È arrivato in libreria Caccia in laguna, il terzo romanzo storico di Anna Sullam, edito da Sem. Sempre ambientato a Venezia colpita dalle tragedie della Seconda guerra mondiale, questa terza prova della fine ricercatrice storica che ha a cuore un’accurata disamina delle ferite inferte al popolo ebreo, è ambientata a settembre del 1945.
Le ferite inferte da fascisti e nazisti hanno lasciato strascichi incancellabili. Lo dimostra il caso su cui deve indagare il maresciallo Giuseppe Russo, che vediamo felicemente ammogliato con Bianca, incinta del suo primo figlio. Nelle indagini lo troviamo accompagnato dall’amico e collaboratore Rodolfo, che abbiamo conosciuto come segretario di una scuola ebraica ne Il sesto comandamento.
Caccia in laguna ha un incipit in chiave noir ma poi si addentra nel viscere della città e, in particolare, nelle situazioni poco chiare che hanno caratterizzato il periodo post-bellico. Al centro del romanzo leggiamo l’omicidio di un commissario di polizia con un passato da integerrimo fascista, ritrovato in una calle e, in seguito l’assassinio di una ragazza.
Il romanzo è un caleidoscopio di narratori, ciascuno contribuisce con il proprio vissuto e soprattutto il proprio punto di vista a mettere in luce indizi e false piste per cui il lettore è stimolato al massimo a cercare di individuare quale potrebbe essere il possibile omicida. Di conseguenza l’indagine ufficiale è accompagnata da alcune indagini parallele, per motivi correlati alla vita e alla storia di alcune famiglie, e sempre indissolubilmente intrecciati alla storia della comunità ebraica.
Va notato che dopo il prologo, il romanzo inizia il 17 settembre 1945 con la rievocazione del Kippur, ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell’espiazione, e si conclude con una festa ebraica. Questa storia circolare, quindi, brilla per i temi su cui riporta l’attenzione l’autrice, che tanti studi ha dedicato alla storia ebraica, a partire dalla lingua, anche attraverso il libro I nomi dello sterminio.
Venezia ci affascina con il fascino delle sue calli e dei suoi campielli, ma anche dei suoi angoli più nascosti, ed è rappresentata attraverso la polifonia cromatica dell’alternarsi delle stagioni. Dinamiche storiche, personali e intime si intrecciano nel terzo romanzo di quella che al momento è una trilogia, inaugurata nel 1940 con l’omicidio di una professoressa di una scuola ebraica, nata in seguito alle leggi razziali. L’ultimo inganno, invece, il secondo romanzo, si sposta al 1943 e agli Alberoni frequentati dagli ebrei, in un clima ancora più repressivo.
La trilogia rivela il carisma di un’autrice che ha saputo mettere in luce la profondità della ferita ebraica e sviscerarne le implicazioni. La scelta del genere giallo appare, quindi, molto azzeccata per coinvolgere il lettore in una caccia all’assassino che è al tempo stesso una discesa densa di sofferenza sino alle radici di una parte inaccettabile della storia.