Contest Cocco e Magella – I racconti vincitori

Concorso Cocco e Magella – Continua l’incipit e vinci – 
5° Classificato il racconto di Alessandro De Cinti

Il 15 settembre del 2014, intorno a mezzogiorno, la professoressa Aurora S*, 34 anni, insegnante di Scienze, uscì dal portone principale della Scuola media di Lambrate, Milano, diretta come ogni giorno verso la stazione Centrale.
Dopo aver salutato un paio di colleghi, Aurora fu vista allontanarsi da sola verso l’angolo compreso tra via Feltre e Piazzale Udine. I familiari e l’ex compagno diedero l’allarme intorno alle quattro del pomeriggio, e le ricerche della Polizia iniziarono verso le diciotto. Al momento della scomparsa indossava una giacca di velluto beige, una maglietta fucsia, dei jeans e un paio di scarpe da ginnastica.
“Ispettore, nuova segnalazione da Milano”.
La speranza che tutto fosse uno scherzo, un brutto scherzo, era svanita ormai da un paio d’ore.
L’ispettore Harris lo aveva capito molto bene quando era stato convocato d’urgenza per coordinare una task force internazionale per affrontare quella che sarebbe passata alla storia come la prima “caccia all’uomo social”.
Nel quartier generale predisposto nella sede di Scotland Yard la tensione cresceva di minuto in minuto.
“Dettagli”
“Donna, bianca, 34 anni. Nessuno ha visto nulla. Allarme inviato due ore fa, la Polizia italiana ci ha contattato immediatamente dopo la pubblicazione. Identiche modalità: abiti del soggetto perfettamente piegati su una bandiera italiana insanguinata in primo piano, soggetto sfocato sullo sfondo. Non abbiamo certezza che sia lei. L’account 1.200 minutes for 20 conta già un milione di followers, e i contatti aumentano esponenzialmente di minuto in minuto”.
“I paesi ufficialmente coinvolti sono sette: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Germania, Russia, Cina e Italia. Chiama Washington. A che punto siamo con l’individuazione dei punti da dove trasmettono?”.
“Abbiamo un team con i migliori hacker internazionali. E’ solo una questione di tempo”.
“Dannazione, il tempo è l’unica cosa che al momento non possiamo permetterci. Siamo on-line”.
Le reali dimensioni della minaccia vennero rese note al mondo alle 19 in punto ora di Londra, con la pubblicazione su “1.200 minutes for 20” di 20 foto e un testo in diverse lingue che lasciavano ben poco spazio ai dubbi:
“Ci rivolgiamo a voi, potenti del mondo, chiusi nelle vostre torri d’avorio, lontani dalla realtà.
Giochiamo questo gioco.
Ma riflettete bene sulle regole.
Abbiamo nelle nostre mani venti persone, una per ogni paese del G20, scelte in maniera assolutamente casuale. Persone la cui unica colpa è stata quella di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Facciamo a voi una semplice richiesta.
A cosa siete risposti a rinunciare per salvare l’inutile vita di queste 20 persone?
Non cercate collegamenti, non perdete tempo a tracciare profili.
Riflettete sul perché delle vostre scelte passate.
Non potete più sbagliare.
Siamo stanchi di dover lottare per le briciole che cadono dalle vostre tavole.
Non provate a rintracciarci.
Se vi avvicinerete troppo una persona ogni ora morirà.
Se ci ignorate una persona ogni ora morirà.
Se sbaglierete le risposte una persona ogni ora morirà.
E la colpa sarà la vostra. Solo che questa volta non potete raccontare bugie al mondo. Il mondo intero ora vi guarda.
Avete davanti a voi 1.200 minuti, 20 ore, un’ora per ogni ostaggio a partire da questo istante.
Abbiamo deciso di iniziare dall’unico partecipante che non è un Paese; da un cittadino dell’Unione Europea.
Chiediamo un impegno formale davanti al mondo intero per migliorare le condizioni di vita del pianeta. Impegni concreti, con tempi certi.
Saremo solo noi a giudicare se le proposte sono sufficienti o meno.
Alla scadenza di ogni ora leggeremo i vostri post, se riterrete importante di rispondere: alla scadenza di ogni ora una persona sarà liberata o sacrificata.
Leggeremo solo i post che arriveranno da account ufficiali governativi.
Questo è solo l’inizio.
Gli impegni che prenderete dovranno essere rispettati; noi saremo qui a controllare.
Il mondo vi guarda.
Il mondo non vuole proclami.
Il mondo vuole azioni concrete.
Subito.
Guardatevi intorno: i prossimi a sparire potreste essere voi”

“Ispettore, abbiamo contattato Washington e Pechino. La minaccia è considerata concreta”.
“Chiama tutti i responsabili operativi. Mancano 57 minuti per la prima risposta ufficiale. Qual è la situazione?”.
“Abbiamo individuato 19 luoghi”.
“Livello di affidabilità?”.
“100%. Ne manca uno, quello dal quale è stato inviata la rivendicazione. Le squadre tattiche sono sul posto”.
“Aspettiamo di beccare solo l’ultimo fottuto bastardo…”.
“Ispettore ci siamo, abbiamo anche l’ultimo collegamento. E’ un indirizzo di Londra. Lo avevamo in casa”.
“OK bene. Attivate la linea internazionale.
Eccovi, vi aggiorno sulla situazione.
Abbiamo identificato i punti di comunicazione dai quali sono state inviate le segnalazioni. Abbiamo squadre di intervento tattiche pronte ad agire. Non abbiamo contatto visivo con i presunti ostaggi. Aspettano solo il nostro ok per intervenire. Vediamo cosa troviamo e poi ci occupiamo della questione mediatica. Sul log è il caos.
L’alternativa è negoziare una risposta. Proponiamo qualcosa e prendiamo tempo”.
La situazione era sotto controllo. Prendere decisioni difficili era il suo lavoro, ed era quello che gli riusciva meglio. Meglio che a chiunque altro.
Certo il rischio questa volta era veramente alto.
“Abbiamo ancora 15 minuti per prendere una decisione. Una bozza di risposta per il piano B è sui vostri tavoli”.

Oggi sono state diffuse on-line notizie riguardanti un complotto ad opera di una sedicente organizzazione terroristica internazionale, il cui obiettivo sarebbe stato quello di creare un nuovo ordine mondiale. Tale organizzazione avrebbe sequestrato venti cittadini nel mondo. La notizia ha fatto immediatamente il giro del mondo, suscitando ovunque paura e allarme. Gli investigatori internazionali, coordinati dall’investigatore Harris di Scotland Yard, hanno individuato in Graham Smith, cittadino britannico, il responsabile delle minacce.
Il soggetto sembra essere stato ucciso in un conflitto a fuoco con gli agenti durante un blitz.
“Cosa ne pensa ispettore?”.
“Aspettiamo e verifichiamo la reazione sui social”.
Graham Smith era un hacker ben noto alle forze dell’ordine. Dalle prime notizie rilasciate agli organi di stampa sembra che Smith, che aveva da poco perso il lavoro e stava per divorziare dalla moglie, avesse problemi di depressione per i quali era da tempo in cura.
Nel garage della sua abitazione alle porte di Londra è stato trovato materiale al momento al vaglio degli investigatori.
Gli inquirenti sono giunti a Smith avendo rintracciato il computer che è risultato essere quello dal quale risultano essere stati violati i siti della polizia di molti paesi internazionali. Accedendo alle informazioni relative a segnalazioni di persone scomparse avrebbe quindi organizzato quello che viene ritenuto un “gioco” molto pericoloso. Avrebbe poi creato una rete con 19 computer nel mondo di ignari cittadini, manipolato alcune foto e pubblicato tutto su “1.200 minutes for 20”.
“Questa brutta storia dovrebbe far riflettere l’opinione pubblica sul concetto di libertà on-line e sul pericolo dei social network. Ringraziamo le forze dell’ordine e tutti coloro i quali hanno seguito sui vari social questa caccia all’uomo social”, ha concluso l’ispettore Harris nella conferenza stampa appena conclusa.
Tutto questo la settimana in cui è al vaglio del parlamento inglese una proposta di legge per limitare l’accesso e la circolazione di informazioni su Internet, proposta che sta suscitando molte polemiche.
Vi aggiorneremo sugli sviluppi dell’indagine.
Passiamo alla crisi internazionale…
“Ispettore può venire un attimo?”.
“Che succede?”.
“Succede che questo non volevo vederlo, è già on-line”.

“Pensavate che chiudere un account potesse cancellare la realtà?
Avete ucciso nuovamente persone innocenti e diffuso menzogne per coprire le vostre incapacità.
Abbiamo simulato dei sequestri di persona, ma non abbiamo fatto del male a nessuno. Potete dire lo stesso?
Lasciamo al modo libero la risposta.
Vi avevamo solo chiesto di impegnarvi per migliorare la situazione del mondo. Avete dimostrato al mondo che non vi interessa di nessuno che non siate voi stessi.
Ora porteremo la paura nelle vostre case, in ogni paese abbiamo cellule dormienti pronte a colpire.
Saremo giudici ed esecutori.
Le sentenze saranno discusse ed emesse on line.
Inizieremo da tutti i responsabili del sangue innocente di Graham Smith, nostro cyber martire. La sua unica colpa è stata quella di non proteggere la propria rete wi-fi.
Potete manipolare la stampa ma non potete fermare la verità”.

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