Le rivelazioni più sconvolgenti possono essere incredibilmente banali. Ciò che vediamo quotidianamente davanti ai nostri occhi, infatti, può racchiudere i più grandi misteri. O nascondere uno dei tanti spazi neri che li circondano.
E lo aveva capito, nella prima metà dell’ottocento, anche Edgar Allan Poe. E, in particolare, uno dei suoi personaggi più innovativi – per l’epoca –: Auguste Dupin.
Nel racconto del 1842 “La lettera rubata” – titolo originale: “The Purloined Letter” – Dupin è alle prese con un caso apparentemente irrisolvibile e misterioso. E quindi, per l’ingegno del famoso detective dilettante, assolutamente banale.Certo, semplicità e complessità oppure comprensibilità e sofisticazione, sono tali – e riconoscibili – solo per chi detiene, o pensa di detenere, un metro di paragone. E lo stesso vale per la letteratura. E per tutto ciò che le ruota attorno.
Eppure, a volte, è necessario creare dei limiti, introdurre delle definizioni e soprattutto cedere alle lusinghe delle rivelazioni. Per quanto banali esse siano.
“Solo per voi, figli della dottrina e della sapienza, abbiamo scritto quest’opera. Scrutate il libro, raccoglietevi in quella intenzione che abbiamo dispersa e collocata in più luoghi; ciò che abbiamo occultato in un luogo, l’abbiamo manifestato in un altro, affinché possa essere compreso dalla vostra saggezza”. Questo, riportato anche da Umberto Eco, è l’annuncio di Cornelio Agrippa di Nettesheim nel “De occulta philosophia”, risalente al 1533.
“Rendere occulto” e “manifestare”. Un altro ossimoro. Così come ossimoro è anche l’accostamento “sconvolgente” e” banale”. E qui – vi e mi, aiuto – è necessario percorrere qualche passo indietro nel cammino de “Lo spazio nero”.
La conoscenza passa attraverso gli ossimori? Forse. Di sicuro il dubbio aiuta e sollecita il confronto. E il confronto – dal mio punto di vista – è elemento fondamentale per la condivisione di una possibile conoscenza.
La scorsa settimana vi avevo scritto di un annuncio fatto durante la tavola rotonda “Letteratura di genere: quale futuro?” dello scorso 2 febbraio 2007 a Suzzara. Un annuncio “importante”, così lo avevo definito.
Ebbene eccolo: io, come direttore artistico del Festival “Thiene in Nero”; Nevio Galeati, in rappresentanza del Festival “Giallo Luna Nero Notte” di Ravenna; Paolo Roversi in qualità di direttore del “NebbiaGialla” Festival di Suzzara – e altri comuni amici – abbiamo deciso di unire le nostre forze per creare un unico percorso, a livello nazionale, dedicato alla letteratura gialla e noir.
E per riuscirci, vi assicuro, ce la metteremo – banalmente – tutta.