Faccia a faccia con Carlo A. Martigli

Lei è scrittore, giornalista, editor. Dal suo punto di osservazione, quali sono le tendenze delle letteratura italiana contemporanea? In particolare, c’è un’evoluzione nel giallo/noir?

Per quanto riguarda le tendenze della letteratura, il giallo noir è sempre in voga, almeno per quanto riguarda le vendite, ma la nuova tendenza è quella del giallo storico. Per due motivi principali: il primo è ormai saturo e l’iniziale qualità ha ceduto il passo a una quantità non sempre di valore. Il secondo, nato con Umberto Eco e sviluppato dalla letteratura anglosassone, è in fase di crescita costante, forse perché le “storie” sono legate alla “storia”.

Ha pubblicato per Mondatori molti romanzi horror per ragazzi con lo pseudonimo di Johnny Rosso nella collana Superbrividi. Cosa attira maggiormente bambini di oggi: il genere fantasy/horror o i polizieschi? Quanto leggono i ragazzi?

L’horror sicuramente, e senza il fantasy che ormai ha stancato anche i più tradizionalisti. E nelle mie tornate scolastiche ho scoperto che i ragazzi e le ragazze dai 10 ai 13 anni leggono di più di quanto non ci si aspetti, ma magari si vergognano a dirlo. Sembra non sia di tendenza…

Parliamo di romanzo thriller – storico in Italia. Negli anni successivi a “Il nome della rosa” il genere ha preso forza e molti sono gli autori di mistery o di noir storici. Cos’è che attrae il lettore del romanzo thriller contaminato con l’indagine storica?

Proprio la contaminazione è uno dei motivi di attrazione maggiore. Il mescolare sapientemente fatti e persone realmente esistiti e con altri immaginari, riprodotti in un contesto storico reso in modo rigoroso e fedele rendono a volte più incisivo e piacevole il racconto, lo fa sembrare più vivo e più reale. Sempre che, ovviamente, sia scritto bene, e non accade sempre così. Delle volte la descrizione diventa pedante e autocelebrativa delle competenze dello scrittore e allora il libro è davvero noioso.

Il suo romanzo, diventato long seller, “999 L’ultimo custode”, ha avuto un grande successo editoriale, in Italia e all’estero. Quali sono gli ingredienti per la costruzione di un romanzo di così ampio respiro, che racconta in tre filoni narrativi epoche storiche più o meno lontane?
Credo che i motivi del successo di 999 L’Ultimo Custode siano da ricercarsi nella trama, che non inventa, ma riprende un avvenimento straordinario realmente accaduto, come la volontà di un ricchissimo filosofo di unificare le tre religioni monoteiste più di 500 anni fa, e nella scrittura piana, che pure trattando temi di grande levatura, li rende accessibili a un vasto pubblico. La regola è non annoiare mai il lettore, non tradirlo con baggianate inventate di sana pianta e dargli la voglia di finire il libro in una serata. Gli ingredienti sono banali: scrivere di ciò che si conosce, ovvero studiare e aggiornarsi sempre, perché il lettore o sa o sente se lo si sta imbrogliando. Infine, una grande passione per la scrittura. Non scrivere per necessità o per abitudine, ma scrivere di “pancia”, dico spesso.

Perché la scelta di Pico della Mirandola come protagonista?
Mi sono imbattuto in Giovanni Pico della Mirandola nei miei studi comparati sulle religioni. Le sue conclusioni cabalistiche mi hanno affascinato e ancora di più il fatto di voler arrivare a stabilire l’unicità di un Dio, in un’epoca dove tra cristiani, ebrei e mussulmani ci si ammazzava in ogni occasione. Più o meno, come adesso, insomma.

E’ appena uscita Toscana Misteriosa, una guida a cinquantadue località in altrettanti racconti, pieni di terrore, mistero e curiosità. Un’idea molto innovativa per coniugare due generi, quello della guida turistica e quello del racconto del mistero, che altrimenti sarebbero lontani. Come le è venuta questa idea?

Ho sempre amato il mistero, e quando viaggio non mi fermo mai alla superficie, non amo il turismo mordi e fuggi. Un giorno parlando con Pietro D’Amore, il *patron* di Castelvecchi, gli dissi che un libro suddiviso regione per regione, dove ogni scrittore parlasse, più che scrivesse, a modo suo dei misteri della sua terra non era mai stato fatto. E così è nata la collana Italia Misteriosa. Ovviamente mi sono riservato la Toscana, la mia terra, che mi ha insegnato a leggere prima e a scrivere dopo.

Per finire: cosa pensa dei manuali di scrittura e delle scuole di scrittura? A lei per esempio, quando ancora si affacciava nel campo della scrittura, sono serviti i manuali e le scuole? O è autodidatta?

I manuali di scrittura sono delle porcherie, fatti tanto per venderli, ma non servono assolutamente a nulla. I corsi di scrittura, invece, se personalizzati al gruppo di aspiranti scrittori, possono essere molto utili. Io, ad esempio, non ne faccio mai uno uguale. Personalmente sono autodidatta, nel senso che la passione per la scrittura è nata sui banchi delle medie. La tecnica è nata invece da mille letture diverse. L’unico modo per imparare a scrivere correttamente, dalla grammatica alla sintassi fino al lessico e alla capacità di strutturare una storia, è quello di leggere tanto e di tutto. In Italia purtroppo c’è gente che presume di scrivere senza leggere.

Progetti per il futuro?
C’è qualche progetto cinematografico in qualità di sceneggiatore, alcune collaborazioni a riviste, continua il mio divertimento nello scrivere horror per ragazzi come Johnny Rosso e soprattutto sono impegnato nella stesura del mio prossimo romanzo, che uscirà l’anno prossimo. Una storia che non tradisce i centomila lettori di 999 L’Ultimo Custode e che contiene al suo interno un mistero, reale e concreto, molto più grande e inquietante, se possibile, rispetto al romanzo precedente. Una vicenda sconvolgente, assolutamente vera. Non posso dire di più, fino all’uscita tutto è top secret, ordine perentorio del mio agente e amico Piergiorgio Nicolazzini.

Susanna Daniele

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