fatto che siete colleghi.
E invece sì. Perché per me, fin da studente del Politecnico, l’idea di quel ragazzo che non aveva costruito mai nulla, eppure era entrato in tutte le storie dell’architettura, affascinava. Fossi stato più furbo avrei dovuto scrivere un romanzo su Boccioni, molto più famoso (e presente anch’esso nel libro, come è ovvio). Ma io non sono uno scrittore furbo. Sono uno scrittore onesto.
Internet ha ulteriormente accorciato le distanze e azzerato la fisicità del mondo. Che rapporto hai con la rete e, se te la senti, vuoi provare a dirci dove ci porterà questa mobilitazione informatica?
Come diceva il poeta: “ho sempre avuto rapporti puerili col potere”. Lavoro con la rete, come è ovvio, ma cerco di starci il meno possibile (non sono iscritto a nessun social). Internet sembrava la grande opportunità democratica del mondo, e io ci ho creduto. Ormai è diventata un fogna di rancorosi, disillusi, rabbiosi, inferociti. Non stiamo dando un gran bel spettacolo di noi ai posteri.
Hai dei consigli da dare a chi vorrebbe intraprendere la carriera da scrittore?
Cercatevi un lavoro vero.
Progetti futuri?
Dormire. Sono due mesi che giro per l’Italia in lungo e in largo a fare promozione, ho bisogno di riposo
Buona scrittura.
Grazie. Anche se, chi lo sa, magari ora mi dedico alla danza classica…