Erano due bravi ragazzi



Mattia Giuramento, Emiliano Scalia,
Erano due bravi ragazzi
Newton Compton
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Fabrizio, famiglia dell’alta borghesia napoletana, e Andrea, camorrista di Miano, nonostante la giovane età già validissimo collaboratore di Antonio Romano, detto Totonno, a sua volta esponente di spicco della criminalità organizzata con interessi soprattutto nel riciclaggio dei rifiuti tossici, si incontrano a una festa fra giovani “bene”, si annusano, si piacciono e diventano in fretta amici.
Per Fabrizio, annoiato studente di Medicina che dovrebbe in futuro seguire le orme del padre, affermato ortopedico con clientela vip e propria clinica privata, quell’incontro significa l’opportunità di dare una svolta radicale alla propria vita.
Ben presto, infatti, abbandonerà gli studi e la famiglia per seguire e affiancare attivamente Andrea in una scalata criminale che porterà i due ragazzi a convincere un riluttante Totonno ad ampliare i propri interessi criminali, fino a includervi lo spaccio di coca in grande stile, da condurre in accordo con i narcos messicani. Settore questo fra i più pericolosi, dove ogni mancanza e ogni sgarro vengono puniti nel più crudele dei modi.
E di sgarri, in questo romanzo, se ne verificano parecchi, e di ognuno ci viene minuziosamente descritta la punizione, che deve essere esemplare, perché chi rimane si faccia passare la voglia di tradire l’organizzazione.
La scalata criminale dei due ragazzi si concluderà in una guerra di camorra senza precedenti, che sconvolgerà le alleanze e lascerà sul terreno decine di morti ammazzati.
Di più non possiamo dire, perché, come al solito, si rischierebbe di rivelare qualcosa di troppo sulla trama.
Scritto a quattro mani dai due giornalisti di Sky Mattia Giuramento ed Emiliano Scalia, il romanzo è, nel vero senso del termine, un pugno nello stomaco, per lo stile asciutto, a cui il presente storico aggiunge, se possibile, ancor maggiore drammaticità, per le vicende narrate, per le scene di tortura e di ammazzamenti, per il taglio da inchiesta, quasi una docufiction, ma soprattutto per l’ineluttabilità del destino che sembra trascinare le vite di Andrea, Fabrizio, dei loro amici e complici e degli stessi famigliari, che verranno via via coinvolti in un crescendo disperato di violenza.
Sullo sfondo, una Napoli molto spesso livida, degradata e fatiscente, ben lontana dalle cartoline a cui siamo abituati, ma che conserva intatto tutto il suo fascino antico di nobile decaduta.
Un filone forse ancora poco battuto, e proprio per questo da seguire con attenzione. Del resto, il romanzo ci pensa da sé, affascinando il lettore già dalle prime pagine e tenendolo avvinto sino alle ultime righe, che celano, ancora, una beffarda e amara sorpresa.
Toccante, a volte commovente, spesso crudele, come la vita che pullula nei vicoli dei Quartieri Spagnoli e nei bassi della bellissima e dolente Partenope.

Gian Luca Antonio Lamborizio

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