Il cappello del maresciallo



Marco Ghizzoni
Il cappello del maresciallo
Guanda
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Boscobasso, immaginario paesino nel cremonese “in riva al Po”, è in subbuglio. Il liutaio Antonio Arcari (“il marito puttaniere sepolto nella tomba di un altro”) viene ritrovato morto stecchito alla stazione. Imbarazzanti indizi fanno ritenere che il facoltoso personaggio, emulo dell’arte di Stradivari, stesse consumando un clandestino rapporto prezzolato…
La procace neo-vedova Edwige Dalmasso si preoccupa di organizzare una sepoltura degna del censo del marito e non esita a sfruttare il proprio ascendente sul becchino – il Bigio, dipendente comunale con parentela nell’agenzia funebre Morselli – per scippare il loculo nel quale è seppellito l’ex sindaco Rosario Pitino.
Alla misteriosa morte dell’Arcari fa seguito il ritrovamento di una salma nel parco comunale. I sospetti cadono sul macellaio Primo Ruggeri (“E allora come spiegare il suo mannarino sul luogo del ritrovamento del cadavere?”), zio di Ivano, lo scemo del villaggio…
L’impiegata comunale Gigliola Bittanti (“la Mina dei poveri”), zitella indomita a tutto disposta pur di vivere il suo momento di celebrità, intende rendersi protagonista di uno scoop relativo al ritrovamento dell’Arcari e non esita a blandire con ogni mezzo Villa, cronista d’assalto del quotidiano locale.
Le evanescenti, dispersive indagini condotte dai carabinieri (il maresciallo Nitto Bellomo, il brigadiere Mancuso e l’appuntato Cannizzaro) si combinano con le vicende sentimentali che convergono sulla bella Elena – figlia della perpetua di don Fausto – contesa tra il sindaco Ferraroni e il brigadiere Mancuso, ma destinata al terzo che godrà…
E che ci fa “Il cappello del maresciallo” del titolo a casa dell’Edwige (“Ma perché il maresciallo era senza cappello?”)?
E riuscirà la battagliera siciliana Concetta Pitino, sorella dell’ex sindaco defunto, a restituire alla salma del fratello il proprio loculo (“Aveva chiesto a Ferraroni di riesumare il corpo del Rosario e di buttare fuori dal suo loculo… il morto abusivo. Chiunque fosse”)?
Le gesta esilaranti dei personaggi che popolano una provincia nebbiosa e culinaria vivacizzano capitoli-siparietti di una pantomima colorata di giallo tenue e sfumato. Una bella prova d’esordio per Marco Ghizzoni, che – con stile agile e divertente – tiene il lettore incollato, tra una risata e l’altra, alle traversie di salme trafugate, a setacciare golene per recuperare la testa mozzata di un cadavere…

Bruno Elpis

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