E io me lo ero sempre chiesto come fossero per davvero le nostre nonne sotto a tutti quei vestiti che portavano, e qualche cartolina erotica l’avevo anche vista, ma niente di speciale, e invece un giorno un mio amico mi disse che in un caffè del centro c’era addirittura una mostra, e lui non ci stava più dalla contentezza perché era proprio un appassionato di erotismo, e voleva a tutti i costi che io lo accompagnassi, e così mi trascinò e già per strada sbavava all’idea, ma niente a confronto a quello che avvenne dopo quando, entrando al bar, ci accolse una gigantografia di un nudo femminile e lui prese a decantare il colore bianco della pelle, bianco al naturale, senza segni di abbronzatura, una distesa di neve incontaminata… se ti tuffi, diceva, non ne esci più, e intanto si agitava come se fosse già dentro a tutta quella morbidezza, e poi passammo nella saletta accanto, quella dell’esposizione, e a momenti al primo impatto gli venne un colpo, e quando si riprese incominciò a commentare a voce alta, e la gioia gli venne fuori come i brufoli ai ragazzi… che pelo, gridava, guarda che pelo, e poi dava spiegazioni anche ai clienti seduti ai tavolini…
non ne esistono più di così lunghi, diceva loro, e in effetti quelle donne dalla carnagione bianca erano in pose diverse ma tutte mostravano quell’abbondanza in mezzo alle gambe, e io mi vergognavo e volevo dire guardate che questo qui io lo conosco appena, però l’occhio cadeva anche a me su quel particolare e tutto quel nero era incredibile, e non ce n’era una che l’avesse normale, aveva ragione il mio amico, e mentre io mi incantavo nelle mie osservazioni lui aveva perso completamente la testa, si era tolto le scarpe ed era salito su una sedia e declamava versi goliardici, aveva le lacrime agli occhi e il suo entusiasmo era sincero e incontenibile, quei corpi alle pareti pareva che si muovessero anch’essi per esprimere tutta la loro vitalità, e una di quelle signorine aveva una sottoveste raccolta all’addome, e il petto era scoperto e anche la parte sotto, e senza quella sottoveste non sarebbe stata così provocante, e un’altra aveva le calze fino alle cosce e anche lei in questo modo era ancora più bella, e un’altra invece era proprio nuda ma dietro aveva un paesaggio lacustre che la ricopriva, la ricopriva e la rendeva più nuda di quello che era, e il mio amico mentre descriveva tutto ciò diveniva sempre più matto e coinvolgeva tutti quanti, e una ragazzina che sembrava timida salì su un tavolo in ginocchio e si sbottonò i pantaloni fino alle mutandine e fece vedere a tutti un po’ del suo ciuffetto, solo un pochino, e i clienti del bar applaudirono come a teatro, e poi incominciarono i brindisi per le signorine delle cartoline e a ognuna fu dato un nome, e venne eletta la miss, e quella fu la più bella festa dell’anno, nessuno se l’aspettava, e anche il gestore del caffè che all’inizio diceva ragazzi, calma, non mi fate prendere una multa, anche lui alla fine ballava sui tavoli, e ogni volta che batteva il tacco si piegava su un ginocchio e gridava olè, olè.
Questa rubrica è realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Il Cavedio di Varese, come ulteriore sviluppo del progetto “La vetrina da leggere”.