A noi donne basta uno sguardo



Christine von Borries
A noi donne basta uno sguardo
Giunti
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Primo capitolo di una nuova serie giallo noir per la penna di Christine von Borries, sostituto procuratore, ambientata a Firenze città, dove vive e occupa il suo attuale incarico. Una serie che, diversamente dalla precedente con  per unica protagonista Irene Bettini, agente operativo del Side, è corale e interpretata da ben quattro donne, amiche e alleate tra loro: Valeria Parri pubblico ministero presso la procura, Erika Martini ispettore di polizia presso la questura, Giulia Gori giornalista e Monica Giusti commercialista. Si parte, ed è un attacco inconsueto per un giallo, con Erika Martini, all’ultimo mese di gravidanza ma quasi una stakanovista sul lavoro (si occupa di immigrazione mirando alla squadra mobile)  tanto che non molla il pezzo fino all’ultimo, addirittura fino alla rottura delle acque, seguita dalla corsa in ospedale alla maternità di Careggi con la macchina di un collega per dare alla luce il  primo figlio. Unica presenza che sollecita al suo fianco a mezzanotte sarà Valeria Parri pubblico ministero, forse la sua più cara amica, moglie e madre di due bambini. Una scelta consapevole quella di Erika per un figlio atteso, voluto ma solo suo e che chiamerà Tommaso. Ha preferito infatti non informare di quella nascita il padre, un professore tedesco conosciuto in Germania. Erika, indipendente, volitiva e anticonformista ritiene infatti il loro rapporto finito, perché con il tempo i contatti telefonici tra loro si sono progressivamente intiepiditi fino a cessare. Sua vicina di letto, nell’affollata stanza d’ospedale, una giovane africana: Rosaline George che si dichiara siriana in attesa di permesso di soggiorno, attualmente ospite di una casa d’accoglienza sulle colline fiorentine e che, come lei, ha appena dato alla luce un bambino Kingsford.
Tre mesi dopo il ritorno dell’ispettore Erika Martini a casa, proprio Rosaline George scrive alla polizia, denunciando il rapimento di suo figlio, e mette il numero del suo cellulare chiedendo aiuto per ritrovarlo. Chiamata al telefono da Valeria Parri, le dà appuntamento per la mattina dopo in via de’ Mille, al bar Badiani. Valeria decide che Erika Martini farà le sue veci, organizza un servizio di copertura per l’incontro, ma la giovane africana, qualche istante prima, verrà falciata e uccisa da un’auto pirata davanti ai loro occhi. Rosaline era ospite, come aveva detto a Erika, di villa Il sorriso, gestita dall’associazione Arcobaleno che, avendo vinto un appalto del Comune, accoglie e mantiene extra-comunitari appena sbarcati in Italia, sotto tutela fino all’acquisizione del permesso di soggiorno. Una prima ispezione in loco, ordinata da Valeria nella sua veste di magistrato, non mostra niente di illegale. Ma dietro la copertura di un’attività umanitaria si nascondono invece traffici di ogni genere che vanno dalla prostituzione alla vendita di minori. E quando la giovane ma fiera Samirah, un’altra ospite del centro Arcobaleno, privata con l’inganno della figlia per darla in adozione, decide di reagire, la situazione comincia a farsi incandescente.
Tutte e quattro le amiche, muovendosi ciascuna secondo le proprie competenze professionali, si troveranno a indagare sul caso dell’omicidio di Rosaline e del rapimento di suo figlio. Saranno coinvolte infatti: Valeria in veste di giudice, Erika, c indagando su  un eccesso di carte d’identità rilasciate dal comune di Firenze, Giulia Gori,  editorialista del quotidiano L’Attualità  che, in caccia di testimoni,  va a interrogarli a nome della sua testata e Monica Giusti, la commercialista, per trovare eventuali pecche nell’organizzazione di assistenza. Quattro donne con le loro vite serene o incasinate, come quelle di tutti, talvolta realizzate, o magari insoddisfatte, con la loro esperienze sentimentali più facili o più difficili, ma con  soprattutto la loro grande, indistruttibile  amicizia, si mettono in gioco per scoprire, affrontare i colpevoli e smontare i disumani ingranaggi di una rodata macchina crudele che governa un  sistema che si appoggia su insospettabili complicità.  Le realtà delle protagoniste, con il loro quotidiano di single o con i loro problemi domestici, si incontrano e scontrano continuamente nella costruzione della trama gialla della Borries creando una specie di buffo e parallelo ‘”thriller sentimentale”. Comunque in amore, nelle investigazioni,  ohimè, niente è mai come appare e magari può far comodo un sano pizzico di femminile solidarietà. Perché, a conti fatti, la vita degli ospiti di villa Il sorriso è ben diversa da ciò che vorrebbe apparire e, annientando il caleidoscopico e variegato mutare dell’Arcobaleno, ha già virato in un unico colore, il nero, quello del male.
Libro tutto al femminile dico. Femminista? Forse no, ma certo le figure maschili del romanzo con poche rare eccezioni sono spente, false e spesso fanno meschine figure.  Testo piacevole che mentre si legge intriga, coinvolge e può offrire diverse chiavi ddi interpretazione. E visto che l’autrice ci ha lasciato un po’ in affanno e con una storia a metà, appuntamento al prossimo della serie. Vogliamo sapere come andrà a finire.

Christine Fumia von Borries, magistrato. Scrittrice. Padre tedesco e madre torinese. È stata pubblico ministero ad Alba, a Prato, a Palermo. Attualmente sostituto procuratore a Firenze. Autrice di romanzi, ha esordito con Fuga di notizie (Guanda 2005), cui è seguito Una verità o l’altra (Guanda 2006), gialli con per protagonista Irene Bettini, vicedirettrice dell’ufficio X del Sisde.

Patrizia Debicke

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