Crimini di prima classe – Elizabeth Gill



Elizabeth Gill
Crimini di prima classe
Edizioni Le Assassine
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Che Elizabeth Gill sappia scrivere e abbia occhio acuto per i dettagli lo si appezza fin dalle prime righe di Crimini di prima classe (titolo originale Crime de luxe, 1933), dedicate al protagonista non umano del romanzo, il transatlantico Atalanta, immenso prodigio tecnologico, infaticabile traghettatore oceanico dell’epoca (gli anni ’30). Ispirato allo sfortunato Titanic che naufragò nel 1912 e all’italiano Rex che fu il più grande costruito al tempo (1930-31), l’Atalanta della Gill balza vivo e aggressivo dalle righe, a divorare passeggeri e merci prima della traversata Southampton-New York. 

È un viavai incessante, di facchini macchinisti marinai camerieri, quello su cui si alza il sipario del romanzo, un lavorio frenetico del personale di bordo per cancellare ogni traccia di chi, per la durata di un viaggio, «aveva trasformato la cabina in qualcosa di personale, vivo e unico». Quella «lussuosa Arca di Noè» deve però tornare immacolata per i nuovi ospiti, carica di ogni mercanzia e pronta a soddisfare i desideri dei passeggeri più sofisticati, una promessa di “pace opulenta” per i giorni a venire. 

La clientela dell’Atalanta è per lo più formata da ricchi americani che fanno ritorno in patria dopo le vacanze estive trascorse in Europa. Ed ecco che la Gill, già mentre li segue sul treno della compagnia armatrice verso il transatlantico, non perde occasione di evidenziare con vivace pennello caratteristiche e abitudini che li rendono così diversi dai cugini inglesi: una parlata decisa e musicale, martellante e spensierata, quasi in contrasto con le dolci e sognanti colline dello Hampshire, le stesse che ispirarono Jane Austen un secolo prima. 

Lo pensa da subito un inglese che viaggia con loro: decisi, sì, gli americani, con quei loro bianchi e neri così netti ed espliciti, tanto diversi dall’onnipresente grigio inglese, «complicato e misterioso». Parere peraltro condiviso anche da altri passeggeri: «Non è una questione di piacere o no» replicò [Mr. Pindlebury]. «Il punto è che [l’America] non è inglese. È tutto troppo grande, il paesaggio è troppo grande, i piatti che servono sono troppo grandi. Le case, le zucchine, le ostriche… troppo grandi… ». 

Benvenuto Brown, l’inglese che viaggia su quel treno, è l’artista-detective protagonista della Gill, anima investigativa dei suoi tre romanzi mistery, un pittore con un sano interesse per la criminologia, non proprio da dilettante peraltro. Infatti, fin dalla sua prima apparizione in Strange holiday, romanzo d’esordio nel mistery per la Gill, non mancano accenni a un suo passato nei servizi segreti. Si apprende così che Brown, ufficiale pluridecorato, al termine della guerra ha ricevuto l’offerta di «un lavoro meraviglioso al Ministero degli Esteri», ma già divorato dalla fiamma della pittura lo ha rifiutato prendendo a vagare per il mondo e assecondando così l’una e l’altra sua passione, quella «per risolvere misteri». Figlio d’arte di una madre anch’essa pittrice, ne ha però suscitato lo sdegno abbracciando il Cubismo, scelta che la genitrice ha cercato invano di dimenticare.

In Crimini di prima classe lo troviamo in procinto di salpare per New York a bordo dell’Atalanta, deciso a trasformare in crociera di lusso il suo viaggio verso la metropoli americana e la prima mostra a lui dedicata. E dal momento che Brown è un uomo intelligente, spiritoso e gentile, non ha alcuna difficoltà di approccio con gli altri passeggeri, come mostra al primo incontro con la distratta signora Pindlebury: «Ero sicura che lei fosse un nostro amico… un vecchio amico. Sono così confusa, ci sono così tanti stranieri sul treno… e poi lei sembra proprio quello che dovrebbe essere… un vecchio e buon amico, voglio dire».

Una volta sulla nave, Brown può assistere al miglior spettacolo del mondo, quello delle «persone sconosciute che passano davanti a lui, vittime inconsapevoli del suo occhio di artista e della sua irrequieta immaginazione», occasione golosa per la sua fervida immaginazione di creare «da un vestito, da un gesto o da una voce la storia di una vita».

Ed è proprio la sua garbata empatia ad avvicinarlo da subito a una donna ben diversa da tutte quelle che si muovono con sofisticata eleganza a bordo del transatlantico: prima un incontro fortuito per aiutarla a raccogliere gli oggetti caduti dalla sua borsetta, poi un breve scambio sul ponte la prima sera a bordo. Sufficienti l’uno e l’altro per scoprire in Mrs. Smith una personalità sfuggente e sofferta, eppure animata da un segreto intento. Quel suo viso «di un orribile pallore, simile a quello di una pianta cresciuta al buio» la rende una figura tragica e tenebrosa, la vittima perfetta per il crimine che sta per compiersi.

E infatti, di lì a poco, Mrs Smith cade in mare, un suicidio come tutti vogliono credere o un omicidio, di cui Brown ben presto si convince. La scena della tragedia, affollata di passeggeri che si sporgono imprudentemente dal ponte, è ritratta dalla Gill con colori drammatici ed evocativi, sapienti nel riprodurre il bagliore spettrale e sinistro di quel «cerchio d’acqua illuminato a giorno» e le diverse espressioni di «curiosità, orrore, eccitazione, paura». 

A colpirlo tra tutti è però il viso di Ann Stewart, la giovane vedova che ha stregato Brown fin dal suo apparire sulla nave, contratto dapprima in una smorfia di febbrile agitazione, poi disteso nel sollievo quando è il cadavere di Mrs. Smith a venir issato a bordo, per poi quasi illuminarsi di una gioia sconcertante. 

Inutile dire che da questo momento l’artista-detective si sentirà personalmente coinvolto nella soluzione del mistero, che sembra sorprendentemente accostare due figure femminili così diverse: l’una dimessa e vinta dalla vita, l’altra ricca di fascino e vibrante di femminilità, eppure elusiva e distaccata.   

In una girandola di verità taciute, intrighi e depistaggi, Brown si avvicinerà a una folta schiera di personaggi, insolitamente ben disegnati e solo in apparenza obbedienti ai caratteri classici della Golden age, in realtà raffigurati con solido realismo e garbata ironia: i rassicuranti coniugi Pindlebury, prevedibile lui e dolcemente svagata lei; i mal accoppiati Lord e Lady Stoke, di recente nobiltà e aggressivo arrivismo; Leonard Gowling difficilmente inquadrabile, che si accompagna a un giovane ed esasperatamente idealista Roger Morton-Blount. E, sopra gli altri, Ann Stewart e Benvenuto Brown, forse destinati a replicare gli amori infelici del Lord Peter Wimsey di Dorothy Sayers o del Roderick Alleyn di Ngaio Marsh.    

La storia è sconcertante e densa al punto giusto, oltre che molto ben narrata. Crimini di prima classe è scritto in terza persona come i due precedenti romanzi della Gill, ma in esso tutto è filtrato attraverso riflessioni, deduzioni e stati d’animo di Benvenuto Brown. 

E’ una scrittura colorita e materica quella della Gill, intensa e drammatica che indubbiamente rivela l’imprinting artistico assorbito nell’ambiente in cui è cresciuta e quello ricevuto dal secondo marito, pittore: un sentire di contrasti quasi art déco, in cui le onde marine paiono «velluto nero», i serici abiti femminili luccicano «pallidi contro il buio della notte» e «bianche piume svolazzanti» si agitano a ritmo di charleston. Eppure, all’improvviso e per il verificarsi dell’evento delittuoso, la marina «distesa di velluto nero con venature d’argento” sembra drammaticamente caricarsi di una “tranquillità strisciante, misteriosa e segreta, piena di forza sotto quella calma apparente». 

Mentre le prime due opere della Gill rientravano a pieno titolo nella categoria dei romanzi Channel Cross – nei quali l’investigatore per risolvere il mistero attraversa la Manica e che ha predecessori illustri in Freeman Wills Crofts (The cask, 1920, I tre segugi,) e nella stessa Agatha Christie (Murder on the links, 1923, Aiuto, Poirot)-, per Crimini di prima classe potremmo fondare una nuova categoria e chiamarla Ocean Cross

Un ghiotto esempio comunque di come i delitti della Golden Age possano rivelarsi gustosi anche oggi, in linea poi con la tendenza al recupero dei classici mostrata già da tempo dalle Edizioni le Assassine nella collana Vintage e più di recente da Vallardi ne I classici del Giallo della British Library.  

L’autrice

ELIZABETH GILL è nata nel 1901 a Sevenoaks nel Kent, come Elizabeth Joyce Copping, in una famiglia di giornalisti, romanzieri, acquarellisti, illustratori. La sua vita si è sempre svolta in ambienti artistici e intellettuali: il padre, celebre illustratore della Bibbia, in Gran Bretagna ne fece nella sua versione un vero bestseller. iI primo marito, che sposò all’età di diciannove anni e da cui divorziò sei anni dopo, fu invece un famoso archeologo. Anche il secondo matrimonio, che ebbe luogo nel 1927, fu con un pittore di talento, Colin Unwin Gill. La scrittrice pubblicò proprio nel 1927 il suo primo romanzo giallo Strange Holiday (The Crime Coast), cui seguirono What Dread Hand? (1932) e Crime de Luxe (1933), pubblicato ora in Italia da Edizioni Le Assassine nella collana Vintage, con il titolo Crimini di prima classe. I tre romanzi hanno tutti come protagonista Benvenuto Brown, eccentrico ma dotato artista-detective. Purtroppo la morte precoce di Elizabeth Gill, nel 1934, ha privato la scena del mistery di un talento innato.

Giusy Giulianini

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