Così si dice



Francesco Abate
Così si dice
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Rudy Saporito, protagonista del Cattivo cronista edito nel 2003, si risveglia dal coma dopo undici anni; Era stato spedito alle soglie del “non ritorno” da un fidanzato geloso al quale il farabutto giornalista aveva scippato la disinvolta fidanzatina.
Il ritorno alla vita non è certo indolore. Rudy si è addormentato cinico giornalista di cronaca, single impenitente, egoista allo stato puro, si risveglia in balia dell’indifferenza generale e dei mutamenti profondi avvenuti.
Secondo una spietata legge del contrappasso, lui che era ricercatissimo dal popolo della notte e predatore femminile ineguagliato, deve ora fare i conti con un’ex fidanzata, Angela, che è promessa sposa ad un suo facoltoso cugino ed una graziosa ragazzina di dieci anni frutto della sua relazione con la donna.
Finiti i tempi delle pazze imprese, delle notti di nera, delle frequentazioni ambigue e delle “protezioni”eccellenti.
L’unica compagnia di Rudy, ora, è un badante moldavo che lo segue come un’ombra, dapprima ignorato dal protagonista e che poi si rivelerà prezioso.
Il cellulare non squilla più, gli amici che lui considerava dei perdenti hanno fatto carriera e ora godono della sua caduta in disgrazia trattandolo con arroganza.
Tra tutti, Filo, ex amico giornalista sfigato, divenuto nel frattempo suo direttore, che salda i suoi conti con Rudy rivangando mille umiliazioni subite e vendicandosi.
Saporito è quindi spedito in Costa Smeralda, dall’astioso direttore, in una redazione assolutamente secondaria rispetto a quella cagliaritana e che gode solamente della luce riflessa delle varie veline sgambettanti del mese di agosto.
Ma nella patinata Costa Smeralda non approdano solo yacht e vacanzieri più o meno burini, la malavita ha esteso i suoi loschi interessi e li ha resi “presentabili” attraverso una manager femminile d’assalto, Gaia Spegno, a capo di una Finanziaria che concede mutui ai piccoli imprenditori della zona.
La riscossa di Rudy parte da qui. Il suo indomabile genio investigativo, la sua totale e congenita “malafede” nel vagliare le situazioni( per altro assolutamente vincente), le sue alleanze preziose con nuovi personaggi lo porteranno a tornare quello di un tempo.
Nessun ravvedimento, questa non è la storia della bella conversione di un animo un po’ abietto che ritrova la giusta via dopo l’esperienza dolorosa della malattia.
E’ una rinascita rabbiosa e meditata.
Rudy sceglie i suoi nuovi alleati e rispetto al primo romanzo ha armi intellettuali e di ricerca più avanzate. Qui si coglie anche una maturazione dello stile del suo creatore, che partendo da un giornalismo militante e ben documentato ha creato una storia di malaffare credibile e ben congeniata.
Le sfumature di costume e caratteriali dei personaggi sono come sempre spassose e intriganti con un retrogusto amarissimo.
La Sardegna è anch’essa una protagonista del romanzo. Abate magistralmente ci guida attraverso le mutazioni profonde dell’isola che esce nel peggiore dei modi dal suo stereotipato isolamento aprendosi al crimine internazionale e diventando crocevia del più grande business di tutti i tempi: il riciclaggio.
E in fondo tutti imparano la lezione, si riciclano appunto, si adattano alla velocità della luce ai nuovi equilibri, questa è la constatazione amara di Rudy.
Lui che si è rialzato faticosamente ha un occhio di riguardo per chi lotta quotidianamente per l’affermazione della propria identità, ovvero il variopinto mondo delle badanti di ogni nazionalità.
Lo spiraglio di luce in mezzo a questa fitta coltre che avvolge la storia è proprio la nascita di un giornale moldavo guidato con astuzia e intelligente dal fidato badante di Rudy.
Un ottimo noir, chi ha amato Mi fido di te, scritto in coppia con Massimo Carlotto, non può perdersi questa nuova storia di denuncia, respirerà ancora una volta i miasmi di un malaffare serpeggiante e insidioso spesso travestito da rampantismo vincente.

Alessandra Anzivino

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