Eraldo Baldini

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che non avresti voluto scrivere.
I libri di altri che avrei voluto scrivere sono tanti: difficile scegliere. Per rimanere a un autore italiano che stimo molto, direi Il tesoro del Bigatto di Giuseppe Pederiali. Quando lo lessi alla sua uscita, nel 1980, ne rimasi fortemente colpito. Per venire ai libri miei, non ce ne sono che non vorrei avere scritto: certamente alcuni sono meno riusciti di altri, ma non rinnego nulla, ognuno di quei testi è figlio di un momento e di un intento, e soprattutto è “figlio mio”. E un figlio non si rinnega mai.

Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, e perché?
Lascio la risposta ai lettori e ai critici. La suddivisione rigida in generi non mi ha mai convinto, ma essere considerato uno scrittore “di genere” non mi dà alcun fastidio, anche se personalmente mi ritengo un narratore toutcourt, che non si sente assolutamente vincolato.

Un “sempreverde” da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
Anche in questo caso potrei fare un lungo elenco, ma se devo scegliere dico nell’ordine: Furore di John Steinbeck, Hotel California degli Eagles, Apocalypse now di Francis Ford Coppola.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Non è facile ma ci si può riuscire, e alcuni (pochi) ci vivono addirittura alla grande. Teniamo conto che si possono scrivere non solo libri, ma anche sceneggiature, articoli, eccetera. Certamente, però, l’Italia non è un Paese dove vivere scrivendo sia agevole…

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa, e perché?
Non si può generalizzare: di certo esistono scuole di scrittura creativa serie e ben condotte, e altre che invece non danno alcun frutto per chi le frequenta. Il talento non si insegna, ma con bravi docenti si può scoprirlo e affinarlo.

paolo roversi

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