Disagio, disturbo, malattia mentale: un crescendo terminologico che sottende gradi sempre più severi di sofferenza nell’approccio comportamentale, relazionale, cognitivo o affettivo di un individuo, tali da comprometterne l’integrazione sociale e lavorativa. Diversità, insomma, tanto più dolorosa perché spesso chi ne è affetto percepisce appieno la diffidenza o peggio il rifiuto degli altri e finisce per cadere nell’autoisolamento.
L’ultimo romanzo di Nicola Ronchi, Disegni (Emersioni, pagg.234, marzo 2019), è il thriller della diversità: non solo quella dei pazienti che a Massa frequentano il Centro Diurno per Disabili psichici (CDD) presso il quale lavora come educatore il protagonista, Alessio Sorbera, ma anche di chi gli sta accanto, i colleghi, i vicini di casa, la madre che dopo la morte del marito sprofonda sempre più in una dipendenza da alcol.
Una diversità che, a dispetto della sua avvenenza fisica, non risparmia neppure lo stesso Alessio, che anzi lo trascina in una lunga serie di rapporti sentimentali inconcludenti e che lo perseguita con incubi costanti nei quali perde la sua rigogliosa capigliatura corvina ed è minacciato da amici e conoscenti trasformati in carte da gioco.
Per sfuggire all’ultimo fallimento sentimentale, all’etilismo della madre e alla sua stessa sofferenza per la perdita del padre, sorprendente quest’ultima visto che con il genitore il rapporto era tutt’altro che amorevole, Alessio fugge dalle nebbie della natia Torino e approda al mare che lambisce Massa. In un settembre ancora soleggiato, tutto sembra arridergli: il nuovo lavoro al CDD parte con i migliori presupposti, i rapporti con i colleghi e i pazienti non sembrano così difficili e gli allenamenti in spiaggia e in palestra gli tonificano fisico e umore. Alessio si sente addirittura pronto per un nuovo amore, una collega non meno attraente di lui è comparsa all’orizzonte, ma l’atmosfera idilliaca non è destinata a durare. Una serie di disegni, inquietanti a dispetto della perizia tecnica, incomincia a perseguitarlo al CDD e sulla soglia di casa, insieme a dichiarazioni di passione incondizionata che si traducono per lui in angoscianti presagi. Non si sbaglia Alessio e, di lì a poco, ci scappa il morto.
Nicola Ronchi costruisce con abilità un thriller psicologico nel quale il pur lento approdo al fatto criminale nulla sottrae all’efficacia della tensione con cui prepara il suo accadimento. Una cappa d’inquietudine avvolge fin dall’inizio la nuova vita di Alessio: le telefonate reticenti con la madre distante; il piccolo condominio in cui ha affittato un appartamento, deserto a eccezione di una vicina forse troppo curiosa; le minacciose attenzioni di un culturista incontrato sotto la doccia, in palestra; le filastrocche delle due sorelline pazienti del CDD, così simili alle gemelle di Shining; l’iperdotata Maria, dolcissima e altruista ma che all’improvviso si accende di furia aggressiva; le vite insoddisfacenti dei colleghi, il responsabile Morelli, il mite collega Sandro e la tormentata Alba, che caricano della loro stessa frustrazione il rapporto con gli altri. E la maledizione delle “tre a” – apatia, anaffettività, alienazione – che sembra condannare Alessio a un’esistenza grama nonostante le doti di cui la natura gli è stata prodiga.
Lo dicevo all’inizio, la diversità non risparmia nessuno nel romanzo di Nicola Ronchi e sembra quasi condannare i “normali” quasi più dei malati. Interessante traccia di sottofondo che percorre l’intera produzione thriller dell’autore, omogenea oltretutto nell’interesse verso il disagio, il disturbo, la malattia mentale. Quasi a dirci che la paura più minacciosa è quella che si annida nella nostra anima, in quell’Ombra junghiana in cui noi tutti seppelliamo vergogna e insoddisfazione.
NICOLA RONCHI è nato a Firenze nel ’71. Appassionato da sempre di musica, di cinema thriller e horror e di calcio, ha iniziato a comporre canzoni, ha formato una cover band di Simon and Garfunkel e ancora oggi continua a suonare in due gruppi distinti di rock/blues e di country/rock.