Un film duro e dolce allo stesso tempo. Un pugno allo stomaco a questa Italia confusa. Cosě dopo il viaggio verso la coscienza e la disubbidienza (all’ingiustizia) di “Io non ho paura” Gabriele Salvatores gira un(‘altra) favola nera, affollata di lupi, agnelli e bambine col cappuccio rosso, che procede in direzione contraria e parallela dentro un cono d’ombra e nella risonanza panica del paesaggio. Dopo essere andato a Sud, l’autore si sposta nel lontano e mitizzato Nord, palesandolo e rivelandone i tratti spaventosi. Un luogo di sassi e fango abitato da tre personaggi immersi in un sordo rancore nichilista, che si trascinano giorno dopo giorno tra voglia di integrazione e profonda insicurezza. Come dio comanda descrive le ferite e le miserie di “precari” dell’esistenza sgradevoli e violenti. Ancora la collaborazione con Niccolň Ammaniti, scrittore amato e consacrato. Nato a Roma il 25 settembre 1966, si č quasi laureato in Scienze Biologiche con una tesi intitolata “Rilascio di Acetilcolinesterasi in neuroblastoma”. Nonostante gli mancassero pochi esami non ce l’ha fatta, e la leggenda vuole che l’abbozzo della sua tesi si sia trasformato in “Branchie!”, il primo romanzo. Assieme al padre Massimo, docente di Psicopatologia generale e dell’etŕ evolutiva presso La Sapienza di Roma, ha pubblicato “Nel nome del figlio”, un saggio sui problemi dell’adolescenza. Da lě una serie di successi fino appunto al Premio Strega nel 2007 proprio a “Come dio comanda”. Nel numero della rivista Panta ( Panta nasce nel 1990, fondata da Pier Vittorio Tondelli assieme ad Alain Elkann ed Elisabetta Rasy; dopo la morte di Tondelli entrerŕ a far parte del comitato fondatore anche Jay McInerney. L’intento di Tondelli era realizzare una rivista di letteratura e non una rivista letteraria, nel senso che, ispirandosi all’inglese Granta, – l’assonanza si deve a Moravia, che inventň il nome di Panta – si volevano raccogliere prove narrative intorno a un tema. Panta si configurava quindi come un’antologia di racconti, un’esperienza di laboratorio di scrittura. Il primo numero monografico, con l’editoriale di Tondelli, č stato Panta Paura. Tondelli se ne č occupato per circa quattro numeri. Dopo la sua morte, sembrava che la rivista dovesse chiudere. Invece vive con molti cambiamenti) uscito recentemente per Bompiani «Panta, Visioni tra cinema e letteratura» a cura di Francesco Casetti ed Elisabetta Sgarbi, antologia di colloqui sul cinema. c’ č la conversazione inedita di Alain Elkann con Alberto Moravia. Nella quale c’č questo passaggio…E: Come mai quasi tutti i tuoi romanzi diventano film?
M: Perché vengono in parte dal cinema, cioč sono teatrali, dunque ritornano all’origine. I miei romanzi sono quasi tutti drammi travestiti da romanzi. …”
Ecco lo stesso vale per i romanzi di Niccolň Ammaniti. La storia ruota attorno ai personaggi di Cristiano Zena e di suo padre Rino, intrecciata strettamente a quella dei due amici Danilo e Corrado, detto Quattro Formaggi. Rino č un alcolizzato di fede nazista, violento, con un lavoro precario. Alleva da solo il figlio tredicenne Cristiano. Danilo, abbandonato dalla moglie dopo la morte della figlioletta di tre anni. Oltre a Rino, c’ č anche Quattro Formaggi, un ritardato mentale pieno di tic, che ha come piů grande passione la costruzione di un enorme presepe i cui personaggi sono giocattoli trovati al parco giochi. Oltre ai personaggi principali, sono coinvolti altri personaggi in particolare Fabiana, una ragazzina che frequenta la stessa scuola di Cristiano, e Beppe Trecca, l’assistente sociale che si occupa del caso dei due Zena.
Un passaggio non lieve in questi anni “duri”. Una visione pasoliniana della Vita, dove sicuramente esiste, nonostante, la violenza, il Seso Religioso. Bravissimi tutti gli attori, bravissimo il giovane Alvaro Caleca nel ruolo intenso del figlio.
Un film da vedere per riflettere.