Dieci



Simone Serra
Dieci
Caosfera Edizioni
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Laura ricordati, quando la parola è flebile non resta che il gesto!!!
Non avrei mai creduto che questa dedica mi potesse ricondurre ad una delle frasi più conosciute di Chuck Palahniuk e che i frequentatori dei gruppi di sostegno di Fight Club si sarebbero riscattati all’insegna di un corale “non sai mai quanto sei forte finché essere forte è l’unica scelta che hai.”
Dinamico ed entusiasmante, “Dieci” è un viaggio intimo, un percorso sofferto, a tratti cupo ed inquietante, attraverso il passato travagliato e turbolento di un uomo, un emozionante conto alla rovescia, meticoloso come i dieci comandamenti e perfetto come la somma delle dita nelle mani di un essere umano.
Un’emblematica valigetta accompagna il lettore fin dalle prime parole della prefazione, da quel risveglio che sa di lacrime e sudore: se ne percepisce la consistenza, se ne può vedere il colore ed immaginare il contenuto di questo metaforico fardello che il protagonista, Ben Anderson, si porta dietro e che ha segnato il suo destino.
Con dovizia di particolari, l’autore ci porta in viaggio, in maniera mai scontata, attraverso gli occhi sgranati dell’irrequieto giornalista relegato alla scrittura di dieci righe ogni tanto per un piccolo giornale di Auckland di proprietà di uno zio; un ruolo marginale, il prezzo pagato per la precoce attitudine al dire troppo e, di conseguenza, essere rifiutato da tutte le testate più importanti.
Non è una novità che dietro ad ogni scrittore, in almeno uno dei propri libri, ci sia un giornalista, anche se Simone Serra, classe 1980, sembra avere piuttosto chiaro che, come diceva Arturo Graf, “I giornalisti sono scrittori, come gli imbianchini sono pittori”, e che, alla prima presentazione del proprio libro, di questi tempi, girare tra i tavoli di un ristorante con una valigetta in mano e semplicemente raccontare a tutti i partecipanti come sono andate le cose, sia una delle cose più azzeccate da fare, nel nome di una trama che è un urlo verso la vita, una sfida, alla faccia di Bukowski che riecheggia: “E così vorresti fare lo scrittore? Se non ti esplode dentro a dispetto di tutto, non farlo a meno che non ti venga dritto dal cuore e dalla mente e dalla bocca e dalle viscere, non farlo.”

Laura Azzali

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