Definirlo solo thriller sarebbe riduttivo, nonostante ne abbia tutte le qualità: ritmo, suspense e azione. Allo stesso modo non si può ridurre la definizione a ” thriller storico” perché la vicenda affonda sì le radici nel passato, ma un passato ancora troppo vicino e soprattutto troppo vivo e ingombrante per essere guardato con distacco. Si potrebbe anche dire che è un romanzo d’attualità, perché la fiction si intreccia con situazioni ben vive e vegete. Vegete come quei larici nella Foresta Nera che ogni autunno, ingiallendo fra i sempreverdi, disegnano una svastica, icona perenne di un momento cruciale della nostra storia che erroneamente definiamo “passato”, ma che è tuttora ben presente e radicato nella memoria di ognuno di noi. La Germania ha trascorso gli ultimi 70 anni nel tentativo di pulire quella orribile macchia, ma il pensiero nazista ancora serpeggia, muta forma e pelle, ma non sostanza. Troppo antiche e profonde le radici per essere estirpate. E l’errore da non fare, come viene ricordato nel libro, è quello si sottovalutare o bollare il tutto come follia collettiva. Perché il nazismo era un pensiero ben strutturato che continua a affascinare a fare proseliti. Il romanzo prende l’avvio con il ritrovamento casuale da parte di un criminologo in vacanza nella Foresta Nera, di una fossa comune contenente le ossa di persone scomparse venticinque anni prima. A aiutarlo nelle indagini l’ispettore della Kripo in pensione che si era occupato del caso e che ancora combatte i demoni che lo perseguitano per non averlo risolto. Le indagini fanno riemergere dal passato il fantasma di Joseph Mengele, der Todesengel, l’angelo della morte di Auschwitz, colui che più di tutti incarna il male nell’immaginario collettivo. Che un nuovo “Angelo” sia tornato e intenda proseguire e portare a termine gli esperimenti di Mengele? E a quale scopo? La vicenda si complica quando altre persone iniziano a sparire. E l’anniversario del Processo di Norimberga si avvicina… ben presto si intuisce che nuovi gruppi nazisti aspettano e lavorano per l’avvento del Quarto Reich. Gruppi legati all’ambiente esoterico: oggi come allora, infatti, è stretto il legame tra esoterismo e nazismo. Il libro è anche un’ottima occasione per dare uno sguardo proprio a quest’aspetto che forse più di tutti esercita un fascino morboso: Himmler e il castello di Wewelsburg, con la tavola rotonda per i 12 cavalieri dell’Ordine del Sole Nero della Thule e nella sala i simboli runici, che rimandano a antichi popoli nordici, ( la doppia saetta della SS altro non è che una runa). L’ostinata ricerca delle proprie origini, dei simboli che potessero in un certo senso legittimare la superiorità e la sopravvivenza della razza ariana ( vere sono le ricerche del Graal, della grotta in Tibet dove si dice vivessero gli Ariani, la stessa svastica che è un simbolo religioso orientale). E poi, non ultimo, un romanzo che innesca una riflessione importante sull’immagine stessa del nazismo. Per cercare di comprendere se quella che abbiamo davanti gli occhi e nel nostro immaginario sia davvero quella giusta o se ci sia qualcosa di più. Qualcosa di nascosto che ancora non sappiamo o peggio, non abbiamo mai capito… ecco Darkland è tutto questo: un thriller avvincente dal ritmo agile e veloce, un romanzo storico e politico con un’interessante e molto documentata riflessione sul nazismo, passato e presente, che appassiona e non annoia e che soprattutto contiene una sconvolgente e nuova chiave di lettura
Darkland
Cristina Aicardi