Faccia a faccia con Alessandro Prandini

prandiniPerchè dovrebbero leggere il tuo ebook?
Spero che il commissario Scozia e la sua vice Fiorentino possano entrare nel cuore dei lettori con la stessa forza in cui sono entrati nel mio. E lo riescano a fare
sia nei loro panni professionali di poliziotti, e sia in quelli di un uomo e di una donna alle prese con le rispettive vite.
Come hai cominciato a scrivere?
Sono sempre stato un buon lettore e, senza dubbio, tutte le storie in cui mi sono imbattuto nelle mie scorribande letterarie hanno lasciato dentro di me qualche concrezione.
Da quelle sementi è nata nel tempo la curiosità di cimentarmi con storie tutte mie.
La scelta del genere giallo risale a una passione avuta sin da ragazzo per il mistero e per coloro che cercano di svelarne i lembi oscuri.
L’aforisma/citazione che meglio ti rappresenta
Se posso permettermi un’auto citazione:
Le storie sono dentro di noi. Ci guardano sottecchi, incuriosite dalla scaltrezza che mostriamo nell’ignorarle. A volte però lasciano nei pensieri una scia così densa che non riusciamo più a evitarle. Dobbiamo trasformarle in parole. Parole che poi risplendono, nonostante l’insoddisfazione che ci suscita il vederle di continuo con occhi nuovi.
Oppure vado sul classico: Fasti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza
Il tuo libro feticcio
Ce ne sono molti che amo, e probabilmente a questa domanda potrei dare una risposta diversa per ogni volta che mi venisse rivolta: per l’occasione rispolvero ‘Voyage au bout de la nuit’.
Il classico che non hai mai finito?
A dire il vero ce ne è più di uno: la Divina commedia, ad esempio, la cui lettura si è fermata alla seconda cantica, oppure la ‘Recherche’ di cui non ho mai oltrepassato che poche decine di pagine.
Ma non desisto: prima o poi..
L’autore a cui ti ispiri?
Bella domanda… Potrei rispondere che amo molto Simenon e la sua incommensurabile creatura: Maigret.
Il libro che avresti voluto scrivere?
Snack Bar Budapest di Marco Lodoli

Cristina Aicardi

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