Casa di mare



Marco Buticchi
Casa di mare
Longanesi
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Una storia, un sofferto diario fatto di ricordi, discussioni, contrasti, delusioni, dolori ma a conti fatti un diario d’amore di Marco Buticchi dedicato a questo suo quasi mitologico padre, un fragile semidio votato all’autodistruzione. Ma, e soprattutto, la vita di un padre fotografata e raccontata da suo figlio, l’umanissimo maestro dell’avventura Marco Buticchi.
Tuttavia, la storia di Albino Buticchi, che ora suo figlio mette coraggiosamente su carta, come in una sorta di liberazione quasi per esorcizzarne la memoria, non è fiction ma un incredibile storia vera di vita vissuta.
“Casa di mare” è il ritratto struggente che Marco ha dedicato a suo padre, il famoso industriale ligure Albino Buticchi. Alla sua esistenza tanto eccezionale quanto fragile, vissuta come una perenne, affannosa ricerca di fare sempre meglio e di più, di cadere e ricominciare, dell’andare oltre, al di là di ogni ostacolo senza fermarsi mai, corteggiando le emozioni forti al volante, al tavolo da gioco e giocando all’infinito con la morte in un’insopprimibile roulette russa.
La storia di Albino Buticchi è quella di un bambino, orfano di madre e ultimo di sette figli che guardava il mare, di un ragazzo esuberante che forse immaginava un dorato futuro, di un uomo che dal nulla creava un impero per poi dissolverlo sotto la spinta incontrollabile delle sue passioni. Famiglia, affetti, incontri femminili devastanti, tutto e sempre senza rinunciare mai. Un personaggio dalla vita movimentata ma sempre schivo, schietto, che sapeva gestire alla pari i rapporti con l’alta società internazionale, e che aveva saputo sempre rialzarsi e ripartire fino a quella notte: la notte di San Valentino, il 14 febbraio del 1983. Non una serata allegra e di festa, per Albino Buticchi appena tornato da Montecarlo dove ha lasciato un patrimonio al tavolo da gioco e che ora è solo, nella penombra, nella sua villa di Lerici.
Attorno a lui il silenzio, ma i pensieri, la voluttà dell’autopunizione o forse l’intenzione di chiudere, di abbandonare la scena, lo sopraffanno, e tutti lo portano verso la stessa idea, farla finita con la Beretta 7,65 che tiene in mano. L’arma che si punterà alla tempia. E poi… il calvario di vent’anni.
Ma cosa ha veramente spinto lui, combattente di successo, a quel gesto estremo? La sua vita, che forse in quel momento gli corre davanti agli occhi, è stata solo dettata delle sue passioni: correre e sbalordire al volante delle auto da corsa, che lo hanno laureato grande pilota in gara con alcune tra le più belle e famose vetture della sua epoca. Come scordare le sue Mille Miglia, ardimentose e audacemente sofferte. Poi l’altra passione furiosamente coinvolgente votata al calcio, che lo fa, poco più che quarantenne, presidente del Milan. E quella per le bellissime barche a vela e a motore, con le quali ha visto il nascere della Costa Smeralda. Ma anche l’altra subdola, terribile, dalle conseguenze tragiche, per il gioco d’azzardo: una passione divorante e incontrollabile che l’ha costretto ad accumulare perdite miliardarie. Un’esistenza la sua sempre sopra le righe, costellata di avventure – a cominciare dalle difficile e pericolose esperienze durante la seconda guerra mondiale, dall’impulsivo arruolamento nella legione straniera fino alla vertiginosa ascesa economica e sociale durante gli anni settanta/ottanta. Ḕ caduto e si è rialzato, ha superato crisi, scandali, attacchi, colpi bassi. Sempre al limite, ha vissuto avventurose vittorie e amare e romanzesche sconfitte.
In Casa di mare riscopriamo il vivido affresco dell’Italia dell’ultimo secolo, dal Dopoguerra alla Dolce Vita, dagli anni della rinascita a quelli del grande calcio italiano. E sono state proprio le persone diverse e speciali come Albino Buticchi a far ripartire l’Italia quando della Nazione restavano solo macerie e, a loro modo, a contribuire all’esplosione del boom economico.
Una lente mirata su un paese capace di risorgere grazie alle intuizioni e al coraggio dei protagonisti di quell’epoca, perché questa storia di Albino Buticchi è anche una semplice ma grandissima storia italiana.

Ha scritto di lui suo figlio Marco:
«Seduto di fronte alla sua esistenza densa di avventure come un romanzo, ho ascoltato i racconti di mio padre con la devozione di un figlio che compie i primi passi stringendo la mano di chi lo guida. Senza sapere se mai avrei trovato il coraggio di aprire questo ripostiglio così intimo da diventare, paradossalmente, universale. La storia che andavo raccontando diventava sempre meno mia e sempre più parte di una Nazione meravigliosa, ricca di uomini e donne eccezionali, capaci di scrollarsi di dosso le macerie della guerra e lo spettro della fame».

Albino Buticchi è stato petroliere, pilota d’auto e dirigente sportivo. Dopo una giovinezza nella Resistenza, contrassegnata anche da una deportazione, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta diventò responsabile della BP (British Petroleum) nel Nord Italia. Nel 1972 divenne maggiore azionista e presidente dell’Associazione Calcio Milan. Entrato in contrasto con i tifosi e con il capitano Gianni Rivera, lasciò la presidenza nel dicembre del 1975. Frequentatore assiduo delle case da gioco, nel 1983 tentò il suicidio: si sparò alla testa e perse la vista. È scomparso il 13 ottobre del 2003 a La Spezia.

Patrizia Debicke

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