Elisabetta Cametti: i miei libri tra enigmi, misteri e colpi di scena.

Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda a Elisabetta Cametti, che ha parlato del suo nuovo libro Dove il estino non muore e ci ha svelato anche qualcosa di sè.

51Xrq7uUe2L._SX356_BO1,204,203,200_Suspense, mistero, verità storiche, azione e psicologia del personaggio: come riesci a bilanciare questi elementi nella costruzione di una trama?
Mi diverte scrivere trame complesse, ricche di personaggi le cui storie si intrecciano e di misteri che mentre si dipanano conducono a nuovi enigmi. E mi diverte unire alta tensione e intrighi al sentimento. È un processo delicato, che richiede tempo e attenzione per inserire i tasselli al momento giusto. Anticipare troppo una scena può compromettere l’equilibrio della storia, posticiparla può rallentarne il ritmo. Leggo, rileggo e modifico spesso ciò che scrivo, per ottenere l’armonia narrativa che mi sono prefissa. E sono una fan dei colpi di scena. Ho sempre pensato che Charlie Chaplin avesse ragione quando sosteneva che un giorno senza sorriso è un giorno perso. Prendendo spunto da lui, mi spingo a dire che un capitolo senza colpo di scena è un capitolo sprecato.

Napoleone e l’isola d’Elba: quale è stato il primo spunto per la scelta di questa trama?
Da tempo volevo scrivere un intrigo archeologico che ruotasse attorno alla figura di Napoleone. E lo spunto me l’ha dato il tema su cui gli studiosi dibattono da sempre: perché il più grande stratega di tutti i tempi ha intrapreso la campagna d’Egitto, sapendo che ne sarebbe uscito sconfitto? Ho approcciato l’interrogativo come sono solita fare quando affronto i casi di cronaca nera, raccogliendo tutte le informazioni possibili per delineare un quadro approfondito della situazione. Mi sono scervellata per mettere in relazione fra loro i vari elementi, tracciando un percorso logico che potesse fornire una pista investigativa credibile. Ci sono voluti mesi prima di trovare un’ipotesi realistica. E da lì sono partita per tessere una trama guidata dalla sete di verità, che si snoda tra cospirazioni, attentati, minacce. Fino a condurre Katherine dentro un labirinto di conoscenze antichissime e di pericolosi segreti familiari.

Elisabetta_camicia nera pantaloni neri_Tremilla_libro_4 (1)Ormai sei anche un’affermata commentatrice televisiva. Questa esperienza ha influenzato la tua scrittura? Quale apporto può dare uno scrittore di gialli/noir alla discussione di un caso di cronaca?L’esperienza televisiva mi consente di guardare da vicino i casi di cronaca e attualità. Uno studio costante che via via accresce la mia conoscenza sulle tecniche investigative, sui temi legali e sulla definizione del profilo psicologico di killer e vittime. Elementi fondamentali per la stesura dei romanzi. Per quanto riguarda il mio ruolo, cerco di analizzare il caso nella sua globalità, studiando il contesto, i protagonisti, le loro vite. E gli elementi che, come in una trama, possono aver influenzato gli eventi e portato a quell’epilogo. L’obiettivo è offrire una prospettiva allargata, dove nulla deve essere sottovalutato e anche il minimo dettaglio può aiutare a fare chiarezza.

Nel libro ci sono chiari rimandi a fatti di cronaca: un personaggio letterario può farsi latore di un efficace messaggio di denuncia o sostegno? In questo caso mi riferisco alle donne vittime di violenza.
Ognuno di noi può essere di esempio. Viviamo in un società, siamo parte di un ingranaggio… la qualità dell’ambiente in cui ci muoviamo dipende anche da noi. Penso che chiunque dovrebbe usare i mezzi che ha a disposizione per rendere il mondo un posto migliore. Per farsi portavoce di valori veri, importanti, primo fra tutti la difesa della vita. Di ogni forma di vita.

Nel libro si parla di un “aquilone rosso e passeggiate nei prati per non perdere il contatto con la realtà”. Qual è il tuo aquilone rosso?
Proprio quello descritto nel romanzo. Katherine in quelle pagine parla con la mia voce. I piedi che corrono sull’erba mentre gli occhi si perdono nel blu del cielo sono i miei. È nella natura che trovo l’equilibrio.

Difficile per chi ti conosce non vedere in Katherine molto di te: l’amore per gli animali, la tua Tremilla, la passione per la montagna, la scrittura. C’è invece qualcosa che le hai dato e che le invidi?
Il coraggio di guardare all’obiettivo senza preoccuparsi delle conseguenze.

In un punto del libro torna il numero 29…
Il 29 è il numero che dà il nome alla serie con Veronika Evans come protagonista (Il regista e Caino). L’ho usato anche in questo romanzo per creare un legame con i libri precedenti. Lo faccio sempre: in ogni romanzo inserisco parole, frasi, situazioni che ricordino gli altri… ma se ne accorgono solo i lettori più attenti.

Hai sempre quel progetto di far incontrare le tue due protagoniste, Katherine e Veronika?
Sì, succederà nel 2020.

Sei al quinto libro, è cambiata la tua scrittura dall’inizio?
Molto. Un po’ perché sono cambiata io. Un po’ perché continuo a studiare. Un po’ perché il mondo evolve velocemente, e con esso i riferimenti narrativi, di comunicazione e di stile.

Elisabetta_camicia pizzo_libro_3_bSarai docente presso l’accademia del giallo e del noir. Cosa insegnerai a chi seguirà i tuoi corsi? E tu cosa hai imparato strada facendo?
Nell’incontro si vivrà l’esperienza della scrittura di un thriller dal respiro internazionale. Il corso offre l’opportunità di immergersi nella scena del crimine, di analizzarla attraverso i più sofisticati strumenti di indagine e di farla vibrare nelle pagine di un romanzo ad alta tensione. Dopo avere fornito le basi per trovare la propria identità narrativa, verranno approfondite le fasi di ideazione: come trarre spunto da casi di cronaca nera realmente accaduti, scelta dell’avvenimento chiave su cui tessere la trama, costruzione di personaggi capaci di coinvolgere il lettore, ambientazione che esalti la narrazione. Ci si soffermerà sul ritmo e sulle tecniche di cliffhanger per generare continua suspense. Un focus importante sarà dato ai dialoghi, come elemento sostitutivo delle pure descrizioni. I partecipanti si eserciteranno proponendo dei testi e partecipando all’analisi di quelli degli altri. L’ultima parte sarà dedicata alla comunicazione: titolo, copertina, materiali promozionali.
Per rispondere alla tua seconda domanda, in questi anni ho imparato che non basta buttare colori sulla tela per essere un artista. E non è sufficiente trasformare pensieri in frasi per essere uno scrittore. Scrivere non è solo passione, ma ricerca, studio, creatività, visione.

Sei uno scrittore quando…
Lo sei quando con le tue parole riesci a mostrare una realtà che il lettore non aveva neppure immaginato… e sulla base di quella realtà lo induci a riflettere, fino a portarlo a vedere le cose dalla prospettiva opposta. Sei uno scrittore se il lettore si sente una persona diversa appena inizia il viaggio con te. Se a metà libro avverte il bisogno di approfondire le verità che gli hai suggerito. Se prima di affrontare l’ultimo capitolo ha già deciso che terrà vive le emozioni di cui si è nutrito pagina dopo pagina. Sei uno scrittore se offri visione, conoscenza, cambiamento, e tutti i vocaboli che il dizionario ti propone come loro sinonimi. Altrimenti sei solo un uomo, uno dei tanti.

Sei un lettore quando…
Quando sai leggere oltre le parole e vedere oltre le righe.

La verità è sempre e in ogni caso un ideale da perseguire a tutti i costi?
Due sono le cose a cui do grande valore. La coscienza. E la verità.

Credi nel destino?
Credo nel destino. Penso che nessuno scelga la vita che ha. Tutti la seguiamo, nutrendoci dell’illusione di riuscire a governarla. Ma alla fine arriviamo al punto che qualcun altro ha scritto per noi.

Un paio di domande giocose: hai la possibilità di scegliere chi vuoi per un romanzo a quattro mani, chi sceglieresti?
Napoleone.

Una sera a cena con tre personaggi, reali o di fantasia, chi vorresti con te e perché?
Leonardo, Walt Disney, il Papa.

Un libro che ti rappresenta?
Tutti i miei libri mi rappresentano, ognuno in un momento particolare e irripetibile della vita.

I nomi e i cognomi dei tuoi personaggi  scelti a caso o ci sono rimandi e omaggi (Sinclaire, De Luca, Borgia, Zeno Guelfi….)?
Le mie storie nascono dai personaggi, sono loro i pilastri della narrazione. Dedico molto tempo a disegnarli. E la ricerca del nome giusto è un momento centrale. Il nome identifica il soggetto e, attraverso il suono, la lunghezza, le lettere da cui è composto e le assonanze che crea, suscita sensazioni. Alcune volte mi faccio ispirare da lingue e culture diverse, altre dalla mitologia. Altre ancora mi lascio guidare dall’immaginazione. Ma con alcuni personaggi voglio ricordare persone, avvenimenti, situazioni.

E dopo? Hai già le idee chiare per un prossimo libro o per un nuovo progetto?
Nella mia testa stanno prendendo forma le prossime avventure di Katherine e di Veronika. Ma sta nascendo anche una nuova protagonista…

MilanoNera ringrazia Elisabetta Cametti per la disponibilità
Qui la nostra recensione a Dove il destino non muore

Cristina Aicardi

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