Delitto di ferragosto – Danilo Pennone



Danilo Pennone
Delitto di ferragosto
Newton Compton
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Colpo di scena nell’ indagine che vede impegnato il commissario Mario Ventura, il poliziotto nato dalla penna di Danilo Pennone. Questo “Delitto di ferragosto ” è una sorta di prequel. I precedenti del poliziotto dei Castelli romani. 

Il colpo di scena è  nelle due pagine conclusive di questo giallo che ha come ” protagonista” il cadavere di una giovanissima prostitute recuperato nelle campagne tra Fioranello e Santa Maria delle Mole, la zona ai piedi dei Castelli. Proprio lì dove pratica Ventura da quando si è lasciato alle spalle la sua Sicilia e il carico di dolore che l’isola gli aveva gettato addosso.  Una moglie, magistrato, fatta saltare con il tritolo e una figlia che quella ferita non era mai riuscita a rimarginare. Anna frequenta l’università; è una ragazza problematica che si infligge lesioni fisiche e morali . Con il padre le relazioni corrono sul filo del rasoio. A lei manca. Lui è assente , ripiegato sui suoi malesseri: la moglie uccisa, la solitudine, il padre malato,  il lavoro che non decolla.

Il cadavere della ragazzina brutalmente squarciato fa subito pensare ad un delitto maturato nel giro degli sfruttatori. Oppure ad un serial killer. Quell’agosto romano era particolarmente caldo. L’ afa rendeva l’aria irrespirabile e moltiplicava il malumore. Il commissario Ventura annaspa: c’è il corpo massacrato di una ragazzina sconosciuta, abbandonato tra le sterpaglie. Nessun indizio. Non c’è il documento. Non c’è il cellulare. O qualunque altra traccia. A parte uno scontrino semi illeggibile dove è stato appuntato un indirizzo dell’esquilino. 

Si comincia con le retate nel giro degli sfruttatori. Si mettono sotto pressione i malavitosi locali. Ma il commissario resta lontano dal traguardo. I superiori lo braccano, la figlia Anna lo preoccupa, la salute del padre peggiora. In mano ha solo quello scontrino che lo porta sulle tracce di un insegnante depresso e solitario. Il professore finisce dietro le sbarre ma è una falsa pista. Così come è falsa la pista del costruttore romano e del giro dei festini in villa a base di cocaina e minorenni, con contorno di onlus fasulle utili a procacciare ragazze ai facoltosi dei Castelli.

Il commissario conosce la vittima , Ami. Una 15enne moldava già madre di una bimba rimasta in patria. Con quella ragazza Ventura intrattiene un rapporto quasi filiale.  Lui la vuole portare via dalla strada. Le offre protezione, la indirizza verso le case-famiglia ma non c’è niente da fare.  Ami ha paura della reazione dei suoi carcerieri e teme per la vita della bambina.  Lo ascolta , ma non lo segue. Finché non la ritrova  senza vita, per strada. Mentre brancola tra una traccia e l’altra, per caso gli capiterà tra le mani un elemento che lo porterà ad individuare l’assassino. Lui per primo stentera’ a credere alle prove raccolte. 

Rosanna Livolsi

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